Il problema del diventare un esperto è che prima o poi le persone si aspettano che tu sia esperto di tutto. Mai capitato?
Non è solo quella vecchia storia del tu che lavori con il computer, aggiustami la stampante. È qualcosa che quando tocca il marketing diventa ben più rischioso. Per chi chiede, soprattutto.
Un esperto è, per definizione, esperto in qualcosa.
Una nicchia. Uno strumento.
Un ambito che si può in qualunque modo definire e contenere.
Esperto lo è perché ha potuto sperimentare, su progetti suoi o di suoi clienti. Incrociando nel tempo problemi, sbattendoci la testa e risolvendoli. Esperto è colui che in un’attività può prevedere alcuni problemi prima che si verifichino. E ipotizzare un paio di modi diversi per risolverli.
Arrivando al punto di poter trasmettere questa esperienza acquisita con cognizione di causa. Adattandola a nuovi contesti, fornendo indicazioni motivate e rese razionali.
Poi certo, è lecito aspettarsi che un qualunque tipo di professionista esperto abbia almeno una visione d’insieme anche su ambiti che non lo toccano direttamente.
Uno chef può non conoscere tutti i dettagli della filiera produttiva dei prodotti che usa, ma sa sceglierli in base a precisi parametri. Chi lavora in campo ADV può non saper mettere mano al codice, ma sa cosa aspettarsi e come trattare l’argomento insieme a un programmatore esperto.
E invece no.
Per quanto sia più o meno assodato che l’aver a che fare con i tuttologi è quanto di peggio possa capitare, spesso si vedono aziende che del tuttologo sono all’alba del 2017 a ancora alla ricerca disperata.
Dell’esperto che, sorriso smagliante e stretta di mano ferrea, entra in riunione con tutte le risposte.
Ecco.
Ogni tanto fa bene ripeterlo.
Diffida del consulente che ha sempre una risposta pronta per tutto.
Vale molto più un “Non lo so, dammi qualche giorno. Mi informo e ci torniamo insieme” rispetto a una risposta gettata alla meno peggio nella discussione per non apparire impreparato.
È una forma di umiltà e rispetto verso il nostro interlocutore. Che spesso è anche colui che ci mette i soldi. Vale tanto in un veloce scambio di email, quanto di fronte a una classe di cinquanta persone.
Se definirsi professionista è tutto sommato lineare – studia, sperimenta, genera uno stipendio da ciò che fai e sarai un professionista – l’esperienza ha bisogno di tempo, tanto, e focalizzazione su pochi ambiti davvero importanti.
Incrociare un professionista è semplice.
Incrociare un esperto non così tanto.
E’ una cosa frequentissima in ambito informatica e web. Soprattutto da parte di chi “…non capisce di computer!”. Buono il messaggio dell’articolo, sta anche a noi istruire gli altri a capire che non si può essere specialisti in tutto.
E’ davvero incredibile, come tu stesso scrivi, che nel 2017 molte aziende siano ancora alla ricerca del tuttologo. Molto spesso inconsapevolmente cercano di risparmiare seguendo questa strada, ma alla fine i risultati latitano.
Da parte nostra, per quello che è la mia esperienza, penso che abbiamo bisogno di migliorare la comunicazione e la valorizzazione del nostro talento.
Un professionista, per diventare un vero esperto, deve migliorare anche nelle competenze trasversali oltre che in quelle tecniche.