Sai, è tutta questione di promesse.
Spendiamo la maggior parte del nostro tempo nel fare promesse.
Con noi stessi. Con chi ci sta intorno.
Tutto d’un tratto abbiamo una buona idea, e ci promettiamo di portarla a compimento. Ci esaltiamo, all’inizio, per aver avuto un’idea così dannatamente buona.
Presi dall’euforia acchiappiamo il primo foglio di carta disponibile e cominciamo ad abbozzare uno squarcio di quel futuro così gustoso.
Poi, in un tempo che può andare dal prendere un caffè allo svegliarsi la mattina seguente, tutto sembra diverso.
Rimane l’idea, rimane l’ispirazione, ma il modo di raggiungere il risultato si offusca.
Perché?
1. Tendiamo a sopravvalutare il nostro “Io futuro”
Il principale problema della maggior parte delle persone (mi ci infilo io stesso) è che tendiamo a dare troppa considerazione al nostro “Io futuro”. Ci immaginiamo vittoriosi in qualsiasi sfida. Nel futuro abbiamo fatto ogni cosa e abbiamo raggiunto ogni risultato. Nel futuro.
E il solo immaginarci, così semplicemente già arrivati a destinazione, ci permette di crogiolarci in un eterno rimandare. Siamo così fiduciosi che nel futuro avremo raggiunto il risultato, che ci dimentichiamo di fare qualcosa di concreto per avvicinarci ad esso.
2. Tendiamo a minimizzare gli sforzi necessari
Un altro interessante motivo per cui molti progetti non vanno in porto è che tendiamo contemporaneamente a sottovalutare l’impegno realmente necessario. È una forma di autodifesa.
Togliendo valore allo sforzo necessario, giustifichiamo a priori un eventuale insuccesso. “Non è che comunque mi ci sarebbe voluto molto per farcela, eh”.
È un po’ la versione al contrario del “posso smettere quando voglio”. 😛
3. Tendiamo a tenere nascosto il nostro impegno agli altri
Infine, un’altra trappola mentale piuttosto ricorrente è quella di non dire assolutamente a nessuno ciò su cui stiamo lavorando.
Abbiamo un progetto in mente, ma lo teniamo per noi, che diamine. Non lo condividiamo, non rendiamo pubblici i nostri sforzi. Così, quando getteremo tutto in un cassetto, nessuno lo saprà mai. È quasi un meccanismo di autodifesa, non trovi?
Come fare quindi per evitare di, hem, fregarsi da soli?
1. Inizia ora
Ecco una banalità: non c’è nessuno al di fuori di te che potrà mai prendersi carico degli impegni necessari a farti raggiungere i tuoi obiettivi.
Vuoi davvero cambiare qualcosa nella tua vita? Vuoi davvero rilasciare il tuo progetto più interessante, quello a cui hai lavoricchiato di tanto in tanto per mesi e mesi?
Fai qualcosa di rilevante. Oggi stesso.
Il che non significa fai qualcosa oggi stesso giusto per metterti il cuore in pace. Prendi un impegno concreto con te stesso decidendo oggi (non domani, non tramite una lista a là Getting Things Done) cosa puoi fare per muoverti di un passo in più nella giusta direzione.
Ho rimandato per mesi l’idea di iscrivermi in palestra. Facendo un lavoro prevalentemente sedentario (è l’ICT, baby) conoscevo perfettamente la bontà di uno stile di vita migliore e più attivo. Ho rimandato fino a quando non ho deciso, un weekend come tanti altri, che sarei entrato nel primo Decathlon disponibile e avrei acquistato qualcosa -un paio di magliette, un paio di guanti- che mi avrebbe “vincolato” alla mia scelta. Avevo fatto il primo passo, finalmente.
2. Fallo in grande
Muoviti oggi e fallo in grande, se puoi. Potrebbe trattarsi di un investimento economico (hai bisogno di un particolare software, strumento o servizio?) o del comunicare una breve “sneak peek” di ciò a cui stai lavorando a tutti i tuoi lettori.
Arriva il prima possibile ad avere una concreta promessa nei confronti della tua nicchia. Ti sarà molto più facile arrivare a compimento se avrai deciso di uscire dal guscio.
E dopo un po’, diventa sempre più facile.
Decidere di cambiare il proprio stile di vita comprando un paio di pesi, investendo qualche ora la sera non è una promessa con te stesso. Iscriverti per sei mesi in palestra lo è. Più ti muovi in grande, più avrai la ragionevole certezza di arrivare in fondo.
3. Tieni duro a lungo
Allo stesso modo, una volta avviato questo processo, cerca di tenere duro per un periodo abbastanza lungo. Più di uno studio parla da sempre dei fatidici 30 giorni affinché il nostro cervello consideri la normalità una nuova abitudine.
Quale che sia questo reale valore finale, cerca a questo punto di considerare ciò che stai facendo come parte di un processo più ampio e non solo come un qualcosa da risolvere il più in fretta possibile.
Tieni duro. Abbastanza a lungo da non sentirne più il peso e ritrovare la passione che da quell’idea originale sentivi provenire.
Hai mai sperimentato quanto sopra? Spesso siamo così impegnati nel progettare, nell’ideare (e nel fantasticare) che ci dimentichiamo come per chi ci segue tutto ciò sia ancora assolutamente …invisibile.
Perlomeno, fino a quando non inizi davvero a lavorarci. 🙂
I cani vivono il presente, basterebbe seguirne le “orme”, non pensano a ieri o al domani, si agitano corrono annusano abbaiano all’oggi, l’uomo ha perso da tempo questa meravigliosa qualità, e deve lottare con se stesso per metterla in pratica anche solo per un giorno.
I 3 punti sono importantissimi! 1.2.3 mi sembrano i passi giusti da fare, sempre.
Ciao a tutti
Fantastico questo post, perchè mi riporta alla mente una delle conferenze più belle che abbia mai seguito di B.J.Fogg dove parlava proprio di questi comportamenti, di quanto siamo pigri nel cambiare le nostre abitudini, di come sia difficile anche solo “decidere” di fare qualcosa di nuovo.
Addirittura esiste un modello scientifico capace di spiegarlo.
Se voleste approfondire il link diretto al suo sito è http://behaviormodel.org/
Tutto in inglese ma davvero merita una sbirciata.
Ciao ciao buon weekend.
Ben detto Francesco, e vorrei aggiungere un’altra cosa che si tende sempre a demonizzare di se stessi: “la costanza”.
Talvolta quando non si riesce in qualche cosa ci si accusa di essere “incostanti” e ci si rassegna a questa “entità mistica” sulla quale noi non abbiamo apparentemente nessun potere decisionale. SBAGLIATO!
La costanza non è solo una virtù. La costanza è anche una “conseguenza”, un meccanismo del tutto naturale che si attiva nel momento in cui perseguiamo un obbiettivo che per noi ha un enorme senso.
Tutti possiamo essere costanti allo stesso modo.
E frasi del tipo: “oh mio dio… adesso che ho deciso di fare questa cosa, dovrò essere costante.. rimandano di per se ad un altro problema più grande: non abbiamo individuato un obbiettivo abbastanza importante per noi da sminuire la problematica del fattore “costanza”.
Ebbi lo stesso problema di Francesco con la palestra qualche anno fa. Dovevo perdere peso. Assolutamente. Le avevo provate tutte fino a quel momento: diete della pasta, diete del cioccolato, diete delle banane (una cosa ripugnante…), diete dei minestroni, e via discorrendo.
Ma ad un tratto, dopo svariati fallimenti, perdere peso era diventata “una delle cose più importanti della mia vita”. Non potevo più farmi sconti e cercare di minimizzare gli sforzi.
Sono passati 6 anni da quella decisione, e ora non c’è una settimana che non vado in palestra 🙂
Ma la cosa buffa è che io ho continuato per tantissimo tempo, anche dopo quella decisione, a definirmi “incostante”, credendo comunque che la costanza in se per se fosse una qualità che non tutti hanno la fortuna di possedere.
E così, dopo aver visto effettivamente che anche dopo solamente 1 anno stavo ottenendo grandissimi risultati senza neanche accorgermene, ho riportato questa “scoperta fantastica” in tutti gli aspetti della mia vita, iniziando a cercare di capire effettivamente quali sono gli obbiettivi che per me ha veramente senso raggiungere e per i quali non conto il tempo che passa.
Trovata la fonte dell’energia, la costanza vien da se 🙂 Garantito!