Quag, gli utenti e le sfide di una startup

Domandare è lecito…

Cercare utenti stessi interessi

Insomma, Quag è nato.

In un paio di parole, Quag risolve un bisogno: mettere in contatto tutte le persone che effettuano ricerche simili in rete (su Google, su Bing) in modo da poter poi instaurare su queste ricerche un network di domande & risposte trasversale.

Se per esempio stai cercando “microfono professionale USB” su Google, forse potrà interessarsi conoscere l’opinione di tutti coloro che, più o meno recentemente, sono andati alla ricerca di hardware di tale tipo. Ed entrare in contatto con loro, ponendogli una domanda ancora più precisa.

Quag si presenta come un portale vero e proprio, legato a doppio filo con la SERP di Google (o, di nuovo, Bing) e un paio di add-on per Firefox e Chrome in grado di potenziare Google stesso.

Ora, a prescindere dalle opinioni più o meno di pancia sul progetto e sull’investimento fatto, credo sia molto più interessante soffermarsi su un altro paio di aspetti. Aspetti che si presentano peraltro ciclicamente su qualunque nuovo progetto cerchi di attirare la nostra attenzione.

1. Privacy

Checché se ne dica, da utenti curiamo molto la nostra privacy. O meglio. Non ce ne curiamo affatto sino a che qualcuno non punta il dito verso problemi più o meno marcati. E lì son dolori.

In questo Quag dovrà stare parecchio attento nel trattare un dato che, se per una ricerca in ambito turistico può apparire molto giocoso, in altri ambiti (quello medico) può diventare estremamente sensibile.

2. Memoria

Sempre da utenti, possiamo dire che la nostra memoria faccia abbastanza …schifo. Personalmente per adottare un nuovo strumento adotto ogni trucco mentale più o meno efficace. Dal cambiare la mia pagina predefinita all’apertura del browser, agli alert sul calendario, fino a sostituire il bookmark di Facebook o del mio stesso blog con quello del nuovo tool da adottare.

Si dice che la mente impieghi 30 giorni per adottare un nuovo comportamento. Fai qualcosa di diverso per almeno 30 giorni e sarà diventato routine. Vale per la palestra. Per un nuovo software. E vale anche per un servizio che si pone come obiettivo rispondere alle tue domande in modo, beh, nuovo.

La vera sfida non è tanto proporre un prodotto di qualità al giorno zero.
La vera sfida è farlo ricordare agli utenti il trentesimo giorno.

3. Gamification

LinkedIn ha fatto della gamification una delle sue ultime e più potenti armi. Dato che il valore del famoso network professionale è rappresentato dai curriculum degli utenti stessi, una banale progress bar e qualche stimolo visivo sono stati più che sufficienti.

Logiche di gamification ci consentono di andare a sfiorare quella sfera di gratificazione personale -più o meno fine a sè stessa- che torna tanto utile nel permettere agli utenti di ricordarsi di noi.

Alcuni social, Foursquare prima di tutti, vivono di gamification poiché senza di essa sarebbero solo uno sterminio di check-in più o meno commentati. Altri, come per l’appunto LinkedIn, usano percentuali di completamento. Quag in parte già lo fa; dovrà solo trovare la sua via.

4. Nicchie

C’è stato un tempo per inventare social network in grado di soddisfare i bisogni più semplici degli utenti (stare con gli amici, condividere diapositive, brevi messaggi in 140 caratteri, fotografie, curriculum, video) e ora, semplicemente, questo tempo è finito.

Difficile reinventare la ruota e avere successo, perlomeno senza aggiungere niente. Quag in questo si pone come una nuova lente su qualcosa che già esiste e funziona bene. E questo lo si deve ammettere. Niente “alternativa italiana a…”. Semplicemente una nuova lente.

Quag, per avere successo, dovrà realizzare come questo tipo di lente tanto meglio funziona quanto precisa è la nicchia. Usa Quag in ambito turistico e hai uno strumento potente per dialogare con persone che vogliono intraprendere il tuo stesso viaggio. Usa Quag in ambito accademico e potrai propormi utenti “premium” certificati da università. Usa Quag in un qualsiasi ambito in cui sia attiva una nicchia e, più che sostituirti al leader in essa, potrai attingere trasversalmente a una enorme quantità di conoscenza bisognosa di opportune forme per esprimersi al meglio.

Quag

Alla fine, il successo di un qualsiasi servizio lo fanno gli utenti.

Banale vero? Progetto italiano o Made in Silicon Valley, se il tuo servizio non incontra i favori degli utenti in modo che questi lo colmino di valore aggiunto non andrai lontano.

In questo Quag ha di fronte, esattamente come qualunque altro servizio in bilico tra l’utilità e la memorabilità, diverse sfide. Ce lo dirà il tempo.

Ci hai già fatto un giro? 😛

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

13 commenti

  1. Ho tre grandi perplessità su Quag:

    1) Impiego dei dati raccolti – la privacy sarà anche tutelata tra utenti, ma il loro modo per monetizzare resta comunque la profilazione degli utenti per rivenderla come pubblicità. Sebbene loro facciano da filtro (quindi i dati non finiscano direttamente nelle mani degli inserzionisti), voglio che i mie dati diventino il loro commercio?
    Dipende da cosa ottengo in cambio e questo mi porta agli altri due punti.

    2) Rilevanza delle informazioni – riprendendo l’esempio, faccio la ricerca “microfono professionale USB” ed è carino poter entrare in contatto con persone che hanno già fatto la stessa ricerca. A pensarci bene però una cosa simile già capita con i commenti degli utenti sugli eCommerce, dove non riesco mai a ricavare qualche informazione utile; c’è l’utente che, se non è un prodotto megapro da 3000€ è una schifezza, c’è quello a cui qualunque porcheria va bene (o forse è un dipendente della ditta produttrice), alla fine comunque non riesco mai a sapere se quell’informazione è buona anche per me.
    Se invece, ad esempio, parliamo di una ricerca per problemi medici, chi risponde alla domanda che competenze qualifiche ha?!

    3) Tempo – qualcuno deve rispondere alle domande. Ma chi? Se ho cercato un microfono usb una volta, voglio (ho il tempo / interesse) di rispondere a centinaia di domande sull’argomento? moltiplicando il tutto per svariate ricerche?
    Come capitava sui forum si può anche invitare la gente a non porre una domanda per cui c’è già una risposta, ma quando ci sono centinai di commenti nessuno ha tempo (il fattore ritorna) di sfogliarseli tutti; non è mai capitato in anni di forum, non vedo in che modo possa cambiare.

    In conclusione, Quag mi fa pensare ad un servizio che vorrebbe trasformarci in bibliotecari/commessi unieuro per poter ricevere a nostra volta le risposte alle nostre domande, le quali non possiamo sapere se saranno valide per noi; mentre loro ci guadagneranno, usando per scopi pubblicitari i nostri dati raccolti.
    C’è qualcosa in tutto questo che non mi convince, per quanto mi riguarda aspetterò di vedere come si evolve il progetto prima di prendere in considerazione l’idea di usarlo.

    1. Marco, su alcune tue considerazioni sono tendenzialmente d’accordo. Mi riferisco al fatto che “a regime” è chiaro che quag dovrà trovare una modalità per aggregare i contenuti per aree tematiche e presidiarle con persone competenti per singola area di competenza. Per come la vedo io queste persone potrebbero (dovrebbero) essere proprio gli utenti. Quanto alle perplessità sull’utilizzo dei dati: francamente non posso immaginare che chi ha investito in questo progetto lo abbia fatto per avere accesso ai tuoi gusti/preferenze/interessi. Penso, invece, che ci sia la volontà di proporre un modello che si basi sulla conoscenza dell’uomo per condividere interessi e competenze e trovare risposte utili. La pubblicità fa parte del modello di business. Io lo sto utilizzando: al momento cercando di dare il mio contributo per le conoscenze che io detengo. Se non costruiamo noi e tutti aspettiamo che qualcun altro lo faccia torniamo al duopolio già esistente

      1. Buona sfumatura: è un po’ come dire: il progetto vince se ha scommesso bene sulla volontà dell’utente di voler essere, oggi, ancora utile agli altri in maniera disinteressata, al di là di pulsanti e pulsantini, query o non query.

    2. Ciao Marco,
      sul punto #2, trovo sarebbe decisamente interessante se l’intero sistema fosse concepito per supportare un acquisto fisico.

      Del tipo: se la domanda che ho fatto è relativa a un prodotto o servizio e mi è stato fornito un link (o un riferimento di diverso tipo) e io ho premuto “Utile”, allora dopo qualche settimana mi viene proposto un contro-feedback del tipo “Lo era davvero? Hai acquistato il prodotto, alla fine?”

      Feedback di questo tipo devono confrontarsi con la scadenza naturale di un buon consiglio, o con il semplice fatto che quello che potrebbe apparire un buon consiglio potrebbe, semplicemente, non esserlo.

      Ma non è questa la sfida ultima di ogni servizio che metta in contatto due utenti? 😛

      1. il problema, secondo me, è che non esistono informazioni utili / inutili a priori (a parte quelle errate).
        E’ tutta una questione soggettiva che mette in gioco fattori personali di necessità e gusti.
        Per stare sull’esempio della cuffia, magari mi basta una comune cuffia da 20€, ma trovo una persona che mi da un consiglio giustissimo dove elenca i difetti di queste cuffie e propone una Razer o un Beats. Non è un consiglio sbagliato, ma se mi bastava una cuffia da 20€ tutto il resto sono soldi sprecati, o magari apprezzerò di aver speso di più e aver ottenuto un prodotto con funzioni che non pensavo mi sarebbero servite, ma che alla fine mi sono rivelate utili.
        Forse sarebbe utile poter sapere qual’è il “grado di affinità” con la persone che mi ha dato quella risposta.

        Nel ragionamento di Giovanni c’è qualcosa che non mi convince, l’idea del “il progetto vince se ha scommesso bene sulla volontà dell’utente di essere utile agli altri in maniera disinteressata” mi può stare bene per un no-profit stile wikipedia, ma aiutare gli altri in maniera disinteressata facendo arricchire Quag… bhe anche no! potrà anche essere un ragionamento cinico ed egoistico, ma non mi sembra affatto corretto che io debba investire del tempo e del impegno

    3. Leggo le perplessità di Marco in riferimento a Quag e devo dire che dall’esterno possono essere perplessità normali, però mi permetto di rispondere in quanto attivo utilizzatore di Quag ormai da 20 giorni e credo di aver capito alcuni meccanismi fondamentali.

      1) Quando ho iniziato ad usare Quag ho avuto le stesse perplessità, fermo restando che magari la profilazione non sarà la modalità di business del sito, in quanto non dichiarato, potrebbe anche essere tale, come d’altronde fanno la maggior parte dei siti. Google in primis ci profila sia sul motore di ricerca che nei milioni di siti dove viene usato AdSense. Anche Facebook ci profila e lo fa ancora meglio dato che siamo noi stessi a dire cosa ci piace. Allora mi chiedo perchè vuoi che i tuoi dati diventino il commercio di Google e di Facebook e non di Quag?
      Estendo poi il tutto riprendendo dalla regolamentazione sulla Privacy di Quag (http://www.quag.com/it/page/privacy/), in particolare la sezione sull’Utilizzo dei dati raccolti che dice innanzitutto che è “obiettivo prioritario la tutela ed il rispetto della privacy degli utenti”, che “Le informazioni raccolte da Quentral sono utilizzate per consentire la piena fruizione delle funzionalità e dei servizi offerti, così come per offrire agli utenti contenuti ed informazioni il più vicini possibile ai propri gusti e preferenze”.

      Poi per quanto riguarda pubblicità e marketing dice che “potranno utilizzare i dati personali pubblicati dagli utenti (inclusi i contenuti e le informazioni inserite dagli stessi), per finalità promozionali, pubblicitarie e/o di marketing, espletate mediante l’ausilio di strumenti elettronici quali Internet” etc etc,punto dove possono nascere i dubbi ma che credo trovano risposta nel punto in cui dice
      “Gli ulteriori dati raccolti da Quentral, sia riferibili agli utenti registrati che a quelli non registrati, sono trattati per soddisfare gli obblighi di legge, per migliorare il servizio di Quag.com e l’esperienza di utilizzo da parte dell’utente. Utilizziamo queste informazioni anche per offrire contenuti personalizzati, ad esempio identificare le aree d’interesse dell’utente e permettere allo stesso di entrare in contatto con altri utenti con interessi affini e per statistiche aggregate d’uso, che rimarranno, comunque, anonime.”
      Cioè che i dati restano in forma anonima ed aggregata.

      A questo punto dico vero quel che dici tu che dipende da cosa ottengo in cambio, quindi sicuramente dipende da se Quag mi piace o meno.

      2) La Rilevanza delle informazioni resta sempre nel contesto in cui vengono espresse e per il grado di accettazione che un utente vuole avere. E’ normale che ci saranno diverse tiplogie di utenti con diverse risposte. Li nasce il fattore “massa critica”, sul grosso volume e sull’utlizzo di Quag corretto (con i voti utili, la reputazione e tutto il resto) si capirà la differenza tra l’inesperto, lo spammer e l’esperto. Allora ci sarà il tizio che mi dirà di comprare le scarpe da 2.000 euro, ed il tizio che mi dirà di comprare quelle da 20 euro, dove è la verità in mezzo, che io in base alle disponibilità economiche ed al mio gusto sceglierò, tenendo conto di qualche informazione in più.

      Sulla questione competenze hai ragione, almeno sul fatto che dici “che competenze hai?” ecco, nessuno forse, ma facciamo un esempio diverso, una azienda che si fida di Francesco Gavello (lo sai Fra tu sei il mio esempio negativo) in quanto “consulente web” come fa a conoscere le capacità di Francesco? Le sa perchè Francesco ha una reputazione sul web, non certo perchè “consulente web” sia un titolo acquisito. E’ normale che se chiedi un parere medico sul tumore alla prostata e uno ti risponde “operati al ginocchio” dovresti pensarci due volte prima di farlo, ma siamo sicuri che il problema di fondo sia nelle risposte? Secondo me più che altro è sulle domande poste, a mio avviso sempre, sia chiaro, è corretto domandare “Ho un tumore alla prostata, quali sono le migliori cliniche in italia dove farmi visitare?”, mentre non è lo è chiedere “Ho un tumore alla prostata, come posso farlo passare?”. Spero di essermi spiegato 🙂

      3) Sulla questio tempo è vero, qualcuno deve rispondere alle domande, è anche vero che qualcuno deve compilare Wikipedia. Ma Chi? I Wikipediani su Wikipedia, i Quaggers (o chiamateli come volete) su Quag. Se ho cercato scarpe Adidas Jeremy Scott probabilmente non ho voglia di rispondere a centinaia di domande sull’argomento, ma torniamo al fattore “massa critica”, su un alto volume di utenti ci sarà un buon volume di domande/risposte.

      Sulla questione domande già proposte è vero ciò che dici, ma se ci fosse un algoritmo che superasse tale limite? un qualcosa che come fa Siri o Google Knowledge Graph che anche se la domanda è posta in maniera e forma diversa porti allo stesso risultato?

      Concludendo io non penso che Quag sia un servizio che servizio il cui intento sia trasformarci in bibliotecari/commessi unieuro. A farlo ci hanno pensato già vari siti, Anobii e Amazon, per citarne due, uno dei quali con guadagni diretti.
      Io penso che sia un servizio che può arricchire la ricerca. non so se può funzionare o meno, so che può essere un tentativo dove Google non arriva, e male che vada anche senza risposta di altre persone avrò avuto comunque all’interno di Quag quella di Google.

  2. Ciao,
    abbiamo scritto un articolo su Quag, in particolare sulla Link Building.
    Lo trovate qui:
    http://www.altdesign.it/blog/strategie-link-building-seo-quag/
    Speriamo sia “UTILE”! 🙂

    Come detto nell’articolo… siamo veramente colpiti da questo progetto! Tre i punti per noi da evidenziare:
    1) link building per i seo
    2) possibilità di aumentare la propria reputazione, non solo in Quag, ma anche come esperti di una particolare nicchia
    3) dichiarando degli interessi nel profilo siamo stati effettivamente notificati sulle nuove domande che gli utenti di Quag facevano sui temi scelti, quindi UTILE!

  3. Di sicuro l’idea è validissima, hanno combinato cioè yahoo answers con google. Il punto è: quanta voglia ho di aspettare le risposte alle domande che pongo se sto facendo quella ricerca adesso?
    E quanta voglia ho di rispondere a domande su una ricerca che ho già fatto in passato? Si vedrà se può bastare il meccanismo di reputation a spingere gli utenti a rispondere.

    Il punto privacy poi è molto delicato: il business model di Quag immagino sia poi vendere le informazioni ottenute (chi cerca cosa e quando e quanto ne sa di un argomento). Siamo sicuri che vogliamo dare in pasto le nostre informazioni a chi poi le userà per venderci qualcosa? Non basta già Google?

  4. Trovo molto interessante l’intervento di Alt Design in ottica SEO. Ho letto anche l’articolo sul loro sito, che vi consiglio, che arriva comunque alla conclusione e al suggerimento di usare le tecniche SEO, in questo caso il link building, sempre con oculatezza e cercando di non abusarne mai. Gli eccessi vengono in qualche modo, prima o poi ‘beccati’ dai simpatici animaletti del nostro amato Google. Usiamo questa opportunita’ fornita da Quag, ma sempre utilizzando il buon senso. Non esageriamo 🙂

  5. Sto provando da qualche giorno Quag e devo dire che per ora sono molto soddisfatto , ho fatto delle domande precise su wordpress e ricevuto risposte per risolvere i miei problemi. Mentre con situazioni di ricerca normale avrei dovuto leggere e cercare per trovare (forse) quello che mi interessava

  6. Un servizio davvero molto interessante, che sinceramente mi era sfuggito.
    Ti ringrazio Francesco per l’ ottimo articolo