Facebook e la guerra al like baiting: cos’è e cosa significa per la tua strategia

Clicca Mi Piace. Anzi no.

Facebook e la guerra al like baiting: cos'è e cosa significa per la tua strategia
©r.classen/Adobe Stock

Si è fatto un gran parlare nell’ultimo paio di settimane della (non solo) presunta lotta al Like Baiting da parte di Facebook.

Se già sul finire dello scorso anno questo cercava di arginare la furia dei “meme”, additandoli a contenuti dallo scarso valore aggiunto, eccolo tornare oggi in maniera ancora più precisa su tutti quei contenuti, non solo immagini, che cercano in sostanza di fregare gli utenti. O almeno, così dice.

Stando a Facebook gli utenti sembrano gradire sempre meno tutti quei contenuti volti a raccogliere Like e a forzare le logiche di distribuzione sulla bacheca degli utenti.

Ma cos’è in sostanza il Like Baiting?

“Like-baiting” is when a post explicitly asks News Feed readers to like, comment or share the post in order to get additional distribution beyond what the post would normally receive.

Il Like-baiting avviene quando un post chiede esplicitamente ai lettori del News Feed di premere Mi Piace, Commentare o Condividere il post per ottenere visibilità aggiuntiva rispetto a quella che riceverebbe normalmente.

Che fare dunque per evitare ulteriori cali di visualizzazione dei nostri contenuti?

1. Non riutilizzare contenuti già in circolo

Brutale. Punta a sviluppare creatività da zero, piuttosto che pescare a mani basse nelle pagine brand più frequentate per rilanciare qualche contenuto sperando nell’onda positiva.

2. Non chiedere esplicitamente Mi Piace, condivisioni, commenti

Facebook menziona espressamente la tattica del chiedere di cliccare su Mi Piace, condividere o commentare come penalizzante.

Opinabile? Probabilmente. Ciò apre però le porte a riflessioni nuovamente interessanti circa l’uso dei mezzi già a nostra disposizione. Un esempio. Stai lanciando un sondaggino in cui chiedi di votare con un “Mi Piace” a una bottiglia di vino rosso o a una di vino bianco? Stimola il commento grazie a un messaggio intrigante, che implicitamente meriti un commento di qualità.

3. Non rilanciare contenuti in archivio

Anche se il contenuto è tuo, rilanciare qualcosa di datato o un album in archivio rischia di cadere in questo tipo di penalizzazione. Se questo è il caso, crea ancora una volta una creatività ex-novo, senza ricaricare lo stesso media identico a sé stesso.

Costruisci un messaggio completamente nuovo, anche per rilanciare un link già presente sulla tua pagina. Saper affrontare gli stessi temi da più fronti complementari diventa quindi un’attività fondamentale.

4. Cura la grammatica

Facebook punta a tutti quei contenuti la cui forma sgrammaticata sia solo un mezzo come altri per forzare l’utente a cliccare più o meno coscientemente del risultato su Mi Piace. Evita costrutti particolari fatti di caratteri e numeri più o meno privi di senso (ma tanto belli a vedersi, direbbero alcuni), poiché saranno i primi a cadere sotto la mannaia.

5. Cura la qualità del messaggio

In sostanza, è tutto qui. Tieni alto il valore globale del messaggio evitando fraintendimenti sulla forma e sulla destinazione del link. Descrivi al meglio ciò che l’utente troverà dall’altro lato e incoraggia la discussione (senza esplicitamente chiedere un Mi Piace). Rimandare al proprio sito non sarà di per sé una discriminante positiva o negativa.

Buon senso

Se ti sembrano pratiche dettate dal più puro buon senso e per nulla lontane da ciò che una buona pianificazione editoriale per i social media dovrebbe comprendere, beh, hai ragione. 🙂

Per tutti coloro che hanno tirato la corda nei tempi passati con una pianificazione scadente, scontata, fatta di contenuti altrui rilanciati per cavalcare l’onda, è arrivato il tempo di fare le cose per bene.

Per tutti gli altri, è una conferma in più della bontà di operazioni di marketing su Facebook più naturali, solide e lungimiranti.

C’è anche da dire che Facebook, sia per la frequenza che per il tono dei messaggi si sta avvicinando (pericolosamente?) a Google. Tagli e modifiche anche brutali, che cadono tutto sommato dall’alto e la cui community si affretta a dare seguito e dedurne le logiche dietro le quinte.

A quanto un Matt Cutts made in Facebook? 😛

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

2 commenti

  1. Pratiche sensate e legate al buon senso, certo. Stranamente (??) comparse in pista dopo l’exploit di GooglePlus e del cambio di mentalità in atto tra i social user e il marketing human2human.

    In realtà la strategia non dovrebbe cambiare, nel senso che doveva puntare all’engagement già da prima. Ma si sa, i social sono in continuo mutamento e lo fanno alla velocità della luce. Sono chiamati ad adattarsi ai nuovi mercati quasi in real time.

    Non mi sarei aspettata questa lotta al like baiting da parte di Facebook fino a qualche tempo fa. Ma oggi, sinceramente, mi sembra la mossa più arguta che possa mettere in atto. Il problema semmai sarà educare gli utilizzatori.. ma forse è ancora il solito problema di sempre.

  2. E’ ora che Facebook inizi con un’operazione che gli porti maggiore prestigio qualitativo. Fin’ora troppo incentrato su puro ozio. Quando poi questo diventa stantio e ripetitivo, finisce per scocciare.

    Non trovate?