Non è divertente

Di ironia ed empatia

Non è divertente

Vorrei spendere un paio di parole su un’abitudine subdola e malvagia che imperversa più o meno da sempre -ma che con l’avvento dei social network ha trovato nuova linfa- sul web.

Mi riferisco a tutti coloro, sedicenti esperti o promotori improvvisati, che sfruttano in maniera molto becera e approfittatrice l’essere “simpatici” a tutti i costi per sperare di coinvolgere il prossimo in una qualche azione di marketing.

L’esempio più lampante sono i terribili consigli delle pagine fan su Facebook, che da sempre siamo abituati a vederci (sigh) propinate a palate, tanto che credo di averne circa un centinaio in attesa di essere smaltite e già so che nessuna -nessuna- di esse avrà una benché minima rilevanza per ciò che faccio.

(questo perché le persone che per me contano e sanno di contare per me passano per altri canali meno affollati)

Ma non è questo il punto: il punto è che partendo da ciò arriviamo in scioltezza a messaggi diretti su Twitter, status sulla propria bacheca, commenti sui blog che cercano di camuffare quello che è semplice e puro spam farcendolo con un approccio da volemose bene e ridiamoci su a tutti i costi perché, si sa, alla fine cosa vuoi che sia un click in più.

E invece no.

Se per la terza volta mi scrivi in bacheca che tu, o spammer, hai come unico obiettivo in questi giorni il promuovere a più non posso la tua pagina fan, non importa quante faccine tu ci metta o quanto leggero tu voglia far sembrare la questione, ma mi stai creando un disagio.

Se all’ennesimo messaggio di gruppo (o privato) che ricevo su Facebook in cui non hai neanche provato a filtrarmi o a capire se ho già effettuato ciò che chiedi, rimarchi il concetto del: “Ora so che vi romperò le scatole ma dovete tutti -TUTTI- diventare fan della nostra pagina” non sei divertente. Non sei carismatico. Non sei memorabile. Neanche un po’.

Perché c’è una bella differenza tra lo sfruttare l’ironia, o l’empatia per raggiungere i propri obiettivi di marketing e l’ignorare invece del tutto le persone alle quali ti stai rivolgendo camuffando tutto con un gran sorriso e qualche frase di comodo. Soprattutto, ricordarmi più e più volte che sei perfettamente a conoscenza del disagio che stai provocando, ma che lo stai ignorando per un qualche bene superiore non mi convincerà nel darti una mano (o una seconda occhiata) nel progetto di cui ti sei fatto portavoce.

Oppure sono io che sto diventando troppo severo? 🙂

foto: © Ambrophoto – Fotolia.com

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

9 commenti

  1. No, hai perfettamente ragione.
    Credo che molti travisino completamente il permission marketing. Che non è invadere ugualmente l’interlocutore, ma solo con il sorriso.

    Parafrasando un proverbio “Non c’è peggior fastidio di un antipatico che si finge simpatico”. Perché alla fine la figura è quella.

  2. Quoto e stra riquoto
    La verità è che per il 90% degli utenti dei social, aderire a tutto è da fare, di conseguenza è da da fare anche lo spamm.

  3. Hehe non sai quanto ti do ragione, io sulla mia pagina fan ne vedo tutti i giorni di questi “bontemponi”, che approfittando del gran numero di fan che riveste la mia pagina, ti invadono di messaggi promozionali particolarmente fastidiosi. Ma d’altronde esiste sempre l’opzione “ban” 😉

  4. Concordo. La buona educazione, è ancora una merce con scarsa disponibilità.
    L’offerta è decisamente inferiore alla domanda.
    Salvatore Fozzi