Il futuro (non troppo roseo) di Facebook: è davvero tutto qui?

Bacini di attenzione

Quale sarà l'erede di Facebook

Insomma, la notiziona del giorno è che Facebook tanto bene non sta.

È della settimana scorsa l’articolo del Guardian secondo il quale il dominio di Facebook tra i social media sia ormai costantemente sotto attacco da parte di servizi più giovani come Instagram o Path.

Per riassumere, sulla base di uno studio di SocialBakers, Facebook sembra perdere circa 6 milioni di visitatori negli Stati Uniti (circa il 4% di declino). In più, circa 1.4 milioni di utenti sembrano mancare (circa il 4.5% di declino) dal bacino inglese per lo stesso periodo.

Come una mazzata finale, anche il tempo medio di permanenza sul sito, da sempre fiore all’occhiello, scende da 121 minuti per Dicembre 2012 a 115 per Febbraio 2013. C’è chi parla (esagerando) di esodo di massa. Chi di bolla.

A poco sembrano servire le rassicurazioni di SocialBakers stessa, che ricorda come in realtà “non ci sia nessuna storia”. La verità, si scrive, è che non ci sono dati pubblici disponibili circa il numero di utenti attivi. Neppure Facebook (su parola di Zuckerberg stesso nel 2012) sembra conoscere con precisione questi dati. Si tratta di semplici stime, non adatte a scatenare tutto il tam-tam mediatico.

Rimane il fatto che se la compagnia cresce in India e Brasile (a colpi di milioni di nuovi utenti al mese), in Nord America e Europa, beh, sembra che di margine non ne sia rimasto molto.

La “Next Big Thing”

Tutto chiaro? 🙂
Ora. Tiriamo un bel respiro.

Che Facebook fosse vulnerabile alla “Next Big Thing” lo si era già capito da un pezzo. Lo scrivevo io stesso in tempi peraltro già sospetti esattamente un anno fa. E in un anno la situazione non è cambiata.

Prima c’era MySpace, che letteralmente da un trimestre all’altro ha visto la propria fine. Milioni di utenti che saltavano fuori bordo alla ricerca di qualcosa di “nuovo”. Più pulito, raffinato. Stimolante. Il fatto è che oggi tutta questa “novità” non è assolutamente necessaria ai competitor di Facebook per minarne le fondamenta.

Per rassicurare i propri azionisti, Facebook deve costantemente trovare modi per monetizzare i propri utenti. Di esempi ne abbiamo a bizzeffe, da restrizioni alla visibilità dei contenuti alla propria base di fan, a richiami sempre più invasivi verso campagne pubblicitarie. Capito quanto fosse rimasto scoperto il settore dei brand piccoli e piccolissimi, ecco ultimamente spuntare persino le “Promoted Page Likes”; ads pronto uso potenzialmente geo-localizzati che aspettano solo di ricevere un click e un po’ di budget.

In tutto questo, credo che la visione globale sia ancora più interessante.
Facciamo un passo indietro. Dimentichiamoci per un istante del fatto che Facebook stia più o meno bene.

Il bacino di attenzione

Il fatto è che il bacino di attenzione degli utenti è limitato.

Facebook ha pescato nel bacino di MySpace perfezionando le logiche che questo aveva definito. Si è evoluto e ha perfezionato un modello legato all’idea di Wall. All’idea del profilo degli utenti come fonte di contenuto (immagini, link, testi).

Il trend non sembra affatto quello di veder arrivare un nuovo-Facebook che insaporisca ulteriormente la pietanza. Il trend sembra invece quello di decentralizzare il tutto. Avere network specificatamente rivolti a risolvere una necessità (Instagram, WhatsApp, Vine) in grado di non pescare nello stesso bacino di attenzione, ma di aggiungersi ad esso in maniera meno stressante, più lineare, più pulita.

Il vero pericolo per Facebook, che attende nemmeno più così tanto nell’ombra non è un concorrente che faccia di più e in maniera più immersiva. È qualcosa (un’app, perchè no?) che gli rubi di volta in volta il dominio su una delle proprie feature chiave.

È interessantissimo il passaggio di John Herrman, che recita:

Mark Zuckerberg recently described Facebook’s new News Feed as a sort of personalized “newspaper,” which was reassuring to a media industry rushing to colonize it. But Snapchat’s users have never bought a newspaper in their lives. As they become adults, these people will still need to know things that adults need to know, and be interested in things adults have always been interested in. But while their impulses are familiar, their means of satisfying may be unrecognizable.

ovvero:

Mark Zuckerberg ha di recente descritto il nuovo News Feed come una specie di “giornale personalizzato”, quasi una conferma per un’industria dei media pronta a colonizzarlo. Ma gli utenti di SnapChat non hanno mai comprato un giornale in vita loro. Quando diventeranno adulti, queste persone avranno sempre il bisogno di conoscere, e di essere interessate in cose in cui gli adulti si sono sempre interessati. Ma mentre i loro impulsi saranno riconoscibili, i mezzi per soddisfarli potrebbero non esserlo altrettanto.

Stiamo assistendo, senza neppure rendercene conto, a uno dei più grandi scossoni dalla nascita dei social media stessi? Il futuro è fatto di relazioni in cui la notizia, nella forma così come la conosciamo, sarà sempre meno importante?

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

5 commenti

  1. La decentralizzazione delle fonti di notizie e l’incredibile crescita di UGC (User Generated Content) nel Web sono dati oramai acquisiti. Ormai vince chi “cura” di più, e Facebook non può che essere lacunoso in quest’aspetto…

  2. Personalmente Facebook è il social che preferisco. Ho provato Twitter, Google Plus, Linkedin, ma nessuno di questi secondo me è paragonabile con le interazioni di Facebook. Google Plus lo trovo complicato, Twitter fin troppo rapido. Con Facebook hai la possibilità di condividere a pieno le esperienze degli amici, creare gruppi, comunità, pagine. Offre tutto, gli altri si concentrano su particolari aspetti.
    PS: non lavoro per Facebook! 🙂

  3. Purtroppo in ambito informatico tutti i progetti nascono e sono destinati a sgonfiarsi non appena il mercato si saturizza. Facebook, nonostante sia il progetto web che più ha rivoluzionato il mondo dei social network negli utilmi anni, non può esimersi da questa regola.

    Infatti nei paesi dove esso è maggiormente diffuso c’è una stagnazione e uno spostamento di utenti verso social più freschi e innovativi, mentre nei paesi emergenti dove la diffusione non è così capillare c’è ancora margine di miglioramento da parte del social network fondato da Zuckerberg.

    1. Interessante contributo Gunga 🙂

      Se Facebook non cala come traffico (ah, l’annosa questione delle statistiche, con cui si può provare praticamente tutto e il suo contrario 😛 ) , cambia il modo in cui questo traffico si muove su di esso.

      Facebook come grande attrattore, contenitore per eccellenza così difficile da rimpiazzare proprio perché non direttamente in competizione? Perché no. Sarà uno scenario interessante da veder evolvere.