La logica del risultato. dare ai lettori ciò che cercano

Due cartelli stradali a senso unico
flickr.com/photos/fuzzyblue/1309520010

Diversi anni fa, quando il web era un tranquillo stagno fatto di netiquette rispettata e fiducia reciproca, si navigava in maniera diversa.

Un utente poteva letteralmente perdersi all’interno di un sito web solo per il gusto di farlo, seguendo ogni link e partecipando al gioco della condivisione delle informazioni nella maniera più pulita e trasparente possibile.

C’era un tempo in cui comprendere significava esplorare e nessuno si preoccupava di ottimizzare il processo. Si scrivevano articoli massicci con foto minuscole e la gente, volentieri, leggeva (no,nessuno commentava, il massimo era una mail di apprezzamento).

Oggi non c’è più tempo, perché oggi siamo connessi.

Prendete un bel respiro: dall’inizio della lettura di questo post quanti update da twitter sono arrivati a distrarvi? Quante volte avete cambiato finestra per controllare qualcosa d’altro? Con quante persone avete un discorso in ballo in un altro canale in questo stesso momento?
E per caso, state anche lavorando? 😀

La logica del risultato

Troppe cose da fare, da vedere, da ascoltare e da rimbalzare agli amici.
Inoltre quello che mi piace ripetere è che la gente non va genericamente “su un sito web”. La gente va su un sito web per ottenere un preciso risultato e lo vuole ottenere con il minimo sforzo, nel minimo tempo.

E con tutto l’information overloading di cui internet è piena, con tutte le fonti semi clonate che si urlano sopra a vicenda, è normale che l’unica cosa che possa distinguere ciò che scrivete siano i risultati che siete in grado di fornire.

D’altronde ogni volta che metto piede in Analytics per dare uno sguardo alle keywords scopro sempre una lista interminabile di “come fare a…”, “cosa è…”, “cercare di…” e così via.
Capita anche a voi?

Forse i vostri lettori stanno cercando qualcosa. Indichiamogli la strada!

  • Una buona titolatura. I titoli sono tutto quando si tratta di sollevare il vostro post dal resto della massa. Esistono ottime guide praticamente ovunque sul web sullo scrivere dei buoni titoli. Rispondete ad un domanda, ponetene una, esagerate o minimizzate. Attirate l’attenzione e focalizzate il contenuto. L’unica cosa che non dovete fare è ignorarne l’importanza.
  • Siate più che precisi: siate sintetici. Sintetici non significa necessariamente brevi. Significa non usare dieci parole quando cinque compiono il loro scopo. Alleggerite il discorso rileggendo quanto necessario. Eliminate giri di parole utili solo a fare volume e scolpite il discorso fino a quando non c’è più nulla da togliere.
  • Discorsi diretti, numeri reali. Immaginate un post dal titolo: “Come guadagnare con il proprio blog”. Ora immaginatene uno intitolato “Come sono arrivato a guadagnare 2.000,00 euro al mese in un anno con una giusta campagna di advertising. E come puoi farlo anche tu!”. Intrigante vero? Anche il tema più che abusato può venire rinfrescato proponendo numeri concreti e concetti quantificabili.
  • Date la precedenza al meglio. Che non vuol dire gettare via una buona introduzione o dei ragionamenti paralleli degni di questo nome. Significa invece focalizzare sin da subito l’obiettivo del proprio post e procedere spediti verso il fulcro del discorso senza sbandare troppo in discorsi fuorvianti. Un solo post, un solo obiettivo.
  • Basta giocare a nascondino
    E’ veramente il caso di proporre dei percorsi di navigazione che portino l’utente dove voi volete, smettendo di nascondere i vostri contenuti. Veicolate la vostra navigazione: forse per voi funzionerà una sidebar globale alla Smashing Magazine, o pochi e semplici tag proposti come menù secondario alla ProBlogger.
  • Pubblica, valuta, ottimizza
    O una delle sue numerose varianti. Il succo non cambia: testate quanto già avete in vostro possesso e tracciate le statistiche ad esso relative. Comprendete dove si concentra l’attenzione del vostro target e procedete ottimizzando in tale senso. Dopo un pò di tempo, ripetete da capo.

Là fuori c’è un sacco di gente che sta cercando qualcosa. Siete pronti a rispondergli?

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

11 commenti

  1. Come sempre di una semplicità e utilità disarmanti, Francesco.
    Il dono della sintesi non è da tutti.
    La comunicatività è l’arma comunque fondamentale. Insieme alla passione del blogger, la sua spontaneità e voglia di divertirsi insieme al lettore.

    Almeno, quella che io amo come “filosofia” del blog. 🙂

    Un altro post che mi piace molto.
    Spero di vederlo ampliato con commenti, perchè valido e potrebbe portare ad una discussione molto interessante.

    Buona giornata a tutti

  2. Bravo Francesco, un’altro post valido e che fa riflettere.

    Il web di oggi è un habitat di pura attività, a volte frenetica e eccessivamente rapida..
    In una società come quella di oggi che si basa anche sulla velocità e sull’impazienza è quindi necessario nel nostro settore, come tu sostieni: fermarsi a riflettere sul metodo da applicare per proporre al meglio i contenuti dei nostri blog o siti web, così da lasciare il segno i quel cumolo di “nuovole fluttuanti” che è internet.

    Ciao grande! A presto 🙂

  3. Come hai ragione Francesco, ho sempre aperte duemila finestre e quando faccio qualcosa, solitamente nel frattempo faccio anche qualcos’altro e vengo distratta da una sezione di chat su facebook, da una mail in arrivo o da una chiamata in skype… è difficile prestare attenzione al giorno d’oggi!! per questo credo che i tuoi consigli siano utilissimi per recuperare l’attenzione perduta del lettore, ma non sufficienti! Purtroppo è la mentalità stessa dell’internauta moderno che non riesce a concentrarsi sulla stessa cosa per più di un minuto e quindi la vedo una sfida davvero difficile per noi blogger… possiamo migliorare i nostri risultati ma è la Rete stessa cosi come attualmente è concepita che ci impedisce di lavorare in modo superlativo 🙁

  4. Penso che internet rappresenti per la maggior parte della “gente comune” un luogo dove cercare e trovare risposta ai propri interrogativi.

    Anche questo tuo post, a parte noi che ti seguiamo assiduamente, sarà scelto e letto in seguito ad una ricerca specifica e all’esigenza di approfondire l’argomento che tratti.

    A cominciare dalla prima lettera del titolo, fin’ all’ultimo punto di quello che viene pubblicato, risiede secondo me l’abilità di chi scrive, che dovrebbe prima di tutto trattare in modo chiaro e conciso l’argomento. Impresa davvero difficile se pensiamo che i lettori sono di età, cultura, interessi, capacità di attenzione… incredibilmente diverse.

    Condivido molto quello che hai detto! Noto anche che l’uso dalla formattazione grafica (scansione di titoli e spazi bianchi, giochi di neretto, rientri…)che utilizzi nel blog, riesce a far diventare leggeri e piacevoli da leggere anche i contenuti di ciò che scrivi, decisamente di qualità.

    Purtroppo in rete ci sono pure esempi di siti/blog che dimostrano qualità molto scadente, non solo per la povertà dei contenuti e degli autori ma anche per il modo di trattare gli argomenti, probabilmente aderenti a delle regole “pseudo-SEO” che impongono eccessiva semplicità (che sfocia spesso nella banalità), cadenza quotidiana delle pubblicazioni (anche qui, prima o poi vengono sicuramente fuori delle cretinate se si è costretti a “dover scrivere per forza qualcosa”), link “scambiati” piuttosto per amicizia che per effettiva pertinenza… etc

    Il lettore percepisce tutto questo e probabilmente diventa ancor più distratto e meno disponibile a concedere la propria attenzione tanto facilmente… se questa poi viene in molti casi tradita da artifici che nascondono il vuoto. 😉

  5. Effettivamente, distrarmi è sempre più facile, man mano che passa il tempo mi si sta bruciando il cervello, o forse sono io che mi sono purtroppo adeguato al torrente di informazioni che internet mi riversa in faccia ogni giorno…

  6. Vi ricordate quando c’era la regola spannometrica® dei dieci secondi di tempo prima che un visitatore decidesse di proseguire o meno nella visita?

    Oggi se riesci a sopravvivere ai primi dieci secondi sei solo all’inizio della battaglia 😀

    1. Eheheh, è verissimo.
      E questo è il motivo per cui la qualità dei blog è cresciuta tanto.

      Io ricordo tempo fa blog estremamente popolari, trattati in maniera sbrigativa, con una grafica sommaria, spesso privi di notizie utili e alle volte anche interessanti eppure… eppure molto letti.

  7. Hehe oggi 10 secondi sono un’eternità. Comunque molto dipende anche dalla tipologia dei contenuti e dai lettori. Ad esempio noto moltissima differenza su un blog di tecnologia dove scrivo (leggono la notizia e poi vanno via) e uno dedicato solo, ed in maniera approfondita, all’energia. In quest’ultimo i tempi di permanenza e il numero di post letti sono mooooolto più alti.

    Che bella cosa sarebbe fare degli studi statistici e sistematici su questi dati, ma mi rendo conto che sono dati equivalenti al valore del conto in banca per molti blogger… che poi si sa, fanno spesso come i pescatori quando raccontano le dimensioni del pesce che pescano 😀

    Altra cosa curiosa è anche la differenza sul confezionamento della notizia. Noi italiani siamo molto più “pigri”, subito ci annoiamo se il post è lungo, o cerchiamo delle belle figure per trattenerci. In USA invece puoi permetterti di scrivere un po’ di più senza annoiare o spazientire il lettore.

  8. Effettivamente guardando i blog americani per la mia tesi di laurea (la trovate ora pubblicata sul mio blog alla sezione università o in link nella pagina “Tesi di Laurea”) mi sono accorta che i nostri compagni di oltreoceano sono molto prolissi, scrivono pagine e pagine eppure alcuni hanno molto seguito in termini di feedback. Anche a me è capitato di scrivere molto, soprattutto nel caso dei riassunti per gli esami, ma subito sono stata criticata (simpaticamente) dai miei colleghi di corso che però alla fin fine hanno usato i miei appunti 🙂 Gli italiani sono pigri e credo per la maggiorparte meno istruiti rispetto agli americani, ricordiamoci che siamo un popolo di anziani con spesso bassa istruzione, forse è dovuto a questo il diverso modo di vedere i blog e i post.