Punta sempre al piano g

“Sometimes bad guys make the best good guys”

Leverage cast - Plan G

Ti presento Nate Ford, consulente, e il suo team di esperti.

Se ritieni di aver subito un’ingiustizia, un sopruso e vuoi quello che gli americani chiamano “Leverage” (e se sai come trovarli, direbbe una voce fuori campo di un telefilm molto in voga negli anni ’80) sono le persone che fanno per te.

Nate lo definiscono “mastermind”.
La mente.

Quasi mai l’esecutore materiale del piano, è piuttosto colui che il piano lo progetta da zero. Che muove la fitta rete di ingranaggi sino ad ottenere il risultato voluto.

E che, oggi, può insegnarti qualcosa di utile sul come un buon piano trovi il giusto successo.

Ps: nessuno spoiler per i fan della serie TV. 🙂

Non devi mai contare su un piano perfetto.
Il piano perfetto ha troppi pezzi in movimento, e… devi aspettarti che il piano perfetto fallisca. Io faccio cosi’.

E su cosa conti tu, allora?
Io conto sul piano più semplice e più brutto, non sul piano A, ma sul piano G, per esempio.

Io comincio con il piano G.
Il piano veloce, semplice, e brutto che di sicuro funzionerà… se tutto va male.

Lo miglioro solo un po’, aggiungo qualcosa qua e là.

Inizia sempre dal piano G

Tempo fa scrivevo di come avere un piano B non servisse poi a molto. Avere un piano B, mi dicevo, distrae solamente dal proprio piano A.

Pianificando a puntino il tuo progetto nei minimi dettagli, difficilmente avrai bisogno d’altro.
Il che, da un certo punto di vista, è vero.

È solo che sono sempre più convinto che il piano A (da cui la citazione sopra) sia anche il piano che più probabilmente fallirà. Magari solo nei dettagli. In quei dettagli sconosciuti ai più. Magari solo nel non completare tutti gli aspetti che vi abbiamo pianificato così a lungo. Ma fallirà.

E quando lo fa, spesso ci lascia con l’amaro in bocca.
Quando non succede di peggio.

E allora ecco che l’idea di partire dal piano G …non è così male.

Esiste sempre un processo, una logica che ci convinciamo essere “troppo grezza per essere applicata”. Qualcosa di talmente semplice che la nosta, di mente, si rifiuta quasi di prenderla in considerazione per dare invece spazio a strategie molto più complesse e stressanti (per tutti).

Progetti che vedono il portare iscritti a una newsletter comprendere una decina di pagine di analisi preliminare. Che partono da così lontano che a metà lettura ti dimentichi di ciò che volevi ottenere in partenza. E che coinvolgono così tante parti in gioco che aumenta, esponenzialmente, il rischio che qualcuno si dimentichi qualcosa o non lo esegua con la giusta precisione.

Partendo invece dal piano G, e attenendosi a esso, puoi mantenere bene in mente la logica più grezza ed efficace per ottenere il tuo risultato.

Parti da questa, allora.
Abbellisci, lima, migliora. Ma attieniti a un piano G tirato a lucido.

Che quasi sicuramente, nella sua strabiliante semplicità, funzionerà.

foto: TNT

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

6 commenti

  1. ahaahah.. post divertente ma che aiuta a riflettere.
    Poi non per ultimo la serie tv a cui ti sei ispirato a me piace molto 🙂

  2. Ciao Francesco,
    come sempre i tuoi articoli sono pieni di spunti interessanti.

    In questo caso però, sul piano G, ho qualche dubbio.
    Credo che, partendo da un progetto poco ambizioso, il risultato non possa
    che essere mediocre.

    Mettere “pezze” in corso d’opera è sempre difficile e, comunque, non possono trasformare
    un progetto mal studiato in un grande successo.

    1. Credo che “poco ambizioso” sia diverso da “semplice”, come invece scrive Francesco. Le pezze si mettono quando un progetto non funziona o è articolato in troppi livelli di dettaglio sui quali non abbiamo potere diretto e ci allontanano all’obiettivo. Mentre se il piano è semplice, anche il risultato più ambizioso è a portata di mano 😀

  3. Il piano G? In teoria mi piace, ma saprò pensare qualcosa di davvero semplice? l rischio è di mettere energie su un piano G arzgogolato, magari distoglioendle dal piano A… Ma parlo per me, che spesso non vedo le strade semplici

  4. Il punto è che nell’era del 2.0 a volte ci scordiamo che noi essere umani siamo anche dotati di istinto. E per quanto ci abbiano educato a non ascoltarlo, dobbiamo ammettere che ha un enorme significato nella vita quotidiana di ognuno di noi.

    – Quante volte si sceglie per pura sensazione?
    – Quante volte agiamo senza calcolare il risultato finale?
    – Quante volte agiamo solo perchè abbiamo avuto un’idea confusa su che cosa vorremmo?

    Pianificare SI, ma con giudizio. Il metodo è sicuramente la componente fondamentale per la riuscita di un buon progetto ma non esiste solo questo.

    Vi capita mai, che nonostante abbiate pianificato tutto nei minimi dettagli, alla fine avete comunque la sensazione che qualcosa possa andare storto? A me si, spesso. E molte volte ho anche ragione..:-)

    A questo punto, tanto vale partire da un PIANO G🙂 Decrepito, inventato, improvvisato. Ma carico dell’energia e della voglia di ottenere ciò che vogliamo.
    A volte, caricare le nostre azioni (per quanto possano essere sprovviste di una logica apparente), della giusta energia, intanto ci da modo di iniziare a “fare”. Sarà compito dela costanza e della passione poi, a guidarci con prudenza fino alla logica infallibile del PIANO A.

  5. Post interessantissimo!

    io sono sempre stato un convinto sostenitore della teoria dei 3 piani (che a guardarla bene assomiglia molto alla teoria del piano G…)

    1.Bisogna sempre avere un piano
    2.Bisogna sempre avere un piano di riserva, perchè probabilmente il primo non funzionerà
    3.Bisonga sempre avee un piano di emergenza, perchè tutti gli altri sicuramente non funzioneranno

    Claudio