(function(w,d,s,l,i){w[l]=w[l]||[];w[l].push({'gtm.start': new Date().getTime(),event:'gtm.js'});var f=d.getElementsByTagName(s)[0], j=d.createElement(s),dl=l!='dataLayer'?'&l='+l:'';j.async=true;j.src= 'https://www.googletagmanager.com/gtm.js?id='+i+dl;f.parentNode.insertBefore(j,f); })(window,document,'script','dataLayer','GTM-T3Z2SL');

Tigri dai denti a sciabola, credibilità e parlare in pubblico

Eredità

Come superare la paura di iniziare qualcosa di nuovo?
flickr.com/photos/frank-wouters

Era il 31 ottobre, era Halloween e prima che i bambini del piano di sotto venissero a citofonare per la solita annuale carriolata di caramelle parlavamo delle principali paure nel bloggare.

In quel post facevo cenno a quanto spesso la nostra mente lavori contro di noi in quello che potremmo chiamare “Il Paradosso della Tigre dai Denti a Sciabola”.

Oggi vorrei spenderne un paio di parole in più. 🙂
Ah-hem. Il paradosso è questo.

Io Fisico

L’uomo è un animale evoluto. Su questo, spesso, non ci piove. L’unica cosa che lo ha reso tale, in tempi remoti, è stata la capacità di percepire il pericolo con un ragionevole preavviso. Beh, ragionevole quanto bastasse a mettere in moto le gambe e recarsi velocemente il più lontano possibile.

La reazione più istintiva dell’uomo era -e rimane- quella di fuga. Sapere quando scappare per proteggere il prorio “Io fisico” da una potenziale tigre dai denti a sciabola è una cosa che il cervello ha dovuto imparare a fare molto presto, molto bene.

Fin qui tutto fila liscio.

Il fatto è che l’uomo si è evoluto. Le necessità sono cambiate e di tigri dai denti a sciabola non è che se ne trovino più tante in giro. Il nostro cervello, stranamente, di tutto questo non sembra curarsene granché e continua a voler proteggere il proprio contenitore (l’Io fisico di cui sopra) da potenziali minacce.

PS. Ti sei mai chiesto perché a livello di web design appaiano molto più fastidiose le scritte o le immagini in movimento sulla periferia del campo visivo rispetto a quelle a centro pagina? È un’altra di quelle eredità che arrivano dal passato, in cui non era malaccio evitare di essere colti di sorpresa da quel cespuglio appena superato.

Dicevamo.
C’è dell’altro.

Viviamo in una società civile e di minacce fisiche non ne sperimentiamo più realmente così tante. Abbiamo dunque lentamente imparato a percepire come minaccia tangibile anche qualunque cosa minacciasse l’estensione del nostro Io fisico. Ciò che possediamo, ciò che riteniamo caro e, ta-dan, la nostra reputazione.

Tiger, tiger…

Ed è qui che arriviamo al punto.

Il motivo per cui molte situazioni ci recano più terrore e stress del necessario è che le percepiamo come un attacco diretto a noi stessi. Potenziali fonti di danno non tanto più verso la nostra fisicità, quanto verso un’estensione di essa composta dalla nostra reputazione, credibilità, affidabilità.

Se hai mai provato il terrore da palcoscenico, sai di cosa parlo. Sei lì, con il tuo microfono in mano e inspiegabilmente diventi iper-reattivo. Ti si secca il palato. Accelera il battito. Perdi le parole. Sei, tecnicamente, pronto a fuggire da qualcosa di intangibile.

Lo stesso vale quando dobbiamo lanciare un nuovo prodotto, o esporci per la prima volta in una nuova iniziativa. In questo caso la meccanica di protezione è più sottile e non richiede fuga esplicita. Semplicemente rimandiamo. È più semplice salvarsi dalla tigre dai denti a sciabola se eviti di finire sul suo cammino.

Dunque non c’è scampo?
Quasi. Tutto dipende dall’esperienza.
L’esperienza che possiedi di quella particolare situazione.

Tutti sperimentiamo dubbi e incertezze. Tutti sotto sotto abbiamo il terrore che un nuovo progetto non vada in porto. Che la nostra performance sia sotto alle aspettative. Che si parlerà male e poco (o poco e male) di noi. Non c’è posto in cui fuggire per questo tipo di attacco e tutto ciò diventa frustrante, stressante, demotivante.

Questo capita sino a quando non abbiamo un’esperienza pregressa a cui aggrapparci. Qualcosa che possa far fare alla nostra mente la seconda cosa che è più brava a fare: ragionare. Valutare la situazione per quello che realmente è, confrontandola con dati pregressi in suo possesso. Una volta fatto ciò, il terreno è in discesa.

Tutti coloro che ti sembrano così a loro agio nel parlare in pubblico, nel lanciare continuamente nuovi progetti, nello sperimentare qualcosa di eccezionale, beh, lo sono soltanto perché in una qualche forma lo hanno già fatto prima.

Tutto questo per dire che per superare una paura basta provare?
Sì, direi di sì. 🙂

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

3 commenti

  1. Come sempre un’analisi da leggere con grande interesse. Particolarmente interessante e incoraggiante l’ultima parte 🙂