E così vuoi creare una sezione a pagamento sul tuo blog…

…ovvero, di come impostare una sezione “freemium” non sia facile e non rappresenti una fonte di reddito in maniera automatica.

Ma soprattutto di come richieda tenere a mente almeno quattro considerazioni mica da ridere.

Eccole 😉

1. Parti da una base solida

Rilassati: prima di imparare a correre, devi saper camminare. Il grosso problema dei contenuti a pagamento che non riescono davvero a decollare è che vengono gettati su piazza troppo in fretta.

Non riescono a ricevere l’attenzione che meritano per la semplice mancanza di attenzione (precedente) verso il suo autore (o il suo blog, o i suoi contenuti).

Prendi gli Envato, per esempio. Dopo un lunghissimo periodo di blogging puro (leggi, free) ristretto e focalizzato in ogni modo ad acquistare autorevolezza nel campo della creatività, ecco arrivare pian piano numerose offerte “freemium” pronte ad espandere i già ottimi articoli con del materiale aggiuntivo (un successo colossale, by the way).

Se cerchi di monetizzare i tuoi contenuti in maniera troppo spinta, prima che essi siano stati riconosciuti come autorevoli da qualcuno in maniera spontanea, tutto ciò che otterrai sarà un silenzioso fallimento.

2. Parla chiaramente

Nessuno si iscriverà mai alla tua community se non sarai in grado di comunicare apertamente quante più informazioni possibili riguardo ad essa.

Non essere avido di informazioni: quanti nuovi articoli riservati ai tuoi subscribers sono disponibili ogni mese? Quante ore di video tutorial? Quali tipi di file sorgente pronti da scaricare? Esiste un forum di supporto? E in caso di rinuncia all’iscrizione?

Questo è ciò che la gente cerca mentre valuta come spendere i propri soldi. Sono tutti dettagli (questi e molti altri) che dovresti piazzare in vetrina molto prima del tasto “subscribe”. Evidenzia numeri, dettagli, faq e termini di utilizzo. E tutto ciò ti venga in mente a riguardo.

Insomma, cerca di comunicare continuamente a chi ti legge perché fare il salto verso la tua sezione a pagamento rappresenterà per lui un concreto vantaggio.

3. Continua a produrre del contenuto gratuito

Il punto chiave è che iniziare ad offrire dei contenuti a pagamento non significa tirare una leva e iniziare a focalizzare tutti i tuoi sforzi sui modi più ingegnosi per spillare soldi ai tuoi lettori.

Mantenere intatta la qualità della restante parte free del tuo blog ha un duplice scopo: se da un lato preserva la fiducia che è già stata riposta in te (i tuoi utenti non sono carte di credito da manipolare), dall’altro può fungere da potentissimo veicolo pubblicitario.

Ancora gli Envato. Quale miglior modo di ottenere nuove iscrizioni che non stimolare l’appetito con del gran contenuto gratuito? Sembra banale, ma il tuo prossimo subscriber è semplicemente un tuo attuale lettore affezionato.

4. Mantieni le cose semplici

Puoi anche avere a disposizione “l’offerta bomba che tutti stavano aspettando”®, ma se la fase di registrazione è svilente, i termini da sottoscrivere oscuri e il contenuto a disposizione occultato il più possibile, è altamente probabile che tu ti stia perdendo tonnellate di iscritti.

Keep It Simple, Stupid! Soprattutto durante la fase di lancio non dovresti lesinare su quella semplicità nel processo di iscrizione in grado di portarti alla massa critica di utenti paganti.

Domanda: ti sei mai iscritto ad una sezione premium?

Cosa ti aspetti da chi ti chiede di aprire il portafoglio per spillarti numerosi euro ogni mese? Credi che tutti possano avere a portata di mano una soluzione di questo tipo o che sia ancora riservata a blog con veri e propri team editoriali alle spalle? (a quest’ultima domanda ho una risposta quasi pronta 😛 )

foto: Refracted Moments™

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

12 commenti

  1. Analisi perfetta e concisa! Sono d’accordo con te.

    Oggi, la gran quantità di materiale gratuito sul web fa pensare dieci volte l’utente che deve decidere di acquistare informazioni, libri, e conoscenza in genere.

    Dato che la “scatola chiusa” (con qualche istruzione) non va più bene, il modo migliore per invogliare qualcuno a comprare il tuo prodotto è offrirgliene una bella fetta.
    Secondo me non c’è miglior pubblicità dell’offrire gratuitamente i propri prodotti.

  2. E’ una strategia vincente, anche se penso che la maggior parte dei ricavi di Envato derivi dalle pubblicità 🙂 Se queste non ci fossero, coi soli account premium non arriverebbero a fine mese! 😀

  3. Davvero otttima analisi, Francesco. Envato è proprio l’esempio giusto. Facevo una riflessione però e mi piacerebbe sapere cosa ne pensi a tal proposito: gli envato con i loro contenuti in lingua inglese abbracciano un po’ tutto il globo (più del 50% della popolazione mondiale che utilizza il web conosce l’inglese) oltre che varie nicchie di utenza (grafica vettoriale, photoshop, video, flash, template, ecc…), credi che un blog in lingua italiana, per quanto ottimo e di qualità (che colpisce una piccola nicchia di quel 2,7% della popolazione mondiale che naviga) con una semplice sezione a pagamento possa riuscire a fornire una fonte di reddito che ne permetta il mantenimento?
    Rispetto ai blog americani qui da noi i ricavi si dovrebbe dividere per dieci almeno, se non di più. E tutto questo sempre a parità di contenuti e di lavoro.

  4. Ciao Francesco,
    e complimenti per il post…

    Mi hai davvero aperto gli occhi su molti aspetti
    interessanti, come la continua gratuità…

    Rispondo alla tua domanda “retorica”…si mi sono
    iscritto a diversi servizi premium sia italiani che
    stranieri…

    e devo ammettere che tutti quelli che
    hanno successo sono quelli che seguono le
    semplici indicazioni che hai segnalato..

    Grazie
    Genna

  5. @Nando: Beh, tra gli Envato e i restanti blog più piccoli (magari senza orde di articolisti e grandi fondi a cui attingere) che cercano di sostenersi con offerte freemium curate da una manciata di persone ci sono diversi step intermedi.

    Naturalmente sono d’accordo con te: parlando (scrivendo) in italiano gli sforzi si moltiplicano e la scalata verso i guadagni che danno soddisfazione è decisamente più ripida.

    Sono però anche convinto che esistano molte nicchie di professionisti in cui trovare ancora fortuna: i numeri sono più piccoli ma sparando “a corto raggio” si possono comunque ottenere soddisfazioni.

    Lo stesso fatto poi che non esistano community freemium così “universalmente riconosciute” in italiano può significare due cose: o non rendono, o nessuno è ancora stato in grado di offrire la formula giusta.

    Tu che ne pensi? 😉

  6. Ciao Francesco, intanto piacere di fare la tua conoscenza.

    Riguardo alla domanda che mi poni io penso che la risposta sia la prima tra le due possibili che hai proposto, ovvero che non rendono più di tanto, almeno per il momento.

    Per potersi guadagnare da vivere secondo me gli eventuali contenuti da proporre a pagamento andrebbero combinati con altre forme di attività e servizi da offrire agli utenti della nicchia che si intende colpire. Per esempio html.it (il maggior network italiano che abbraccia la corposa nicchia di tutti i professionisti e non che lavorano sul web), sul proprio circuito oltre a vendere spazi pubblicitari, propone periodicamente la vendita di corsi di formazione che vengono tenuti in alcune delle principali città italiane. Ecco, secondo me, riuscendo a combinare l’offerta di più servizi che possono interessare il settore a cui ci si rivolge, forse si potrebbe riuscire a far qualcosa di interessante in Italia.

    Tu cosa intendi con “sparare a corto raggio”?

  7. @Nando: altrettanto! 🙂

    Credo che l’esempio di HTML.it sia più che azzeccato!

    Per sparare a corto raggio intendevo proprio evitare di allargare troppo la propria nicchia, cercando di puntare a dei precisi segmenti di utenza più portati a lasciarsi attrarre da offerte a pagamento.

    Affrontare queste nicchie con la giusta offerta? Più facile a dirsi che a farsi…

  8. Dimenticate che in italia creare una sezione a pagamento comporta l’apertura della partita iva e dell’emissione della fattura per ogni pagamento.
    Mica potete spacciarvi per procacciatori d’affari occasionale come con i guadagni adsense o affiliazioni.

    Purtroppo non è facile aprire una sezione a pagamento proprio per questo.

  9. @Nicola: Beh, il discorso era volutamente fuori dalle logiche burocratiche e legislative della cosa.

    Naturalmente hai ragione 😉 E’ un punto da non sottovalutare; diciamo però che se si arriva a voler proporre contenuti premium e guadagnare da essi, si dovrebbe già aver analizzato con cura questo passo.

  10. Sei davvero un grande! io per l’appunto vorrei sapere come si fa a mettere sul mio blog del materiale a pagamento… però appena ho letto il punto 1. ho deciso di metterlo molto più avanti, per ora mi basterebbe sapere come fare … grazie anticipatamente
    Christian

  11. Come al solito sei un grande. Stavo cercando proprio qualcosa di simile, più che altro dal punto di vista delle tecnologie. Grazie.