Fermi tutti.
Google Analytics ha rovinato il marketing.
O almeno, è ciò che scriveva Samuel Scott per Techcrunch a inizio a agosto.
La tesi è semplice: con l’obiettivo di semplificare almeno un po’ l’interpretazione dei risultati di una strategia di marketing, strumenti come Google Analytics hanno teso nel tempo a dare sempre più visibilità ai canali rispetto alle strategie.
Strategia, Contenuto e Canale diventano in Analytics (e non solo) un unico frullato di “azioni” che spostano l’attenzione sul mezzo piuttosto che sul senso dell’attività stessa.
Azzardato?
Mica tanto.
Perché termini come “Facebook marketing” o “Email Marketing” hanno senso solo se riesci a mantenere la visione globale, riconducendo la strategia che stai applicando a Facebook – per esempio – o alle newsletter come volta a generare trasversalmente una risposta sul target, seguendo gli utenti tra più canali, con più contenuti, con diverse strategie.
Ciò che praticamente tutti gli strumenti di web analysis fanno – ed è il rischio più grande per chi vi armeggia alle prime armi – è invece evidenziare quanto più possibile la sorgente del traffico (il canale) a discapito del mix di strategie e contenuti che lo hanno reso efficace.
Così, per molti è semplice affermare di fare “marketing sui social” o “marketing via mail” o “attività di digital PR” in forma esclusiva. Come se sussistessero dei limiti ben precisi tra i diversi ambiti. Come se tra le diverse fasi del ciclo di inbound vi fossero dei confini invalicabili, per cui una singola strategia possa essere eseguita solo su uno specifico canale.
Il rischio? Considerare gli strumenti di web analysis come dei gratificatori immediati in termini di conversioni o obiettivi generati, e di limitarsi a guardare alla provenienza di questi risultati anziché cercare di interpretare l’efficacia di una Strategia a trecentosessantagradi fatta di Contenuti, su Canali che non sono affatto così separati tra loro.
È difficile? Certo.
Richiede un modo diverso di pensare agli investimenti? Eccome.
Richiede, soprattutto, di iniziare a guardare alle proprie strategie di promozione come a un insieme organico. Di non concentrarsi sul “canale migliore” ma sui risultati di una strategia modellata su un comportamento dell’utente in continua evoluzione.
Una fatica.
Ma è anche il motivo per cui quando si parla di ROI dei social media, sotto sotto, sappiamo che qualcosa non quadra. È come se qualcuno ti chiedesse, scrive Scott, qual è il ROI del telefono. 😛
Parole sante. Ad oggi, tuttavia, non si può prescindere da certi strumenti! E’ evidente che la gratificazione dei numeri che tornano indietro in termini di conversione non deve offuscare la mente del webmaster o chi al suo posto. Ci deve essere la consapevolezza che quei numeri sono il frutto di una buona taratura di tutti gli ingredienti. Con il mio sito sul fitness sono primo sulla maggior parte delle parole chiave competitivi su cui ho scritto io personalmente anziche delegare ad altri. Un buon contenuto, un buon title, delle costanti campagne fb, la ricerca delle query corrette attraverso gli strumenti offerti da google, una buona strategia di link building, portano al successo.
Grazie!
Ciao Francesco,
ciò che descrivi in questo articolo è il classico approccio sbagliato da evitare al giorno d’oggi per creare valore attraverso il web marketing.
Ed è anche – tanto per essere chiari – uno dei principali errori che ho commesso io stesso anni fa, sia per promuovere mie iniziative, che quelle dei clienti.
Focalizzarsi unicamente o principalmente sugli strumenti di Analytics, porta a perdere di vista l'”insieme” a scapito del piccolo, effimero, singolo, risultato.
Come hai opportunamente evidenziato nel tuo post, oggi per ottenere risultati rilevanti e tangibili occorre – oltre ad una maggiore, enorme, fatica – anche un impegno “a tutto tondo” rispetto al passato.
L’ho provato “sulla mia pelle”.
Per cui, strumenti di analisi, si, ma solo se sono calati nel contesto di una strategia di Web Marketing complessiva.
Diversamente, il rischio di vedere l’albero e non la foresta diventa concreto.
A presto.