Piccola digressione sui blog aziendali

Che poi, le foto dei corporate blog sono tutte un po’ così

Valutare corporate blog italiani
iStock.com/lisegagne

Premessa: questo è un post …ciclico.

Siamo sinceri: i blog aziendali spesso non ci piacciono.

Ho ragione? 🙂

In effetti, a noi piace seguire un blog. E il suo blogger.
Una precisa figura che ci sollevi periodicamente dal peso della routine quotidiana.

Qualcuno da chiamare per nome.
Da contattare, magari. A cui chiedere un consiglio al volo.

Che ci indichi la propri passione.
Che ci ispiri.

Che ci faccia riflettere su ciò a cui lavora ogni giorno.

Un blog (e un blogger) la cui presenza sui social media non sia solo uno strillare “clicca/compra/leggi qui” a ogni piè sospinto. La cui esperienza legata a Facebook o a Twitter completi davvero l’offerta di contenuti sulle pagine del suo sito.

Ci piace, in un blogger, trovare ironia, leggerezza, serietà.
Abilmente miscelate insieme quando e come serve.

Insomma, questo è ciò che ci piace.

Ed è anche il motivo per cui schiviamo con classe i blog aziendali.
Hai presente il quadro, vero?

Qualche news, qualche press relase. Date che saltano settimane. A volte mesi.
Un corporate blog da avere perché tutto sommato costa poco e non impegna (così si pensa).

Valanghe di commenti (spesso di spam) malgestiti o ignorati. Oppure nessuno. Difficile dire la propria in risposta a un articolo e tanta la paura della critica dall’altro lato.

Non tutti sono così, chiariamoci.
Anche in Italia abbiamo esempi degni di nota.

Ma per il resto, è comprensibile.

Più grande il brand, più difficile incastrare un’attività complessa come il blogging nella routine aziendale. Più difficile determinarne i veri costi in termini di ore uomo e i guadagni in termini di maggiore entrate, minore assistenza al cliente o migliore percezione del brand.

E hai voglia a ripetere la solita solfa del “sii personale”, “sii costante”, “monitora i risultati”, “non parlare solo di te”. Nulla è impossibile per chi non lo deve fare.

Accendere quella scintilla che dà un senso al tutto è una gran fatica. Hey, lo è già nel momento in cui parliamo di un blog personale, o di un libero professionista che controlli ogni aspetto della produzione. Figuriamoci quando il potere decisionale non è così focalizzato su una sola figura e le sfumature sono tante.

Ma allora, come fare?

Il primo passo è capire che le regole, piccoli o grandi i brand, sono le stesse.
Sono le stesse perché gli stessi sono gli utenti.

Le stesse, identiche, persone che un istante prima stavano solcando le pagine del loro blogger preferito ora stanno valutando se seguire il tuo.

Il trucco sta tutto qui.

Il trucco è rileggere questo post nei suoi primi paragrafi, cercando di inseguire realmente ciò che agli utenti piace. Perché il tuo brand probabilmente lo conoscono già. Stanno solo valutando quanto gli puoi essere utile oggi a prescindere da ciò che vendi ogni giorno.

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

2 commenti

  1. Penso che un ottimo esempio di come si possa usare il proprio blog, ed i social media più in generale, a livello aziendale sia WeBank.

    WeBank, banca online italiana, ha puntato tantissimo sul web, creando anche dei lavori congiunti sul web con i clienti per sviluppare un’app per l’iPad. In altri casi hanno aperto pagine su “quello che vorresti dalla tua banca” per creare nuovi servizi.

    Un’azienda che, secondo me, riesce a muoversi con eleganza e disinvoltura su Facebook come su Twitter e riesce, a mio giudizio, ad ottenere anche degli ottimi risultati, per quanto io sia cliente della loro concorrente IWBank :-).
    Una banca online sicuramente ha un target molto sensibile alle nuove tecnologie e loro, a differenza di altri competitor, hanno fatto tesoro, cercando di sfruttare al meglio quanto il web offra.

  2. So true hehe In italia come al solito siamo abbastanza indietro.

    Ecco un bell’esempio di blog aziendale che ha letteralemente trainato la startup:

    http://entreproducer.com/buffer-app/

    Ma mi rendo conto come un’impresa già affermata possa avere meno motivazioni a mettere su una strategia del genere…