Lavorare in team: convivere per il successo [parte 2]

Come lavorare in team
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E’ disponibile anche la prima parte di questo articolo: Lavorare In Team: Convivere per il successo.

Perché e quando conviene lavorare in team? E quali sono i modelli di collaborazione che potete impostare? Buona lettura!

Gestire in modo trasparente le spese e i ricavi

Quando si parla di denaro la prudenza non è mai troppa.

A nessuno piace avere la sensazione che il proprio lavoro venga sfruttato per portare guadagni a terzi.

Anche per quanto riguarda le questioni economiche tutto dipende dal vostro modello sociale: in un modello piramidale a sostenere le spese è solo il vertice, ma ha anche più libertà nel gestire i guadagni, deve farlo però con la massima trasparenza se non vuole dare l’idea di esserseli intascati; in un modello a tavola rotonda il discorso invece si complica, se tutti sono uguali, tutti dovrebbero mettere la loro parte e tutti hanno uguale diritto nella gestione dei guadagni.

Ma questa situazione si aprirà comunque a nuove complicazioni, quando bisognerà decidere a nome di chi registrare il dominio e chi riceverà i versamenti. Il consiglio è quello di non accentrare tutto in un’unica persona: dividersi equamente i poteri/responsabilità è un ottimo modo per mantenere l’equilibrio.

Un problema a se riguarda la gestione dei ricavi: è altamente improbabile che si sia in grado di guadagnare cifre considerevoli, in modo particolare se si è agli inizi, quindi è importante stabilire come spenderli. Prima coprire le spese? Oppure reinvestirli per cercare di aumentare le visite? O dividere i ricavati come ricompensa?

La risposta dipende unicamente da quanto riusciate a “fatturare al mese” e a quanto ammontino i fondi di cui disponete.

Se il ricavato non è sufficiente a coprire le spese di mantenimento o non avete urgenza di rifondere le uscite, la soluzione migliore è quella di reinvestire per aumentare il numero delle visite. Di conseguenza aumenteranno le entrate e sarete in grado di gestire sempre spesse maggiori.

Prima però di pensare di usare tali ricavi per ricompensare i vostri collaboratori lasciate che la vostra situazione si stabilizzi: quando istituirete le ricompense tutti saranno molto felici e motivati, ma se a causa di una situazione poco rosea sarete costretti ad eliminarle, il malcontento e la perdita di interesse potrebbero portarvi presto al fallimento.

Abituarsi ad un privilegio è facile, perderlo causa reazioni pericolose, che è meglio evitare.

Accorciare divario tra propositi e realtà

Quando inizierete a pensare al vostro nuovo blog e a strutturarne i contenuti, sarà facile che vi lascerete prendere la mano e che vi ritroverete a definire un progetto che richiederà una mole di lavoro superiore a quello che potrete realmente mettere a disposizione.

Siate onesti con voi stessi: guardate una vostra giornata tipo e fatevi carico solo degli impegni che sareste realmente in grado di affrontare.

La maggior parte dei blogger si fa prendere dall’entusiasmo e punta troppo in alto, ma nel giro di un mese l’entusiasmo svanisce e con esso anche il blog.

Quando strutturerete il vostro blog a più mani, però, non potrete più pensare solo a voi stessi, anche i vostri collaboratori dovranno fare i conti con le loro disponibilità, e qui sorge il problema più grosso: quasi tutti mentono.

Non lo fanno per cattiveria, sono convinti di quello che dicono, pensano realmente di fare tutto, ma poi difficilmente manterranno i propositi. Parlare con loro, e chiedere di fare promesse ponderate, difficilmente porta a un qualche risultato: la maggior parte delle persone è inspiegabilmente ottimista quando si parla di disponibilità, anche quando l’evidenza dei fatti li smentisce puntualmente.

Vi accorgerete ben presto che l’incapacità di concretizzare i propositi è il vostro più grande nemico, ma allo stesso tempo vi accorgerete che gli impegni che si frappongono tra intenzioni e realtà non riguardano solo problemi lavorativi/scolastici o imprevisti sentimentali, ma inglobano anche la partecipazione a fiere, eventi, manifestazioni sportive, concerti, settimane bianche e l’uscita dell’ultimo libro di Harry Potter, da leggersi rigorosamente tutto di un fiato.

È chiaro che se qualunque attività si presenti, acquisisce la precedenza sulla scala dei valori, è da considerarsi un vero miracolo riuscire a pubblicare qualcosa.

Quando vi ritrovate a fronteggiare un problema simile (in rari casi non si presenta) le speranze di mantenere una presa salda sono direttamente legate a quanto il fancazzismo è dilagante.

Il primo passo è sicuramente quello di dare il buon esempio. Cercare di motivare ed instillare la giusta dose di determinazione è altrettanto importante, ma di rado è sufficiente. Non vi resta dunque che giocare le vostre ultime carte e tentare il tutto per tutto con due semplici stratagemmi: trovate un punto di connessione fra le loro para-attività e gli argomenti del blog per poi spingeteli a parlarne; cercate di istituire scadenze regolari, che non siano ne troppo strette ne troppo blande, non poter procrastinare in eterno farà prendere coscienza del fatto che tenere un blog non è solo una bella idea astratta che vaga nell’aria, da vantarsi in un cena tra amici o da curare nei giorni di pioggia quando la gita fuori porta con la fidanzata/o è stata rovinata.

Se tutto questo però non sortisse alcun effetto vi ritroverete a dover prendere una difficile decisione.

Potare i rami secchi

Quando le motivazioni che vi hanno spinto a formare un team vengono meno e gli inconvenienti sono l’unica cosa con cui avete a che fare, è il momento di fare un serio bilancio della vostra situazione. Cercate di capire quanto è esteso il problema e in base alla vostra posizione all’interno del gruppo valutate se sia più conveniente allontanare qualcuno, uscire dal progetto o dividersi.

Se avete una posizione di comando ed il problema è circoscritto (è bene quindi agire prima che sia troppo tardi), potete lanciare un ultimatum ed eventualmente tagliare qualche inutile testa. Un intervento mirato può aiutarvi a ribadire il concetto che siete tolleranti e democratici, ma che esigete anche dell’impegno e chi non è più in grado di darlo è caldamente invitato a farsi da parte.

Evitate però di colpire le persone più influenti/carismatiche se non volete innescare un effetto a catena.

Tuttavia, se il problema fosse troppo esteso, o non foste nella posizione di tagliare qualche testa, non vi resterà che l’ipotesi di andarvene verso una nuova esperienza, da soli o con un gruppo di persone con cui avete scoperto esserci un buon feeling.

Accanirsi per cercare di mantenere in vita un progetto che è ormai morto, trascinando persone contro voglia, è completamente inutile: con moltissima probabilità, i problemi che state affrontando all’interno dello staff si rispecchieranno anche sulla qualità del blog, causandone una perdita di qualità e immagine.

Guadagnare credibilità nella blogosfera è un processo lento e faticoso, perderla invece è estremamente semplice ed una volta persa, recuperare la propria immagine richiede uno sforzo realmente notevole che non è assolutamente fattibile con uno staff apatico.

È decisamente più semplice fare tesoro delle passate esperienze e ricominciare da capo con un nuovo progetto (preferibilmente dopo aver scritto un bel post, in cui informate i pochi fedeli lettori rimasti dove potranno ritrovarvi).

Magari dopo un’avventura simile vi accorgerete che è meglio ritornare a stare da soli.

Ma qualunque sia stato l’esito, ciò che avete imparato vi tornerà utile in futuro… anche solo per scrivere un guest post sul blog di un amico.

autore: Marco Mocca per francescogavello.it

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

5 commenti

  1. Stiamo parlando di Leadership?!!!
    Breve, succinto, enigmatico….Se accade quanto tu affermi, la leadership è mancata, il progetto non era ben strutturato, i membri non ben amalgamati….e via dicendo!
    In ogni caso è mancato un leader!
    In ogni società che si rispetti, c’è sempre un “Amministratore”, oltre questo, spesso è la stessa persona, un “Fondatore”, ed è chiaro che se ha scelto di rischiare con tutte le persone da lui contattate, queste dovrebbero esserre pronte, anche alla sconfitta, al fallimento, al reinvestimento! Se così non fosse, se i commensali alla tavola rotonda, non sono pronti, lui stesso non avrebbe fatto delle buone scelte…e qui il discorso diventa un altro…
    Sono OFF-TOPIC?
    Evitare il fallimento? Impossibile se non ci sono i presupposti per il successo! Continuare…si! Se il gruppo è coeso!

    Articolo che lascia aperto il dibattito fino all’infinito!
    Complimenti Francesco!
    Alla prossima!

  2. @Valerio: Beh, in effetti secondo quanto afferma Marco un buon leader può gettare anche le giuste basi, ma scontrarsi inevitabilmente con le problematiche che da un giorno all’altro possono ribaltare l’intero progetto (vedi impegni, libri di Harry Potter in uscita e simili).

    Questo perlomeno parlando di iniziative tutto sommato autoregolamentate; quanto quindi dare la colpa al leader stesso?

    Credo che una certa “sensibilità” nel cogliere situazioni di questo tipo, o di ragionare “a istinto” per cercare di prevederle debba essere proprio quel qualcosa in più in grado di determinare un bravo e stimolante leader. O no? 😉

  3. @Francesco Gavello

    Proprio questo era quanto intenndevo dire:
    Una buona leadership è la base per la coesione e motivazione di un gruppo.
    Come puoi notare, ma lo sapevi certamente, 😉 il tuo articolo lascia spunti per un lungo dibattito.
    In effetti un leade deve avere dalla propria quel più che lo rende tale ed, ripeto, determinante per la creazione prima, gestione e motivazione successivamente, del gruppo!
    I tuoi articoli sono interessantissimo e c’è molto d’apprendere!

  4. condivido che un Leader debba possedere determinati requisiti, e se una buona parte di essi possono essere considerati come un dono naturale, altri invece possono essere acquisiti o affinati con l’esperienza.
    il problema con i gruppi poi sta alla base della loro nascita, se si mette insieme un team di persone conosciute online (e non le si paga nemmeno), per quanto un Leader sia bravo troverà difficile far leva su queste persone. Internet consente una certa disinibizione legata all’anonimato. In chat le persone rivelano spesso aspetti privati che dal vivo non lasciano trapelare così facilmente. allo stesso modo prendono gli impegni e le interazioni che avvengono tramite uno schermo molto alla leggera. non sono tutti così, e forse una buona è saper riconoscere chi si ha di fronte, ma non si può sempre avere fuori classe, alcune volte si scende a compromessi… credo che anche un pizzico di fortuna non guasti.
    comunque ritengo che ognuno debba fare la propria parte, giocando il proprio ruolo. quando questo per qualche motivo (legato ad elementi esterni o a errori) viene a mancare, si incomincia a perdere l’equilibrio cercando di coprire i buchi.