Tutti vogliono ascoltare una buona storia

Tutti vogliono ascoltare una buona storia
flickr.com/photos/randysonofrobert/508799587

Quello che stai per leggere è un contenuto evergreen, ovvero un articolo così fantastico da non non poter rimanere troppo a lungo nell’archivio. È stato ripubblicato l’ultima volta durante agosto 2016. Buona lettura!

Le persone non vogliono conoscere la verità.

O meglio, desiderano ardentemente conoscerla, come racconta Brian Clark in un recente articolo su Copyblogger, ma contemporaneamente faticano ad accettare il macigno della sua consapevolezza.

Piuttosto, le persone vogliono che la verità gli venga in qualche modo “suggerita” senza mai puntare il dito su aspetti che li riguardino direttamente.

In una sorta di gioco delle parti, le persone alla ricerca di risposte scottanti tentano di continuo di spostare inconsciamente l’attenzione al di fuori della propria “zona di sicurezza”. Non vogliono che si parli direttamente a loro ma ciò che cercano è invece un buon insegnamento dal quale poter ricavare la risposta che cercano.

E d’altra parte chi scrive non può certo esimersi dall’affrontare la sfida, riducendo i propri articoli ad una mera e piatta esposizione dei fatti: anche se a volte funziona, alla lunga diventa noioso, banale e ripetitivo.

Come riuscire quindi a trasmettere qualcosa di complesso e spinoso? Come introdurre un discorso scottante e mettere i tuoi lettori di fronte a risposte che potrebbero toccarli direttamente?

La maggior parte delle persone scappa di fronte alla verità.
La minimizza, la schiva, la ignora.

Quindi, di tanto in tanto, racconta una storia.

Tutti vogliono poter ascoltare una buona storia. Qualcosa che riesca ad elevarsi al di sopra del flusso indistinto di informazioni con le quali quotidianamente hanno a che fare. Qualcosa che li diverta, li faccia riflettere, li metta in condizione di apprezzare appieno il punto di vista di chi scrive.

Per fare ciò non ti servono lunghe e complesse introduzioni, e neppure pagine su pagine di considerazioni estemporanee. Lo stile varia di poco, i risultati si amplificano di molto.

Perché le buone storie:

  • Contestualizzano rapidamente il problema.
  • Sono adatte per loro stessa natura ad essere recepite senza preconcetti o blocchi mentali.
  • Stemperano i toni del discorso.
  • Possono rappresentare un piacevole diversivo.

Le buone storie sono solitamente quelle più semplici. Quelle che non pretendono di spiegare ogni cosa e che solitamente non si prendono troppo sul serio. Le buone storie sanno diventare la struttura portante di un discorso senza per questo appesantirlo.

E soprattutto le buone storie sono ovunque.
Ti posso consigliare quattro metodi che forse hai già visto messi in pratica su questo blog.

  • Inizia dal principio. Beh, non esattamente dal principio, ma come spesso mi capita di ripetere, i buoni articoli difficilmente nascono di fronte al monitor. La maggior parte delle volte, invece, sono frutto di associazioni mentali e piccoli episodi interessanti che accendono la lampadina da cui tutto ha origine. Dovresti riconoscere come dare sufficiente spazio ad episodi simili possa essere un ottimo modo di approcciare il discorso in maniera originale.
  • Proponi un “What If…?”. Descrivere uno scenario ipotetico è un buon modo di traslare i lettori al tuo punto di vista, mettendogli di fronte in maniera naturale i punti chiave del tuo discorso e preparandoli alle tue conclusioni con il giusto stato mentale. Senza contare che se sviluppato per bene un simile attacco ad un articolo risulta divertente da matti.
  • Prendi in prestito icone, simboli e personaggi riconosciuti. Se esiste una guida in cui Winnie The Pooh insegna a bloggare, beh, allora può esistere tecnicamente di tutto. Più forte la dissonanza tra l’argomento e il personaggio, più forte il risultato. Forse a questo proposito ti ricordi di un certo post riguardo John Locke 😉 .
  • Racconta qualcosa di personale. Non c’è niente di meglio che infondere tutto te stesso in un articolo, sfruttando come base le avventure quotidiane che ti hanno insegnato qualcosa. È un approccio per raccontare una storia molto più immediato dei precedenti, e che soprattutto ti dà modo di apparire più vicino a chi ti legge.

Ecco perché una buona storia può radicalmente cambiare il modo di intendere i tuoi articoli.

E tu, che tipo di storia stai raccontando ai tuoi lettori?
ispirato da: How to Tell the Truth

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

7 comments

  1. Diciamo che personalmente non tratto proprio una storia se non la mia storia, la mia esperienza e il mio punto di vista sulla mia bella nicchia 😉 Dico anche che ovviamente i commenti danno lo spazio ad ogni lettore di raccontare la sua storia, quindi, volendo dirla un pò filosoficamente, ogni blog, se ottiene un pò di successo, o se apprezzato da alcuni utenti, diventa “il blog delle storie di ognuno di noi”… Ed ecco che anche io ho inserito un piccolo pezzo della mia storia in questo blog 🙂

  2. Ehi!
    Ma è la mia tesi di laura!
    Certo, condensata in un articolo, ma il succo del discorso è lo stesso che ho trattato io che faccio/ho fatto “comunicazione”.

    Bellalì 😉

  3. Fantastico, questo post descrive appieno il tipo di argomento che vorrei andare a trattare a breve sul mio blog 😀

    “Raccontare” una storia richiede tempo, ma alle volte lo si deve trovare, un po’ per i lettori e un po’ per soddisfazione personale!

  4. Penso che la tecnica che esponi sia molto simile all’utilizzo delle metefore…
    … ma alla stregua di queste ultime, affinche siano efficaci, la base è il riuscire a scrivere moooolto bene.

  5. Mi sembra una buona idea e mi piacerebbe leggere una tua storia scritta con questi criteri e commentata nei tratti di interesse 🙂

  6. Più procedo con la scrittura, più mi rendo conto che avere una buona storia contestualizzata riesce davvero a dare quel qualcosa in più all’articolo.