Si parla parecchio negli ultimi tempi di CRO, o di Conversion Rate Optimization. In sostanza, come migliorare la resa (in senso più ampio) di un e-commerce, di una landing page o (più specificatamente) all’interno di una strategia ADV.
Perché, come dicono oltreoceano, nessuno vuole lasciare soldi sul tavolo.
Il che ha anche senso. Un leggero miglioramento nelle performance di una campagna ADV già ben avviata può fare insieme risparmiare budget e aumentarne il ritorno finale. Piccoli cambiamenti su grandi numeri possono impattare parecchio sul fatturato.
Uno dei posti in cui si lascia più denaro?
Il recupero dei carrelli persi in un e-commerce.
Sostanzialmente funziona così: la tua offerta mi incuriosisce, così nel tempo inizio a giocherellare con le wishlist e la registrazione al sito. Inizio a seguirti su qualche social e a studiarti da lontano iscrivendomi alla tua newsletter.
Poi, un bel giorno, decido di acquistare.
Carta di credito alla mano, affronto spedito le fasi di checkout.
Fino a quando non capita… l’imprevisto.
Una domanda che – fulmine a ciel sereno – mi fa riflettere sulla della convenienza o della qualità del prodotto. Un dubbio dell’ultimo minuto a cui non trovo riposta. Una telefonata improvvisa. La mail urgente. Letteralmente qualunque cosa. Interrompo l’acquisto.
Così, il carrello rimane lì.
Solo soletto.
Solitamente il Consulente Fidato del Grande Brand ha previsto questa eventualità ed è stato implementato un qualche sistema automatico che, attraverso le email, ricordi all’utente di concludere l’ordine.
La domanda è: quanto ha senso spingersi nelle email di recupero carrello?
Ancora: è sufficiente una sola email?
Quando si rischia di infastidire l’utente?
A questo ha cercato di rispondere Klaviyo – piattaforma di email marketing automation – nel suo recente studio sui carrelli abbandonati, effettuato tra aprile e giugno scorsi e basato su circa 9 milioni di email di recupero inviate. Hey, mica male!
Alcuni spunti interessanti:
- Le tempistiche di attivazione sono fondamentali. Anche se non sufficiente di per sé, la prima email che spinge il ritorno sull’e-commerce presenta le performance migliori in assoluto in termini di tasso di apertura, tasso di clic e ritorno.
- 2-3 email di recupero danno la copertura ideale. Sempre più aziende adottano questa buona pratica, da cui ottengono i migliori risultati.
- Solo un ristretto numero di e-commerce invia più di 5 email di recupero, con performance progressivamente in calo e il cui ritorno diventa estremamente dipendente dalla nicchia in cui ci si muove.
- Titoli semplici, brevi e legati al carrello “dimenticato” o “in scadenza” hanno tassi di apertura migliori rispetto a testi che fanno uso di emoji, simboli della valuta o propongono su sconti personalizzati (spedizioni gratuite).
- I coupon si confermano come una piccola miniera d’oro, in grado di aumentare il tasso di apertura delle email di recupero, l’effettivo clic e il ritorno finale.
Fai clic qui per leggere il report completo, ne vale la pena.
“Professionalmente e per hobby un Performance Digital Marketer. Studio e analizzo il traffico web per capire i fabbisogni dell’utente digitale e trasformarlo in conversioni.”
Sicuramente più difficili da realizzare ma per esperienza funzionano anche molto bene i “reminder on site”. Semplicemente, quando il carrello non viene terminato l’informazione viene portata su di un classico cookie (e/o nei sistemi di backend se si disponesse di autenticazione). Alla successiva navigazione del medesimo utente sul sito si fa apparire un bel overlayer che ricorda al cliente l’acquisto interrotto (proponendo anche degli sconti per convincere a finalizzare quanto lasciato interroto).
Un mondo magico l’ecommerce 😉