Hey, passato una buona estate?
Ricaricato le pile, colmata la lista di bozze e buoni propositi per il rientro? 🙂
Partiamo a razzo? Dai.
Parliamo di Facebook e della sua nuova crociata -hurrà!- contro le tecniche di click baiting più becere.
Sì, va bene, ma cos’è sto click baiting?
Diciamo che se avessi voluto fare click baiting, avrei potuto condividere questo post su Facebook rinominandone il titolo “Non avresti mai immaginato perché un povero Lego stormtrooper c’entri qualcosa con Facebook”. Avrei infilato magari parte dell’immagine di cui sopra facendo leva sul vedo-non vedo. Magari, avrei potuto usare una qualche celebrità, arrampicandomi sui vetri per tirare un filo conduttore.
Avrei cercato di fregarti un click giocando sporco con la tua curiosità, portandoti verso un articolo del cui contenuto non avevi piena consapevolezza.
Ecco, il click baiting è proprio questo. Una mezza fregatura. E Facebook, scoprendo l’acqua calda, ha capito che agli utenti non piace. In un sondaggio, pensa un po’, ha scoperto che a otto persone su dieci interessa leggere un titolo esplicativo che le aiuti a comprendere dove stanno cliccando e cosa leggeranno. Piuttosto che? Piuttosto che cliccare a caso su tutto ciò che si muove, credo.
Comunque, la cosa interessante è un’altra.
Come determina Facebook cosa è (e cosa NON è) click baiting?
Una buona domanda, non credi?
Due i fattori per ora resi pubblici.
- Il tempo che un utente spende sul sito esterno dopo aver cliccato il link. Come già in Google, anche in casa Zuckerberg si inizia a guardare all’utilizzo dei contenuti off-site per prendere contromisure drastiche on-site. Se l’utente rimbalza come una molla su Facebook troppo in fretta, qualcosa non quadra nel post che ha cliccato.
- Il rapporto tra click ricevuti e il numero like, commenti e condivisioni. Se una valanga di persone clicca il tuo link ma pochissime si prendono un’altra manciata di secondi per premere like, condividere o commentare, significa che tutta ‘sta qualità il tuo link alla fine non conteneva.
Insomma, Facebook sembra chiedere una sola cosa: non mentire. Questi due fattori -più una modifica all’algoritmo della dashboard, passato in secondo piano, che vediamo tra un attimo- suggeriscono a gran voce la direzione in cui il social sta andando.
Come fare dunque? Dubito che Facebook stia lavorando (ma ci spero, sotto sotto) a un sistema per riconoscere in maniera davvero intelligente quando un titolo è costruito ad arte per ingannare l’utente e guadagnare un click e quando no. Per ora un sistema empirico come quello sopra rappresenta una buona approssimazione. Approssimazione da tenere molto in considerazione.
Come soddisfare Facebook?
Come evitare di sembrare intenti a raccogliere click fraudolenti, anche quando così non fosse affatto?
Come accorgersi dell’attuale condizione dei propri post?
- Se devi condividere un link, usa la condivisione di link, non una foto la cui descrizione contenga il link stesso. È questa la seconda modifica passata sottotono nel recente post sul blog ufficiale. Facebook sembra aver rilevato come gli utenti preferiscano cliccare un link “vero” piuttosto che un surrogato che faccia uso degli album della pagina brand. Questi ultimi saranno semplicemente mostrati meno in bacheca.
- Tieni d’occhio il bounce rate da Facebook tra le statistiche del tuo sito. Quando proprio il tempo di permanenza on-site diventa un parametro rilevante, chi meglio di un Google Analytics qualunque per monitorare il fronte? Magari impostando una segnalazione automatica qualora questo specifico bounce salga oltre livelli accettabili?
- Sii diretto. Che poi è come dire “Sviluppa contenuti di qualità”, ma un po’ meno banalizzato. Un contenuto di qualità che colpisce venti persone su cento è molto meglio dello scrivere un articolo fuffa cercando poi di svenderlo agli stessi cento, non convincendone nessuno.
La sfumatura insomma è debole. A conti fatti, anche un buon articolo potrebbe venire incastrato nelle maglie del nuovo algoritmo nel momento in cui soddisfi più o meno coscientemente le condizioni viste in precedenza. Facebook sembra voler dire soprattutto: usate i mezzi che vi diamo nel modo in cui li abbiamo pensati senza piegare una forma di share per inseguire qualche click in più.
Click baiting: quanto spesso ci caschi? 😛
Ciao Francesco, mi sembra che il tuo blog sia molto attento ai cambiamenti di Facebook. Cosa ne pensi dei siti che vendono fans come venitafan.it o marketing-seo.it per citarne alcuni?
Io credo che sia un sistema valido, te?
Secondo me Saverio, sarò un po troppo meritocratico, ma a me fanno schifo quei sistemi, anche se da quando sono nel mondo del web, capisco che le cose non sono affatto pulite, insomma il web e lo specchio della vita terrena.E anzi segnalo che lavornado ogni tanto su piattaforme freelance anche li si comprano e vendono like ecc. assurdo secondo me.
Comunque non sapevo o almeno non conoscevo cosi bene questa pratica del click baiting, devo approfondire le mie conoscenze per quanto riguarda il social media marketing.