Smarchiamo subito il nocciolo del discorso: Content is King.
Hai già storto un sopracciglio?
Che il Contenuto sia il Re (e la SEO, talvolta la Promozione, la regina) lo si scrive spesso.
Lo scrivono tutti prima o poi, a dire il vero. Il fatto è che spesso faccio una dannata fatica a far concepire alle persone con cui collaboro la potenza di una simile affermazione.
Sì, certo. Il contenuto è importante.
Ma nel tempo capisci anche che non è così semplice da ottenere. Che per scrivere del buon contenuto serve fatica, precisione, originalità e tanta fatica (sì, l’ho scritto due volte).
Ed ecco che la qualità del contenuto scende.
Che si fa a meno di quell’ennesima rilettura.
Che si delega un aspetto così importante prima collaboratori terzi vicini al brand, poi a un tirocinante a caso, infine a qualche copy a basso costo recuperato alla meno peggio. Per poi, quando tutto non gira più da tempo come dovrebbe, raccontarsela: “Eh, il Content Marketing per noi non funziona”.
Facile così.
Proviamo allora a guardare la cosa da un altro punto di vista.
Contenuti e piattaforme
E parliamo di Killer App.
Da che mondo è mondo, è il contenuto, non la piattaforma su cui questo gira, a fare la differenza.
Chiedilo a generazioni di videogamers, appassionati di musica e patiti di cinema.
Chissenefrega di dove gira, io lo compro se ci trovo sopra il mio titolo preferito.
È ciò che ha decretato in passato la vita (e l’oblio) di più di una piattaforma. Il NEO GEO non sarebbe stato nulla senza la sua caterva di picchiaduro. La Nintendo senza un Mario qualsiasi a fare da traino a ogni nuova console avrebbe navigato in acque buie. E così iTunes, i DVD e i Blue Ray come mezzo godono della loro diffusione grazi alla qualità (e quantità) di contenuto che sono in grado di presentare.
È peraltro la strategia di Amazon con Kindle. Prima piazziamone uno in ogni casa, che poi ci guadagniamo con la vendita dei contenuti.
Il successo di un prodotto, insomma è in senso più ampio diretta conseguenza di ciò che gli utenti ci trovano sopra. Semplice e brutale.
È questione di priorità. Prima valuto il tuo prodotto per quanto questo cambia la mia vita in senso assoluto, e solo dopo lo valuto per le sue intrinseche (e per me tanto potenziali quanto, hem, trascurabili) qualità tecniche.
Per questo, da editore, ha davvero poco senso fossilizzarsi in fase iniziale su aspetti marginali quali l’ennesima revisione pre-lancio al layout di un blog. O la convinzione che gli utenti noteranno sul serio quella manciata di pixel spostata ancora una volta tra un pezzo e l’altro del codice.
Pensaci. Ogni blog che segui padroneggia la sua killer app.
Presenta uno o più aspetti del comunicare online che non ritroviamo così comunemente tra altri suoi semplici cloni.
- È il punto di vista
- È la capacità di selezione o filtro
- È la capacità di raggiungere nomi noti
- È la pura provocazione che crea
- È il caratteristico stile di scrittura
In senso più ampio, ogni qualcosa che ci appassiona nella nostra vita gode di una killer app in grado di stamparsi a fuoco in mente. I blog non fanno eccezione.
Quando le cose funzionano, il mezzo gentilmente svanisce, lasciando modo al contenuto di esprimere il proprio vero potenziale. Ed è qui che dovresti chiederti: “Quanto ci ho investito davvero sino a oggi?” 🙂
Credo che il punto forte sia.. il punto di vista!
Questo discorso secondo me va applicato al blog aziendale o al blog di prodotti.. piuttosto che al blog personale. Specialmente in Italia, credo che la mancanza non sia di valore nei contenuti (basta tradurli dall’inglese) ma sia la costanza nel seguire un progetto online. Il contenuto è il Re, ma non basta fare una trentina di articoli e sperare di poter aumentare la cerchia dei lettori.
Di blog che creano provocazione ne conosco davvero pochi, anche perché gran parte dei Blog più visibili parlano più o meno delle stesse cose, specialmente per quanto riguarda l’argomento Web Marketing.