Perché i blog sono vivi e vegeti (e anzi non sono mai stati meglio)

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I blog stanno bene.
Benissimo, direi.

Non sono mai stati meglio sino ad oggi.

Il fatto strano, però, è che tutti continuato a darli per morti, in fin di vita o cagionevoli di salute, specialmente da quando su piazza sono comparsi i tanto temuti social network.

Ad un certo punto ho addirittura pensato che, forse terminate le iettature sullo stile “fenomeno passeggero” prima e “fenomeno in discesa” poi, si fossero finalmente trovati gli antagonisti ideali.

Antagonisti ideali di uno dei fenomeni più interessanti degli ultimi anni, che probabilmente di mettersi in competizione non aveva nessuna voglia.

Ma d’altronde, dato che da più parti si discute spesso di come qualcosa si sia mosso nelle fondamenta dell’intero sistema, mi sembra opportuno spendere due parole sulla questione.

Come potrai aver intuito dal titolo, la mia visione in proposito non è così catastrofica come spesso si legge, anzi. Ecco dunque perché non solo i social network non stanno minando la salute dei nostri amati blog, ma anzi gli stanno facendo un check-up completo per rimetterli a nuovo.

Il giusto mezzo

La questione è abbastanza semplice, se ci pensi.

Quando si mettono i due presunti concorrenti sul ring si legge di gente che ha smesso di bloggare per dedicarsi interamente a FriendFeed o Twitter. Di utenti che raccontano come il blog sia oramai un mezzo “lento” rispetto alla nuova abbuffata di contenuti, like e poke che i social network sono in grado di generare in flusso continuo ad ogni ora del giorno e della notte.

Quella che sfugge in questo caso è la visione globale di quello che possiamo chiamare, per mancanza di altri termini, problema.

Semplicemente credo che i social network, anziché aver azzannato la giugulare dei blog li abbiano ripuliti da forme di comunicazione non necessariamente proprie.

Se in periodi poco sospetti sui blog ci finiva praticamente di tutto, oggi in pochi si sognerebbero ancora di utilizzare un mezzo del genere per promuovere in maniera esclusiva le proprie produzioni video (molto meglio un Youtube o un Vimeo qualsiasi).

Allo stesso modo chi sfruttava pagine e pagine per raccontare brandelli di informazioni sulle proprie giornate oggi trova in Twitter un metodo migliore su tutti gli aspetti. Ancora, chi faceva del suo blog “un male necessario” per poter avere una base dove pubblicare velocemente un link ad uno scatto, il testo di una canzone, un file audio trova in FriendFeed qualcosa di migliore, più veloce e più efficace sul piano dei meri risultati in termini di visibilità.

Ma tutto ciò che resta trova ancora nei blog il suo unico e naturale mezzo di espressione.

Solo una parola

Permettimi una piccola digressione: la parola blog è, per l’appunto, solamente una parola.

E’ facile creare schieramenti dove non esistono, in questo campo. Rendono le cose più semplici da comprendere. Ma se l’evoluzione del concetto di condivisione dei contenuti al quale stiamo assistendo era probabilmente inevitabile, ciò che conta davvero è non perdersi il concetto dietro a quella parolina: “blog”.

Concetto che negli ultimi anni è diventato sempre più forte e assodato, e che suona più o meno così: “Non importa chi sei o come ti chiami. Ciò che conta è che se oggi hai qualcosa di interessante da dire al mondo è lecito aspettarsi che tu abbia una pagina web dove portare avanti le tue idee.

I blog non moriranno semplicemente perché il concetto che sta alla loro base è qualcosa del quale non si può più fare a meno.

Come mi piace spesso affermare, se prima per molti scrivere su un blog significava “sparare ad una mosca con un cannone”, oggi invece gran parte degli utilizzi ridondanti, sovradimensionati e per nulla propri dei blog si sono trasferiti naturalmente nei social network in grado di valorizzarli nella maniera più efficace.

Molti hanno smesso di bloggare in maniera “pura”, certo. Hanno smesso di utilizzare un mezzo inadatto per trovare fortuna in un sistema più ampio e in grado di dare il giusto riconoscimento a specifiche forme di espressione. Altri hanno stabilito un equilibrio su un qualche gradino intermedio; altri ancora dopo un paio di conti ragionati hanno deciso di agire in maniera totalmente opposta.

Tutto ciò ha semplicemente reso i blog più maturi e coscienti delle loro possibilità. Cambiamento lento e progressivo che non ne decreterà certo la morte, quanto probabilmente una maggiore consapevolezza temprata dalla prova dei fatti.

E di questo non posso che essere felice 🙂