La maledizione delle Rube Goldberg machine (o: del perché la complessità non è sinonimo di successo)

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La complessità e l'ostacolo verso il successo
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Dice: “Fra, che accidenti è una macchina di Rube Goldgber?” Dicesi macchina di Rube Goldgber un congegno che ha lo scopo di effettuare un’azione banale nel modo deliberatamente più complicato possibile.

Una cosa così, insomma. Dove tra il desiderio di alzare una cerniera lampo e l’effettiva chiusura della giacca intercorrono circa 70 azioni diverse, una palla da bowling, un paio di guantoni da boxe e un distributore di caramelle anni ’50. Hey, c’è anche uno squalo! 😀

Ecco. Tra una qualsiasi di queste meraviglie della tecnica e un blogger alle prime armi non passa molta differenza.

Sul serio.
Entrambi cercano -la prima coscientemente il secondo un po’ meno- la complessità.

Anche dove non ce ne sarebbe bisogno.
Anche quando, a pensarci bene, questa non contribuisce affatto a migliorare qualità e quantità dei risultati.

Forse è capitato anche a te, al tempo. La lampadina si accende. Identifichiamo un’azione in grado di portare un vantaggio (anche minimo) alla nostra visibilità in rete. Forse si tratta di un nuovo strumento, forse di una nuova strategia. Forse qualcosa di banalissimo come pubblicare il primo tweet, o decidere di lanciare una nuova serie di post. Forse un video (paura), o il semplice far sapere al mondo che esistiamo.

Solo che, al posto di eseguirla, quella “prima azione utile”, no. Noi, progettiamo.

Progettiamo livelli su livelli di complessità. Scriviamo appunti e strategie e compriamo altri strumenti, utili a eseguire sempre quella prima azione ancora in sospeso. Ipotizziamo ancora. Cambiamo strumenti. Torniamo sui nostri passi. All’infinito.

Perché non c’è niente di meglio per chi ha paura di fare il primo passo, di convincersi di non essere ancora pronti. Di dover attendere e complicare solo un altro po’, altrimenti tutto andrà a rotoli. 😛

Complessità artificiale pronto uso, dicevo.
La realtà?

A pensarci bene, non hai probabilmente bisogno di null’altro di ciò che tecnicamente sia necessario per eseguire l’azione stessa. La perfezione, in rete, è l’unico vero ostacolo verso il tuo successo.

Abbastanza buono è una parola d’ordine che dovrebbe motivare qualunque tua azione. Un post, una strategia, un layout abbastanza buono. Qualunque cosa sia abbastanza buona da portarti un primo feedback e darti modo di fare il passo successivo è straordinariamente più utile di un qualunque complesso meccanismo, nascosto nei meandri della tua mente e che non andrai mai a rendere concreto.

Quanto spesso la voglia di complicare le cose ti ha messo i bastoni tra le ruote?
Quanto spesso semplicemente rimandi, nascondendoti dietro la volontà di …complicare le cose? 🙂

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

1 commento

  1. Stavolta il tuo post é davvero eccezionale (non che di solito non lo siano, eh!) ! Hai descritto perfettamente il mio modo di affrontare “nuove sfide”. Non è che le idee mi manchino, quelle proprio no. E’ che mi sento sempre impreparata, vorrei che tutto fosse perfetto ma fra me e la perfezione, ci sono tutte le energie che devo profondere per altro, con il risultato che sono troppo stanca per fare tutto. Sapessi quante idee non ho mai concretizzato! Mi ci vorrebbero tre vite per metterle in pratica tutte e invece di avere il giusto ritorno economico, per dirne una, risulto inconcludente.
    Ti ringrazio per questa riflessione davvero utile (specialmente per me).