Il frictionless sharing di Facebook può uccidere la content curation?

Più veloce, ma meno efficace?

Facebook e la guerra al like baiting: cos'è e cosa significa per la tua strategia
©r.classen/Adobe Stock

Non è un segreto che Facebook abbia intenzione di porsi sempre più come fulcro dell’intera attività online di un singolo.

Con l’introduzione di Timeline, Facebook mira non solo a dare una svecchiata al vecchio “wall”, quanto a rivoluzionare per sempre il modo in cui gli utenti passano la loro immagine in rete. Non più un elenco indistinto di attività l’una sotto l’altra, quanto una sorta di cronistoria di elementi importanti, modificabili secondo preferenze e molto più simili a un “blog semi-automatico” che a un muro dove scrivere di tanto in tanto.

Con la recente introduzione del frictionless sharing, Facebook potrebbe piazzare un altro paletto in quella che è la possibilità per un utente “poco skillato” di iniziare a fare una basilare, quanto potenzialmente dirompente, attività di newsmastering.

Nel concetto più semplice di newsmastering, un utente si fa carico di selezionare e filtrare notizie relative a una nicchia e di proporle in una qualche forma ai suoi contatti. Puoi fare newsmastering riportando link sul tuo blog, in sidebar, come letture consigliate. Oppure puoi aprire un blog su Tumblr selezionando le migliori ricette con, per esempio, il cioccolato. O puoi discutere di trekking tutto il giorno su Twitter, facendo ordine nel caos della risorse rete.

Tutto ciò richiede sempre due cose:

  • la volontà dell’utente di agire in questo modo
  • una minima capacità tecnica nel valutare e applicare simili strategie.

Facebook, unendo la nuova Timeline al frictionless sharing, potrebbe seriamente cambiare le carte in tavola.

Già da qualche settimana, semplicemente leggendo una news da un’app collegata a Facebook, un utente autorizza più o meno coscientemente quest’ultimo a pubblicare news della sua attività online (letture, principalmente) verso i propri contatti.

Una sorta di attività di newsmastering semi-automatica che accompagna l’altrettanto recente diffusione del plugin per ricevere gli aggiornamenti di un singolo profilo Facebook.

Scompaiono i tecnicismi, niente più strani ragionamenti per impostare una strategia di filtering dei contenuti. Se hai un account su Facebook e leggi qualcosa di legato a uno stesso ambito tutto il giorno, stai già facendo newsmastering.

Certo, forse servirà ancora qualche fix, ma nella guerra a colpi di restyle e feature tra i vari social network (ciao, Twitter), non vedo così distante uno scenario simile. Dalla sua, Facebook ha come sempre una smisurata base di utenti che, volenti o nolenti, si potrebbero trovare a sperimentare simili dinamiche per la loro prima volta.

Che ne pensi? I social media possono, o potranno, fare il lavoro di tutti quei i tool di cura e selezione delle notizie, pur facendolo …peggio?

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

4 commenti

  1. Da un lato devo direi che la cosa è sicuramente affascinante, pensiamo al livello di viralità che si potrebbe raggiungere e inoltre ciò semplificherebbe notevolmente la vita a noi blogger riducendo soprattutto i tempi di gestione delle condivisioni.

    Il rovescio della medaglia lo vedo facendo un’analisi sulla futura qualità dello sharing.
    Noi facciamo una scelta quando diffondiamo una notizia e di solito condividere ha entrambi i significati della nostra lingua: quello materiale di diffusione e quello di approvazione (salvo eccezioni per articoli o notizie con cui siamo in disaccordo ma in quei casi si aggiunge un commento esplicito o un articolo di risposta).

    Con questo sistema una persona potrebbe trovarsi a diffondere in maniera automatica contenuti che magari ha consultato per se stesso e ben prima di una valutazione complessiva. Quindi non tutti i contenuti sarebbero davvero meritevoli, ma solo più raggiungibili, e questo NON è Curation.

    Al momento rimango perplesso.

    PS:
    Personalmente ho sempre preferito i tool di curation che permettessero di dare un’impronta manuale, e non troppo automatica, per quello c’è già google ma sono opinioni.

  2. Mi trovo perfettamente d’accordo con Riccardo. Sono dell’idea che un minimo di content curation sia raggiungibile con una condivisione consapevole e non con una condivisione automatica o semi-automatica. L’elemento umano fa la differenza.