Ripensare a Facebook come paid media

È gratis e lo sarà sempre. Ok, ma…

Brand su Facebook e riduzione della reach organica
Wojtek Witkowski/unsplash.com

L’intera questione dell’omiodioFacebookstariducendolareach si potrebbe risolvere in un paio di affermazioni.

Ah-hem.

Facebook è un’azienda quotata in borsa con importanti problemi di monetizzazione.
Facebook, come tutti i social media, non è casa nostra.

Tutto qui?
Tutto qui.

Ok, facciamo un passo indietro.

Tutto nasce da un articolo pubblicato qualche giorno fa sul Time, che recita più o meno “Il treno del marketing gratuito su Facebook è giunto al capolinea”. In uno scenario che molti interpreteranno come apocalittico, si descrive il social di Zuckerberg intento a ridurre all’1-2% la distribuzione naturale dei contenuti ai fan di una pagina brand.

Ovvero, dieci punti sotto la già scarsissima performance del 10-15% di reach, in declino costante da inizio anno. Come suonano belli i tempi in cui bastava aprire una pagina e con un “Buongiorno!” farsi leggere da migliaia di utenti perfettamente in target, vero? 🙂

Eppure, sbirciando un poco lassù in alto, la cosa non dovrebbe affatto stupire. Facebook non ha mai fatto mistero di non essere affatto sentimentale in quanto a forma e direzione. Era il lontano 2010 quando già se ne parlava proprio qui in relazione all’ennesimo cambio di layout. Da allora, da quelle prime modifiche alle pagine brand senza più Tab di atterraggio, il rapporto con i marchi si è fatto più netto, lucido e certamente …freddo.

Il segnale era ben chiaro.
Ora (finalmente) non c’è via di scampo.

Aspetta aspetta.
“Fra, stai dicendo che è un bene?”

Sì. Perché ciò costringerà i brand a guardare a Facebook come un paid media. Con tutti i pro e i contro. Con tutta la selezione all’ingresso che tale condizione implica. Così come nessuno si stupisce che per una campagna AdWords serva, hey!, del budget, nessuno si stupirà più tra un anno se per comunicare su Facebook sarà necessaria una buona pianificazione editoriale sulla pagina e, senza esclusioni, una campagna pubblicitaria per distribuirla.

Così torniamo di nuovo sul tema della proprietà dei nostri asset in rete. Facebook, Twitter, Pinterest, LinkedIn e tutti gli altri sono mezzi di terze parti. Utilissimi mezzi di terze parti in grado di fare il bello e il cattivo tempo senza preavviso.

Che possono decidere che il tuo brand non ha più bisogno di alcune (per te) vitali feature. Che per usarle tutte, queste feature, è necessario un budget mensile. Che la tua pagina rispetta le linee che loro stessi hanno dato oppure no. Dall’oggi al domani. Senza eccezione.

Gridare al disastro significa semplicemente ammettere di aver fatto troppo affidamento sulla gratuità di Facebook quando da tempo era ben chiaro, per chiunque sbirciasse anche solo con un binocolo le statistiche, che non sarebbe più stato così a lungo.

Credo invece che quando una situazione come questa diventa netta, palese, sia solo un bene per chi lavora con questi mezzi. Nessuna mezza misura e un confronto a prova di fraintendimento con aziende e brand.

Per giocare serve budget.
Adesso la palla è nel nostro campo.

Che ne pensi?

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.