Quando dovresti pianificare i tuoi obiettivi sui social media?

Navigare a vista

Come pianificare obiettivi Facebook e Twitter

Ogni brand che si rispetti, quando si tratta di scendere in campo e proporsi come presenza attiva sui social media, deve avere una strategia.

Pianificare le metriche, valutare gli obiettivi, mettere un mattoncino sopra l’altro con una visione globale in mente.

Suona quasi banale a scriverlo, vero?

Eppure, non tutti la pensano esattamente così.

È suonata piuttosto strana ad alcuni l’affermazione di Guy Kawasaki pronunciata durante un intervista a Inc.com riguardante la strategia che un brand dovrebbe adottare nel rapportarsi ai social media.

L’affermazione in questione era:

Just dive in. Dive in to Facebook or Google+ or Twitter. Create a personal account and test the water. See what those sensibilities are, and just have at it. This is very different than the typical expert telling you that you first have to set your strategy and your goals and have this massive document and a working plan. I think that’s a mistake. It’s very difficult to create goals and strategies for something like Google+ or Facebook or Twitter if you’re not familiar with Google+, Facebook, and Twitter.

ovvero:

Tuffatici dentro. Tuffati in Facebook, Google+ o Twitter. Crea un account personale e testa le acque. Valuta quali siano le sensibilità e inizia ad averci a che fare. Tutto ciò è molto diverso dal classico esperto che ti dice che devi prima di tutto impostare la tua strategia e i tuoi obiettivi e avere questo enorme documento e un piano d’azione. Penso sia un errore. È molto difficile creare obiettivi e strategie per qualcosa come Google+ o Facebook o Twitter se non sei a tuo agio con Google+, Facebook o Twitter.

Davvero per un brand è sufficiente tuffarcisi dentro?

Da un lato, viene da pensare (come lo stesso Jay di Convince&Convert nel primo link lassù in alto) che le strategie sui social media, in senso stretto, non esistano. Esiste (dovrebbe esistere) una strategia di business in senso più ampio, in grado di venire declinata su diversi mezzi che tornino di volta in volta efficaci per raggiungere degli obiettivi.

Parlare quindi di una “strategia per Twitter” (o Facebook, o Google Plus) rischia di diventare fuorviante per chi -l’azienda- può non sapere esattamente come pesare le parole. Ma davvero si può pensare di eliminare del tutto un piano d’azione perché non è possibile definire gli obiettivi sui social media senza averli vissuti a fondo?

D’altro canto, forse è necessario davvero tuffarcisi, sui social. Facendo errori, sperimentando, cercando di interpretare i bisogni del proprio brand prima ancora di ricercare il supporto di un partner o consulente esperto.

Ma hey, non è proprio il lavoro di un consulente esperto evitare gli scivoloni, tanto probabili quanto penalizzanti per chi cerca di ritagliarsi un proprio spazio su social sempre più affollati e attenti a come si comportano i brand?

La risposta ai due approcci potrebbe variare sulla spinta di una sorta di “credibilità acquisita”. Brand che già godono di visibilità riflessa, o che non avrebbero bisogno di investire davvero sui social potrebbero essere più interessate a giocherellare, sperimentare, navigare a vista.

Ma tutti gli altri? 😛

Immagine: @ Fotolia – ioannis kounadeas

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

4 commenti

  1. A monte di tutte le strategie, per un brand/azienda, esistono le persone, il cliente è una persona e per questo è il primo che deve capire, o farsi consigliare, qual è il migliore media per la sua azienda.
    Buttarsi senza capire, può generare errori (oppure no), può servire per “sporcarsi le mani”, ma una riflessione prima del “tuffo” andrebbe fatta, è forse per questo che la distanza (generazionale, di esperienza, di alfabetizzazione digitale, …) sui social media da parte delle PMI (ad esempio) è in italia ancora ampia. Per uno del settore (web) è facile utilizzare questi strumenti, ma adattarli al cliente è più complesso; scegliere la via migliore, lo strumento più adatto… Non è sempre detto che quel social vada conquistato, il buttarsi per un timore di cybersquating sul nome account, oppure sono peggio ancora gli account che vivono un inizio frenetico, e poi cadono nel vuoto dei NON aggiornamenti, delle date con mesi di distanza…

    Se si chiamano social è perchè sono fatti e frequentati dalle persone, e devono essere i clienti come persone a capirlo per primi, quando si trattta di una azienda il discorso può sicuramente contenere una pausa di riflessione, per capire quale sia la strada, per “frequentarla” e valutarla. Usare twitter non è come utilizzare Facebook.

  2. Credo che ci voglia sempre una via di mezzo tra i due ” Stili ” , la visione d’insieme la deve dare il consulente, ma solo il titolare del proprio business/prodotto conosce benissimo i propri servizi .

  3. I Social Media ormai sono diventati una vera e propria disciplina: credo che ormai sempre più esperti del settore abbiamo percepito quanto è importante attuare strategie di Marketing sui canali Social. Ma quanti clienti possono apprezzare questo tipo di attività?

  4. Penso che in ogni caso non vada confuso il mezzo con lo scopo:troppo spesso si vedono pagine fan povere di contenuti perché l’azienda in questione ha aperto un account Facebook perché “così fan tutti”.
    Dall’altra parte poi c’è sempre il rischio di essere eternamente “quasi” pronti, di continuare a rimandare la messa on line per inseguire un’ideale di perfezione che non esiste.
    Che questo nasconda in realtà una forte paura di confrontarsi con la rete?