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Abbiamo raggiunto il punto di saturazione con i “titoli” dei professionisti dei social media?

Piacere: sono un social media examiner & Twitter business expander

Non sono mai stato un grande fan di tutte quelle definizioni altisonanti che -non solo in campo di marketing- certe persone arrivano ad appiccicarsi addosso. Tuttavia, sull’onda di questo articolo, ho deciso di scriverne anch’io un paio di righe.

Sul serio, quanto siamo andati oltre negli ultimi tempi?
Molto più in là del semplice “guru”.

Se ti guardi intorno, nelle bio di Twitter, tra le info dei profili su Facebook, nelle care vecchie “About Me” dei blog spuntano come funghi tutta una sfilza di titoli composti da un mix spesso casuale delle parole “Ninja”, “Expert”, “Guru”, “Leader” (anche quando legati a utenti assolutamente italiani) seguite da un qualche social network o media di riferimento.

Ora.
Una cosa bisogna dirla.

Vogliamo raccontarcela giusta e riconoscere quanto probabilmente non esista cliente al mondo che si sia mai fatto influenzare da un simile titolo? Voglio dire, passi il sorriso che ti sale quando qualcuno ti si presenta sciolinando tutto il malloppone dei titoli di cui sopra, ma davvero vogliamo convincerci che si tratti della naturale evoluzione del modo di raccontare la propria professionalità in un ambito ancora decisamente nuovo rispetto a tutti gli altri?

Oppure si tratta di una mossa decisamente poco lungimirante, che rende fumoso il descrivere cosa davvero si sa fare e riesce alla meno peggio a incantare solo il tipo di persone con cui poi, effettivamente, mai e poi mai vorremmo avere a che fare?

O ancora è una quasi giustificazione per posizionare sè stessi nel resto del mondo (o nella propria azienda) cercando un legittimo riconoscimento di realtà professionali che -anche attraverso titoli talvolta esagerati- si affermano ogni giorno sempre di più?

Che ne pensi?
Hai mai dato un qualche peso a questi titoli o sono invece un ottimo indice di (non) professionalità?

foto: ©pressmaster – Fotolia.com

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

9 commenti

  1. Io non ho mai dato peso a questi titoli, li trovo del tutto inutili.
    Ma come ben sai Francesco, al mondo ci sono un sacco di cose inutili (e talvolta anche dannose) che però trasmettono piacere alle persone: prova a pensare alla sigaretta.
    Che utilità ha una sigaretta?
    Nessuna, se non quella di aggravare la salute della gente.
    Eppure milioni di persone in tutto il mondo provano un senso di benessere, tranquillità e relax nel fumare una sigaretta.
    Allo stesso modo funzionano più o meno questi “titoli autoconferiti”, la gente prova evidentemente un senso di “grandezza” nel farsi chiamare guru, leader, expert e via dicendo.
    Va beh….contenti loro….
    Ormai è diventato di moda, secondo me basta ignorare queste cose e non dare loro troppa importanza, è la prima regola per sminuirne il valore.

  2. Credo che siano titoli che alla fine non rappresentino niente, ne qualifichino maggiormente una persona.
    Probabilmente è solo un’evoluzione della terminologia che si adatta alla nuova realtà.

    Alla fine è un po’ come dire operatore ecologico, al posto del classico spazzino (e con questo non vorrei offendere nessuno, ne ho niente contro questa categoria di lavoratori).

  3. Post interessante e, in un certo modo, coraggioso. Abbiamo ampiamente superato il limite e siamo diventati imbarazzanti: parliamo come fossimo dei, un linguaggio avulso che pare paradossalmente arcaico e ci attribuiamo dei “nomignoli” ridicoli che non hanno nulla a che fare con la nostra realtà.
    Si dovrebbe tornare con i piedoni per terra….

  4. A me sinceramente fanno abbastanza ridere sti tizi.. sono come quelle ragazzine che su facebook aggiungono al loro nome ” The Best” o accrescitivi del genere.
    Per quanto riguarda i nomi “guru” ecc.. potrebbero essere accattivanti per quella sfera di persone un pò ingenua e completamente analfabeta per quanto riguarda il mondo web, portandola a pensare che chi sa quale grande esperienza abbia questo individuo per nominarsi in tale modo..

  5. Permettimi di citare una massima che si usa nelle alrti marziali ” la cintura serve solo a tenere su i pantaloni”. Il titolo acquista significato e valore sul campo, altrimenti hai solo occupato molto spazio sul tuo bigliettino d visita.

    Vorrei aggiungere una cosa che almeno a me infastidisce da matti. Leggere sugli about la propria descrizione in terza persona. Ma se nei post mi dai del tu, se hai aperto un blog per essere comunicativo e “friendly”, perchè quando mi parli di te ti esprimi in burocratese? 🙂 e magari sei pure “Comunicascionguruseo”

  6. Personalmente mi è capitato spesso di domandarmi chi gli avesse attribuito tali titoli e in base a cosa.
    Nei miei recenti viaggi sulla rete, in cerca di un sito che fosse come il tuo, sono incappato in molti di questi esperti, ma onestamente mi hanno spaventato più che attratto, si mostravano come santoni della nostra era.

  7. “Auto-attribuirsi” un titolo non significa molto. Meglio riconoscimenti più formali.
    Il più assurdo che trovo è il titolo di “Evangelist”.

  8. Personalmente non l’ho ancora trovato, ma anche il “Ninja” che cita Francesco non è male. Chissà quando arriveranno i Jedi a fare piazza pulita 😉

  9. Mah, mah.
    Onestamente non li trovo esagerati, e tantomeno una novità.
    Uscendo dall’ambito Social:
    la Adobe da il titolo di “Adobe Guru” a tutti quei professionisti del settore che raggiungono l’eccellenza utilizzando i loro software;
    in Microsoft ci sono diversi architetti del software che reggono il titolo di Evangelist;

    Di sicuro non si sono dati questi nomignoli da soli e tutto questo avveniva già molto prima dell’avvento di Facebook, Twitter e dell’era social media.

    Imho