Del latte e della mucca (e del fare content marketing)

Leggilo subito. È gratis!

Durante l’ultimo paio di mesi mi sono trovato a lavorare insieme a clienti che, per un motivo o per l’altro, si trovavano ad avere a che fare con l’annosa questione del creare contenuti.

Chi per lanciare nuovi progetti, chi per supportarne di già avviati. Chi ancora per far girare un nuovo nome, chi per spingere un particolare prodotto.

E ho realizzato, ancora una volta, quanto fosse difficile far comprendere davvero che investire del tempo nella produzione di contenuti di valore fosse una strategia di marketing del tutto degna di rispetto.

Capita quindi a fagiolo l’ottimo post di MarketingProfs, intitolato “5 Reasons You Shouldn’t Be a Content Marketer”, in cui Ann Handley ci (ri)spiega cinque buone ragioni per le quali una compagnia (o un singolo professionista) dovrebbe davvero iniziare a rivedere le proprie convinzioni in fatto di content marketing.

In particolare, il primo punto:

You’ve uttered the sentiment “Why would they buy the cow if we’re giving the milk for free?”

Già.

Questa è, semplicemente, la più immediata delle obiezioni quando inizio a parlare di costruzione di una strategia editoriale, di report, di infoprodotti e di materiale (argh!) gratis da sviluppare e mettere a disposizione del proprio target.

“Nessuno comprerà più la mia mucca se inizierò a regalarne il latte”.

Se non fosse che regalare “il latte”, è un ottimo modo di dimostrare la propria professionalità senza impegnare il prossimo. Cominciare a sviluppare qualcosa di buono è il modo migliore per cominciare a far parlare di te. Offrire parte della soluzione è il modo più rapido per convincere la gente che forse sei la persona giusta per aiutarti a risolvere del tutto il loro problema.

Solo una volta stabilito un primo contatto potrai allora spostare l’attenzione su tutto il tuo restante microcosmo. Solo una volta conquistata la fiducia di chi ti legge in maniera genuina avrai modo di essere convincente su tutto il resto.

E invece no. Spesso ci si fa prendere dal panico (o dalla fobia del palcoscenico del web) e invece di far sentire la propria voce nettamente si sussurrano le stesse, ripetute quattro parole già sentite altrove. Si scrive poco, si cerca di vendere tanto. E delusi dagli scarsi risultati si bolla tutto come “Hey, il content marketing non funziona come dovrebbe”.

O ancora ci si trincea dietro ragionamenti del tipo “sono arrivato troppo tardi”, “se ne parla già abbastanza”, “non c’è niente di nuovo da dire”. Comodissimi divani mentali su cui sollazzarsi forti di un qualche tipo di scusante.

Decidere di attivare una strategia di content marketing non è una scelta semplice. Comporta lo scendere a patti con il modo di pensare della gente. Della gente “comune”, che non ha interesse particolare in te o in ciò che fai. Che deve ancora essere convinta dai fatti più che dalle promesse.

Hai mai affrontato questo passo sul tuo blog?
Ti sei mai sentito come se stessi “regalando il latte” sacrificando la vendibilità della mucca?

Capita spesso quando ci si impegna anima e corpo nel produrre qualcosa di buono di pensare “davvero mi conviene continuare a regalare tutto questo?”. Tu come ti comporti?

foto: MorgueFile

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

2 commenti

  1. Purtroppo credo che internet sia visto da molti ancora come uno spauracchio.
    Non viene compresa a piena la potenzialità della rete, la capacità di rafforzare il marchio, fidellizzare clienti.
    Poi tutto dopo diventa un cane che si morde la coda, perchè non si investe nelle nuove tecnologie, gli utenti non trovano i contenuti che cercano e smettono di cercare, allora la gente non vede motivazioni per investire e non investe ed ecco il loop che è punto ed a capo.
    Secondo me, una triste realtà 🙁

  2. Il problema è appunto stabilire quale e quanta parte deve essere gratuita. Secondo me il metodo migliore (e che utilizzerò nel mio blog) è quello di creare attorno al prodotto principale un ecosistema free che lo valorizzi ancor più, come ad esempio servizi, strumenti o aggiunte.

    In ogni caso sono pienamente d’accordo offrire una parte del prodotto gratuitamente è il miglior modo per pubblicizzare l’intero prodotto e stabilire un contatto “sincero” con il lettore-cliente.