Come scegliere l’orario migliore per spedire una newsletter

Creatarka/Depositphotos.com

Scrivere di email marketing e dell’orario migliore per la spedizione suona persino un po’ banale. Si è detto davvero parecchio in passato circa la necessità di identificare il momento migliore per recapitare una email nella inbox del nostro target.

Come se esistesse un orario ideale. Valido per tutti.

Magari. Se esistesse, non credi che saresti intasato di email da parte di, beh, praticamente ogni brand che conosci e che possiede il tuo indirizzo email?

Chiedi a due marketer quale sia l’orario migliore in cui spediscono le loro newsletter e riceverai due risposte diverse.

E avranno entrambi ragione.
Perché a essere diverso è il target.

Quindi, una domanda migliore è: come arrivare a scegliere questo orario?

Persona

Se hai dati storici, vinci facile. Se spedisci newsletter da un sacco di tempo e hai avuto l’accortezza di testare invii in momenti diversi della giornata, probabilmente potrai estrarre da questi dati ciò che serve per definire almeno una bozza di comportamento del tuo target.

In caso contrario, il primo passo è, beh, diventare ossessionato dal tuo target.

Se hai venduto qualcosa a qualcuno per un sufficiente periodo di tempo, probabilmente avrai iniziato a comprenderne il comportamento. Cosa fa durante il giorno e durante la settimana. Quali momenti dedica al lavoro e quali allo svago. Di quanta “riserva di attenzione” dispone durante la settimana, quando è meglio girare alla larga e così via.

Parlare di Persona, o di “modelli di utente” è fondamentale per chi vuole fare marketing in maniera consapevole ed è soprattutto nell’email marketing che la vera comprensione del proprio target si tramuta in buone ipotesi sull’orario migliore per spedire una mail a un utente che fa capo a uno dei nostri modelli.

Su liste di media dimensione, dividi in segmenti l’invio e spediscilo in orari diversi. Poi attendi e osserva.

Un po’ di buonsenso

Eppure, nel turbinio di case study e presunti segreti sussurrati sottovoce tra marketer, si tendono a dimenticare tutta una serie di spunti (per nulla) banali.

Ecco da cosa dovresti partire.

  • La prima cosa che molte persone fanno la mattina è mettersi al pari con le email non lette. Tuttavia, il lunedì ritroviamo le email dell’intero weekend (e di qualche early riser del lunedì stesso). Martedì, mercoledì e giovedì sono giornate tutto sommato neutre.
  • Puntare alla metà o al tardo pomeriggio potrebbe sembrare interessante, ma il rischio è quello di piazzare la nostra email di fronte a persone incastrate nelle loro to-do lavorative o intente a chiudere la giornata, meno propense a considerare una newsletter rispetto alle più urgenti email di lavoro.
  • Se da ciò consegue che più il tuo è un target impegnato, che solitamente processa decine (o centinaia) di email al giorno, diventa più importante trovare il tempismo giusto nell’invio.
  • Inoltre, proprio chi ricevere giornalmente una valanga di email dalle diverse priorità potrebbe essere abituato a lavorare in blocco, processandole tutte in un solo colpo a diversi orari prestabiliti durante la giornata.
  • Il mercato B2B è parecchio diverso da quello B2C. Puntare un decision maker aziendale richiede una conoscenza ancora più approfondita di come questi interlocutori si rapportino alle newsletter.
  • Tutte quelle email che richiedono azioni importanti da compiere per l’utente rappresentano un caso a parte. Comunicazioni di servizio, legate a prodotti o servizi di cui facciamo uso tendono a travalicare l’orario migliore di invio tanto più importante l’azione da compiere.
  • Maggiore la trust da parte dei tuoi clienti, minore la necessità di centrare l’orario giusto. Ci sono mail che leggo a prescindere dall’orario di ricezione perché apprezzo l’azienda che me le spedisce e anzi, sono io per primo a attenderle. Punto. Dove manca la trust si può lavorare di strategie ADV a supporto della propria attività DEM, per esempio in remarketing in AdWords o con campagne in Google AdWords, in Gmail.

Pensa in modo creativo:

Qualche altro spunto attivando un po’ di pensiero laterale?

Se lavori con il B2B, evita gli orari secchi come per esempio le “11:00” ma punta a un migliore “10:50”. Molte riunioni sono fissate a orari prestabiliti e le persone ricevono le notifiche direttamente sul cellulare. Potresti cogliere ulteriore attenzione da parte di chi si trova in attesa di una riunione, con il cellulare tra le mani.

Infine ricorda che, dopotutto, il punto non è centrare l’orario migliore, ma evitare che la tua mail venga spazzata via al suo arrivo da un utente che non è motivato a leggerla.

A che ora spedisci le tue newsletter?
Come sei arrivata a questo orario?

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

6 commenti

  1. Articolo interessante, in effetti evitando gli orari secchi come consigliato dall’articolo abbiamo ottenuto subito un maggior riscontro.

  2. Grazie Francesco,

    articolo interessante in quanto con la newsletter faccio un po’ fatica a comunicare. Ho un’apertura al 16% media che mi sa che è bassina (o sbaglio?).

    Farò tesoro dei tuoi consigli 🙂

    Paolo

  3. Articolo che offre spunti interessanti. Anch’io faccio spesso email marketing e ho sempre scelto il lunedì mattina per inviare la mia newsletter. Dopo diversi test con le prime newsletter mi sono convinto del fatto che a seconda del target cambia anche la percentuale di successo dell’apertura della email. Alcune volte la percentuale di apertura arriva al 30%, altre volte al 12%.
    Ma in generale il successo di una newsletter dipende da tanti fattori, l’importante è fare tanti test.

  4. Considerazioni davvero molto interessanti! L’orario secco in effetti ripaga poco e virare verso qualche minuto in anticipo o successivo sembra assolutamente la scelta migliore. Anche se il succo dell’articolo lo ritrovo nella frase finale; per motivare l’utente ad “aprire” la newsletter bisognerebbe comunque puntare anche ad altro. Forse anche ad un oggetto “attraente”