Gamification. Ovvero l’integrare dinamiche solitamente legate al mondo videoludico in esperienze online -siti web, community, campagne pubblicitarie- al fine di aumentare l’interazione e l’esperienza finale da parte degli utenti.
A chi non piacerebbe una community iper-reattiva, dove gli utenti rispondono in massa ad ogni stimolo? A chi non piacerebbe un blog con decine e decine di commenti su ogni articolo, discussioni interessanti e una sana competizione da parte dei lettori nel loro voler interagire con gli altri?
Questo (beh, anche questo) è il possibile risultato della gamification.
Di gamification si parla già da diverso tempo. Anche il meno attento avrà notato dinamiche sempre più legate al gioco e alla competizione in social network come Foursquare (dove la direzione è ormai palese) o in varianti sempre più complesse di contest online dove vere e proprie task list concorrono alla creazione di una graduatoria di utenti, lasciando ben poco spazio alla casualità.
Capire queste logiche è importante sia che tu promuova il grande brand di turno intento a creare una migliore user experience per i propri clienti, sia che tu possieda un singolo blog e voglia, semplicemente, rendere più interessanti le sue pagine premiando i lettori per la loro attività.
Pronto?
Tre gli aspetti da tenere a mente. 🙂
1. La gamification non è una novità
Almeno, non in senso stretto. Chiunque abbia vissuto (o stia vivendo) parte della sua vita in rete in un forum mediamente popolato sa benissimo come il “ranking” possa arrivare a rappresentare un vero e proprio status symbol.
Titoli colorati sotto al nome, avatar più grandi di una manciata di pixel, firme estese oltre le tre righe. Tutto raggiungibile e “spendibile” a fronte di un maggiore impegno nel contribuire attivamente alla community come moderatore o editore.
Princìpi di competizione che mirano a far muovere gli utenti in una particolare direzione donando in cambio badge e brillantini sui relativi account esistono da ben prima di Foursquare e trovano già da tempo una grande approvazione da parte dell’utenza.
2. La gamification cambia i comportamenti
La gamification, quando il meccanismo è ben oliato, cambia il modo in cui le persone agiscono. Ricordi Nike+iPod? L’esperimento divenuto rapidamente successo con cui Nike e Apple si sono affiancate nel fornire una leaderboard globale di “corridori” amatoriali che, armati del loro paio di scarpe preferito e del loro iPod potevano concorrere con virtualmente tutto il resto del globo a suon di chilometri di corsa.
La spinta dettata dall’avere sempre qualcuno in coda e sempre qualcuno da scalzare può diventare una motivazione più forte di tante call-to-action.
E in rete meccaniche di questo tipo le vediamo sempre più spesso. Praticamente dovunque ci sia un numero da far crescere: i follower di Twitter, il Klout score, il valore di quel “Talking About” delle pagine fan su Facebook. Tutto ciò che può essere quantificato e che si può legare a un preciso utente o brand diventa prima o poi materia di competizione (sfrenata, anche, agli eccessi) in cui le persone possono davvero investire spontaneamente una notevole quantità di tempo.
3. La gamification è a portata di mano
Sul serio.
Il terzo aspetto è quello che ci tocca direttamente. 🙂 Ovvero, come gran parte delle meccaniche ludiche di base siano facilmente applicabili a un blog o a una community senza spendere un euro o, nel peggiore dei casi, con un investimento per un prodotto professionale davvero contenuto.
Un esempio? Cubepoints. Un interessantissimo plugin gratuito per WordPress in grado di assegnare punti a ogni utente registrato sul nostro blog che compia determinate azioni: visitare una pagina, lasciare un commento, interagire con altri lettori e parecchie altre cose interessanti. A te la scelta, nei modi e nei tempi, per scegliere poi come premiare i più attivi tra i tuoi lettori.
Oppure PunchTab, un sistema tanto intuitivo quanto potenzialmente dirompente se applicato nel posto giusto (e ci sto facendo più di un pensierino anch’io, in prima persona). Gratuito, ti permette di determinare un vero “loyalty program” che assegni n-punti per ogni azione compiuta dagli utenti sul tuo blog (inclusa in questo caso la condivisione dei tuoi contenuti sui social network di riferimento). Al raggiungimento di una certa soglia di punti, i tuoi lettori possono riscuotere il loro premio sotto forma di servizio, coupon o quant’altro tu abbia stabilito a priori.
Ancora, Bigdoor, gratuito nella versione base, si mostra come una minibar le cui logiche sono le stesse di cui sopra e fornisce in più una nutrita serie di API per soluzioni avanzate.
Oppure LaunchRock, un servizio (sì, ancora) gratuito il cui scopo è creare pagine di promozione -le famose “Launching Soon”- virali davvero, per una volta. Usando LaunchRock si decide cosa promuovere attraverso la propria landing e in che modo fornire all’utente un referral link. Ogni utente iscritto potrà così trascinare all’interno altri contatti per ottenere feature aggiuntive, tagli più ampi o accessi riservati una volta che il prodotto sarà pronto. LaunchRock rende l’intero processo estremamente intuitivo sia per chi si iscrive, sia per chi gestisce la promozione.
Questi sono solo alcuni dei tool che dedicano il loro tempo ad affinare le logiche che ti ho mostrato. D’altronde, potresti persino fare a meno di tutto questo e basarti semplicemente sui “like” ai commenti di Disqus.com. Dinamiche ugualmente valide, forse più semplici e meno roboanti, ma pur sempre basate sugli stessi stimoli.
Perché no?
Quindi, a conti fatti dovresti provare ad integrare qualche logica prettamente ludica sulle tue pagine?
Secondo me, sì. Io stesso ci sto pensando da tempo -più o meno da quando ho scoperto CubePoints- e proprio grazie a plugin “soft” di questo tipo credo si possa migliorare il tempo passato dai lettori sulle nostre pagine senza stravolgere completamente l’esperienza ai non interessati.
Tu come la vedi?
Si rischiano derive pericolose o, tutto sommato, un po’ di sana competizione non può far che bene?