La Fridge Logic è un concetto che mi fa impazzire.
Termine coniato -più o meno- da Alfred Hitchcock in Vertigo (che la chiamava “icebox scene”), è tecnicamente una figura retorica. È quella sensazione non meglio definita che ti coglie durante la visione di un film o la lettura di un libro. Senti che qualcosa non sta andando per il verso giusto.
Solo, non sai cosa.
Forse è un aspetto che non riesci a fissare, coinvolto da parti più …urgenti della trama.
Poi, una sera ti ritrovi di fronte al frigo, cercando una birra che non c’è e la lampadina si accende.
“Hey, aspetta un momento…”.
Come ha fatto Madeleine a scomparire dall’hotel in cui Scottie sarebbe entrato pochi istanti dopo?
Chi accidenti poteva prevedere che Scottie non ce l’avrebbe fatta a salire sino in cima alla torre?
Se al cinema la fridge logic può essere più o meno ignorata (dopotutto il biglietto l’hai già pagato), sino in molti casi a rasentare il buco di sceneggiatura, sui blog la si ritrova in un modo molto più …sottile.
Sono convinto che ci abbia avuto a che fare anche tu.
Storytelling
La fridge logic coinvolge il modo in cui racconti la tua Storia.
Ti colpisce, più lontano dal frigo e più vicino al monitor, alla fine della lettura di quell’ottimo post.
Quella sfilza di caratteri pieni di stile, carisma, spunti e riferimenti.
Che, per qualche motivo, non ti lasciano con un’azione concreta.
Quando tutto sembra eccellere, ma “manca di qualcosa”.
Quando leggi con piacere ma condividi e commenti poco; è in atto la Fridge Logic.
La domanda è: come fare in modo che i tuoi contenuti, alla fine della giornata, risultino davvero coerenti e utili con i lettori che hai di fronte? Prova a chiederti:
- Come voglio che venga usato il post che ho appena scritto?
- È qualcosa che da lettore condividerei d’istinto?
- I punti che ho lasciato aperti per scatenare una buona discussione sono delle porte che posso aprire alla bisogna o rappresentano delle effettive mancanze che in un qualche modo dovrò eventualmente sanare in un nuovo post? (hey, non sempre il commento giusto arriva)
- L’articolo fa parte di una visione più ampia che ho già definito?
- Al di là di ogni altro scintillante extra che ho aggiunto al contenuto, quale problema miro risolvere?
- Alla fine, questo problema, l’ho risolto oppure ho contribuito a esso?
Una piccola, fondamentale, check-list mentale.
Ripercorrila prima di premere pubblica: non è affatto banale.
La Fridge Logic ti mette di fronte a un singolo importante aspetto: qualunque cosa scrivi, apri le porte a delle incongruenze. Piccole, grandi, neanche percepite o chiaramente identificate.
Queste incongruenze possono essere trascurabili se annegate in una Storia con la “s” maiuscola. Altrettanto spesso possono concretizzarsi in una sorta di frustrazione da parte dei lettori.
Lettori che una sera, di fronte al frigo, potrebbero chiedersi: “hey, ma perché seguo questo blog?”
Ciao Francesco,
Questo tuo post cade a “fagiolo” come di dice dalle mie parti. È da quando ho aperto il mio blog che mi confronto con questo problema. Credo sia il vero nemico di ogni blogger che voglia dare dei contenuti di valore ai propri lettori. Succede quando non ci mettiamo al posto di chi legge. Un po’ di autocompiacimento forse.. O le idee poco chiare. Grazie dei tuoi suggerimenti e del tuo lavoro!
Ciao Enrico, benvenuto da queste parti!
Ciao Francesco.
Interessante il termine, non lo conoscevo proprio.
In effetti penso che il problema 2 di un blogger sia proprio quello di non avere un seguito reale.
Arriva magari traffico (il problema 1) ma poi non si genera interazione.
Anche se la chiedi nel finale di un post, sembra che smuovere la gente, anche solo a fare +1, sia una roba enorme. Figurati a commentare…
Per inciso e’ molto bello e salta all’occhio il tuo box in cui inviti all’azione.
Hai modificato il tema oppure usi un plugin particolare?
Mi sfugge un punto. Le INCONGRUENZE sono inevitabili o no?
Alla grande!
Credo che le incongruenze siano inevitabili, così come lo sono in un capolavoro del cinema come “La donna che visse due volte”.
L’importante è che queste abbiano un loro …scopo. Servano a sottendere un messaggio di qualità e non siano indice di più semplice trascuratezza.