Scrivere meno, comunicare meglio: la logica del segnale stradale

flickr.com/photos/carbonnyc/33413040/

Quello che stai per leggere è un contenuto evergreen, ovvero un articolo così fantastico da non non poter rimanere troppo a lungo nell’archivio. È stato ripubblicato l’ultima volta durante agosto 2016. Buona lettura!

Quanto puoi permetterti di perderti in chiacchiere?

Immagina di trovarti come ogni giorno nella tua auto, immerso nel caotico traffico cittadino, e di scoprire come ogni elemento della segnaletica stradale si sia trasformato in una prolissa sequela di frasi, appunti, analisi sulla buona guida e sulle problematiche del tratto di strada in questione.

C’è un motivo per cui ciò non accade.

Un segnale stradale in qualunque parte del mondo esso si trovi unisce ad una simbologia ben precisa uno ed un solo concetto, in modo che questo sia estremamente riconoscibile anche in situazioni dove sia necessario mantenere alta l’attenzione su più fronti. In secondo luogo ogni singola parola al suo interno rappresenta la sintesi più estrema del concetto da trasmettere.

Ecco perché non si dice “Attenzione, è richiesto di arrestare il veicolo. Altre macchine potrebbero sopraggiungere in maniera non direttamente visibile.” Ecco perché si dice invece “STOP“.

D’altronde quando si è alla guida non c’è tempo da perdere e l’attenzione deve essere suddivisa tra aspetti ugualmente importanti: condizioni del veicolo, flusso del traffico, situazione climatiche e non ultime proprio tutte le indicazioni stradali che ci permettono di compiere in sicurezza il tragitto.

Ora immagina che colui che guida l’auto sia l’utente e tu, blogger, il cartello a lato strada.
Quanto puoi permetterti di perderti in chiacchiere?

Scrivere meno, comunicare meglio

Ora portiamo il tutto al di qua del monitor.

Spesso sul web si ha la tendenza ad enfatizzare qualsivoglia discorso. Ad usare cioè dieci parole quando due sarebbero state più che sufficienti. Tendenza che prende il sopravvento soprattutto quando ci troviamo a lasciare un commento ad un articolo altrui.

Magari guidati dalle migliori intenzioni, cerchiamo di sforzarci al meglio per essere completi ed esaustivi. Quello che la maggior parte delle volte viene percepito, è invece un monolitico blocco di testo in cui giri di parole e inutili preamboli prendono il sopravvento sui concetti da trasmettere.

Con il risultato che chi quel messaggio dovrebbe leggerlo (e rispondere, e citarlo, e riprenderlo) abbandona invece la lettura prima ancora di iniziarla, abbozzando forse qualche risposta scontata.

Ma come cercare di rimanere a tutti gli effetti leggibili senza banalizzare i concetti o apparire scontati? Questo il segreto: ricordare il modo in cui funzionano i segnali stradali.

1. I segnali stradali sono concisi

Non usare dieci parole quando due sono più che sufficienti.

Se sei solito scrivere di getto, sforzati di non cliccare su “Invia commento” prima di aver riletto almeno un paio di volte ciò che hai scritto.

Probabilmente almeno la metà delle parole che hai usato non sono indispensabili o sono semplicemente ridondanti. Rimuovile senza pietà e rendi il tuo commento leggibile anche dal più distratto lettore di passaggio.

2. I segnali stradali sono focalizzati

Se il tuo commento richiede una certa estensione proprio per il fatto di trattare argomenti complessi, cerca di mantenere il discorso focalizzato con frasi brevi e in grado di autosostenersi.

Utilizza liste puntate per suddividere più blocchi concettuali. Non anticipare cosa stai per scrivere, bensì scrivilo e basta, senza troppi preamboli.

Un rapido test è questo: se nemmeno tu riesci a cogliere al volo il senso del tuo commento una volta averlo scritto, è bene ricominciare da capo suddividendo ancora più in profondità i concetti.

3. I segnali stradali non pretendono di esaurire il discorso

Ci sono argomenti che semplicemente ci toccano nel vivo, riguardo ai quali vorremmo avere pagine e pagine per portare avanti il discorso.

La cosa più sbagliata che puoi fare in questa situazione è cominciare a comporre una valanga di commenti senza un preciso criterio nella speranza che qualche anima pia si prenda la briga di leggerli e intavolare una discussione.

Non mi fraintendere. I commenti estesi rappresentano in un certo senso la competenza di chi legge un blog, ma proprio in questo caso (per cercare di utilizzare questa tua competenza in modo costruttivo) dovresti tentare di limitare questa tentazione e proporre, magari assieme a commenti più sintetici, un vero e proprio guest post all’autore del blog in questione.

Il vantaggio sarà duplice: l’autore sarà orgoglioso di aver stimolato una risposta competente tra chi lo legge, e tu avrai potuto esporre la tua visione non solo in qualche sperduto commento a fine pagina. C’è sempre spazio per la discussione su di un buon blog, e non dovresti avere il timore di proporla tu per primo quando un argomento te ne dà l’occasione.

4. I segnali stradali fanno ampio uso del “white space”.

Un buon concetto ha bisogno di spazio per respirare.

Fai in modo che i tuoi commenti siano semplici da leggere.

Parti da frasi brevi, di cinque, dieci parole che racchiudano il succo di ciò che stai per dire. Prosegui focalizzando un concetto per paragrafo, spaziandoli adeguatamente l’un l’altro. Sfrutta la capacità delle liste di veicolare molte informazioni in maniera naturale.

Ricorda che lo spazio bianco è parte fondamentale di ciò che stai scrivendo, un vero e proprio supporto visivo alla leggibilità del tuo discorso.

Less Is More!

Che ne pensi? 😀

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

10 commenti

  1. Purtroppo essere chiari e concisi è un dono molto raro.

    Ci vogliono anni ed anni di studio, impegno e dedizione e tanta pazienza quando si scrive nel leggere e rileggere bene sempre tutto.

    Condivido appieno le tue considerazioni anche se molto spesso mi rendo conto di non riuscirle a metterle in atto.

    😉

  2. less is MORE… penso che sia fondamentale: è più facile aggiungere che togliere come in ogni “blocco di marmo” in cui è nascosta una statua e bisogna rimuovere del materiale per portarla alla luce.

    KIS,S (la virgola è volutamente stata aggiunta per far capire l’ironia 😉 prima che qualcuno inizi a pensare male…)

  3. Daccordo su tutta la linea.
    Ma soprattutto daccordo con Davide. Saper essere coincisi è un dono (che si può affinare ma sempre un dono).
    Chi lo possiede è bene che non sprechi…

  4. Condivido quello che hai scritto; però è vero anche che spesso l’essere un po’ più prolissi è necessario, magari se si parla di un argomento particolarmente puntiglioso, dove l’essere troppo diretti può essere controproducente e si rischiano fraintendimenti, equivoci ecc… Ciao!

  5. Bellissima qualità, la concisione! Direi che in un blog è fondamentale: articoli sintetici, diritti al punto, sono molto apprezzati dai lettori. Ho l’impressione che a volte la sintesi vada sacrificata per motivi di SEO: in effetti, per far entrare certe chiavi, si deve aggiungere qualche ridondanza che al lettore “normale” può anche sembrare un po’ ridicola! ^^
    Per quanto riguarda i commenti, tutti dovremmo sforzarci di essere il più concisi possibile, altrimenti diventa materialmente difficile e “pesante”seguire il filo della discussione.

  6. Apprezzo molto il tuo blog e come scrivi, stranamente però (non me ne volere) questo articolo l’ho trovato un po’ prolisso… 😛

    Ricordo un post di Daniel Scocco dal titolo : “Go Straight to the Point” e il testo di una sola parola: “Period.”

  7. @Fabio. Grazie per il link! Scoperto altro interessantissimo blog da aggiungere a quelli da tenere sempre in primo piano. Insieme a quello di @Francesco ovviamente 🙂