La lunghezza di un articolo influenza la durata media della visita?

Questione di forma. E di sostanza.

Come aumentare il tempo di permanenza sulle pagine del blog
©Elena Kharichkina/Shutterstock.com

La durata della visita, intesa come media del tempo che gli utenti investono sul nostro sito, è uno di quei parametri spesso tracciati con dovizia in Google Analytics poiché in grado di ribaltare le sorti di un progetto.

(parentesi in apertura: ti ho già parlato del mio prossimo corso in Google Analytics? No? Ci torniamo nei prossimi giorni 🙂 )

Perché se le persone non ti leggono, fermandosi fisicamente sui tuoi contenuti quanto basta, puoi anche avere il prodotto migliore del mondo ma non andrai così lontano. Un utente che dedica pochi secondi a una pagina di vendita o una scheda di prodotto è un utente che nel migliore dei casi non ha avuto tempo di approfondire. Nel peggiore, un utente che non ha superato la barriera d’ingresso data dal contenuto stesso che hai scritto.

L’obiettivo, in questo caso, è lampante: aumentare il tempo di permanenza sulle pagine chiave. Aumentarlo così da ottenere dati migliori, più granulari e su cui iniziare a pesare poi il valore delle nostre conversioni.

In un blog, un falso mito che ancora oggi resiste è che il tempo di permanenza dipenda in un certo modo da quanto lungo è l’articolo. Che se non arrivi a costruire un post pilastro ogni volta il tuo dato galleggerà sul laconico minuto, minuto e mezzo di tempo di permanenza. Al massimo.

E invece no.
Affatto.

La lunghezza del tuo prossimo articolo non influenzerà la durata della visita.

Perché concentrarsi sul mero dato quantitativo – il numero di caratteri che hai scritto- è riduttivo e irrispettoso per i tuoi lettori. Quante volte tu stesso, di fronte a un articolo da qualche migliaio di parole hai semplicemente scansionato la pagina, per poi dirigerti altrove?

Quante volte, mancando uno spunto preciso all’azione, hai semplicemente archiviato un buon link con il proposito di tornarci in un secondo momento, terminando la visita a quella pagina dopo pochi istanti?

Questione di forma. E di sostanza

No, la durata media della visita al tuo ultimo articolo non dipende da quanto è lungo.
Puoi rilassarti, ora.

E pensare a ciò che davvero il tuo articolo comunica.

  • Stai facendo un uso ragionato del tuo primo paragrafo, vitale tanto per la SEO quanto per far scaturire quella prima scintilla d’interesse nel tuo lettore?
  • Stai facendo uso di pochi e importanti grassetti, su passaggi chiave del tuo ragionamento?
  • Stai lasciando spazi di decompressione visiva (paragrafi ben spaziati e testi ariosi) che mi permettano davvero di ricevere l’informazione?
  • Stai proponendo link che si aprono in una finestra separata? E mi stai chiaramente indicando questo aspetto, in modo che non mi debba neppure porre la domanda, ma semplicemente agire?
  • Stai facendo un uso efficace delle titolature interne, che insieme consolidino il messaggio dei paragrafi che sottendono?
  • Sei pronto a coltivare una buona discussione nei commenti, così da completare con esperienze di terzi il tuo contenuto originale?
  • Stai dimostrando di rispondere, soprattutto, ai nuovi commenti con la stessa cura che hai riposto nell’articolo?

È tutto qui.
Vuoi aumentare il tempo di permanenza sulle tue pagine?

Concentrati su come l’articolo si propone, non su un’ideale lunghezza media da raggiungere.

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

7 commenti

  1. Quanto dici mi trova concorde.

    Ho fatto alcuni articoli, che per contenuti potrebbero meritare la chiave del successo del mio settore, uno addirittura con poco più di 6000 parole.

    Non ho ottenuto risultati come con articoli molto più corti e meno qualitativi.

    La differenza stava nel tono usato, nei paragrafi ampi, nei grassetti esplicativi…

    Però dal punto di vista personale un po’ irrita, dato che vorresti premiato il duro lavoro.

  2. Un articolo interessante… che fondamentalmente ricorda una cosa, che a scrivere siamo capaci tutti, ma a scrivere bene ragionando … non proprio tutti… la professionalità le competenze e di conseguenza la qualità di quello che si scrive paga sempre!

  3. Stampo l’ultima parte e la metto nella mia bacheca delle meraviglie! ^_^

    Io ho scritto un lunghissimo testo con immagini di cui ho acquisito i diritti e/o realizzate da me per spiegare in maniera approfondita una nicchia nel settore food di cui mi occupo.. Però non l’ho ancora pubblicato.

    È composto da 8000 parole, la pagina di wikipedia di questo argomento ne ha 650.

    A questo punto non sono sicuro se sia meglio pubblicarlo così com’è o spezzettarlo.. A me piacerebbe pubblicarlo così com’è suddividendolo in capitoli con i titoli in grassetto e link ancora all’inizio, proprio come wikipedia.

    Eventualmente gli utenti potrebbero anche scaricare l’articolo in formato epub/pdf, posso chiederti cosa ne pensi? 🙂

    Grazie mille!

  4. Ciao Francesco,
    ho trovato molto interessante il tuo articolo, però io ho una visione leggermente differente.
    Ovviamente la forma e la sostanza sono assolutamente il parametro primario per far restare gli utenti incollati al monitor. Però prendi un articolo ben scritto, lungo 1000, 1200 parole per esempio, realizzato con un copy “persuasivo”, amichevole e ottimamente formattato (paragrafi, liste puntate, avere ottime discussioni nei commento e via dicendo).

    Se in ogni articolo ci sono queste caratteristiche, allora incrementando la lunghezza secondo me potrai anche aumentare la durata di permanenza sul sito. Non trovi?

  5. Ciao Francesco,

    Hai colto nel segno! Anche dal mio punto di vista non ha importanza la lunghezza o meno dell’articolo, ma la qualità, l’intrattenimento e l’esposizione dello stesso. Ritengo che un buon articolo debba suscitare riflessioni,dare ciò che promette ed essere la risposta,piccola o grande che sia, che l’utente sta cercando.

    In molti puntano a creare Blog fondati sulla quantità dei Post pubblicati piuttosto che sulla qualità degli stessi, da come la vedo io trovare un buon compromesso è la chiave per dare freschezza al Blog e allo stesso tempo aumentare il suo valore.

    Ti Auguro una Buona Giornata 🙂
    Daniele

  6. Grazie Francesco e grande articolo!
    Su internet i pareri che ho letto sono molto discordanti ma la maggioranza propende per articoli chilometrici (forse per via delle regole seo) e trucchetti vari e assortiti per “obbligare” il lettore a rimanere piu’ tempo possibile sulle pagine con l’uso di particolari plug in.
    Ciò che hai scritto mi rincuora e ne farò tesoro.
    Grazie.