Bulloni

Me ne dia un chilo

Creare engage utenti

Bulloni.
Sì.

Quando mi trovo insieme a clienti nove volte su dieci mi trovo a ripetere come gli utenti non siano bulloni, da considerare maneggiabili un tanto al chilo.

Questo paragone, che di per sé mi fa sempre abbastanza ridere per come rinneghi in modo brutale tutti gli inglesismi e la parlantina cool di molti social media business explicator, nasconde in effetti una piccola realtà.

È semplice considerare i nostri utenti come fossero bulloni.

È semplice considerare chi dona linfa vitale al nostro business come fosse un oggetto, per nulla unico, un numero tra tanti da maneggiare senza ritegno secondo le esigenze del caso. Ed eventualmente verso cui sottovoce lamentarsi se non si comporta come ci si aspetta.

Un simile approccio genera abomini del tipo:

“Ho rispettato tutte le regole dell’infinito manuale della SEO, perché non vendo?”

Perché gli utenti non sono bulloni.

“Sto pubblicando trenta tweet al giorno e almeno dieci aggiornamenti di stato tramite tutti i migliori tool su piazza. Perché gli unici Like sono quelli della mia fidanzata?”

Perché gli utenti non sono bulloni.

Basta ripetere la semplice considerazione qui sopra riportata come mantra ogni qual volta l’intuito e il buon senso si sono fatti da parte per inseguire allo stremo il tecnicismo per riportare le cose un pochino più in carreggiata.

La maggior parte dei buoni progetti là fuori sono fatte da persone che parlano ad altre persone. E comprendendo come le persone pensano che si fa la differenza.

Se fallisci nel comprendere questo, se credi che chi ha successo sia solo chi possiede il mezzo più costoso o il maggior tempo disponibile, ti troverai prima o poi a guardare ai tuoi utenti come bulloni.

foto: comedy_nose

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

6 comments

  1. Concordo pienamente: la comprensione della nicchia, dei suoi umori di “pancia” e la gestione di questi vale più di 30 tweet. A me piace il paragone salumieristico: so’ due chili e mezzo de follouers, che fà, lascio?

  2. Ero rimasto al concetto di uTonti (utenti che fanno cose da tonti inenarrabili), ma di bulloni proprio no 😉

  3. Siccome siamo su internet le aziende pensano di avere a che fare con dei computer o con degli automi 😀 Questo comunque è il risultto di vecchi paradigmi di marketing sviluppati nel periodo della comunicazione unidirezionale azienda -> cliente, dove i clienti erano solo dei numeri, influenzabili tramite semplicistiche strategie di marketing. Sarà dura estirpare questa vecchia mentalità dalla testa delle aziende.

    Mi piace molto il paragone con i bulloni e penso che d’ora in avanti inizierò anche io ad usarlo con i miei clienti 😉

  4. Sono daccordissimo con te e aggiungo “per fortuna che è così”, altrimenti la comunicazione sarebbe molto più vicina alla matematica che al sociale. Forse la prospettiva imposta dai centinaia di film futuristici in cui i robot abitano la terra ha indotto molti a considerare i propri clienti come un agglomerato di bulloni.

  5. Però quelli della foto sono dadi, non bulloni! 🙂

    In ogni caso complimenti Francesco, ti seguo sempre… 🙂

  6. Forse OT il mio intervento ma c’e’ anche l’altro lato della medaglia.

    Sarebbe bello che anche i clienti considerassero chi opera nell’IT come lavoratori, professionisti che si impegnano e non come i maghi del computer da “ci vogliono solo 5 minuti” … spesso consideriamo i clienti come bulloni e’ vero capita anche a me, ma girando al contrario la cosa, come ti vede il tuo cliente?

    Alzi la mano chi non si e’ mai sentito dire “dai tanto ci vogliono 5 minuti” … la tv, i film hanno reso chi lavora nel settore informatico a 360° persone in grado di fare tutto in 5 minuti, capaci di entrare in sistemi blindati con un telefonino, 2 figurine ed uno yogurt.

    Mi e’ stato chiesto con insistenza tempo fa da un cliente “tu sei l’unico che mi puo’ aiutare” … “dimmi, se posso esserti utile” … “devo programmare il condizionatore di casa e non ci riesco” … “?”

    Che associazione strana : condizionatore > programmare > tecnico informatico

    E’ cattiva comunicazione personale o il mondo che ci circonda ha inculcato nelle masse una visione distorta del nostro lavoro?