Della morte del sito ufficiale

Qualcosa è morto. Di nuovo.

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Corporate sites made sense in web 1.0, when you drove traffic to landing pages with banners, and collected email addresses,’ he says. ‘Modern consumers are engaged by real-time, social digital experiences which transcend device and are powered by location.

(Ian Crocombe, planning director at digital agency AKQA)

I siti web ufficiali dei brand più famosi stanno morendo.
O, almeno, non si sentono troppo bene.

Questo è ciò che leggevo ieri su BrandRepublic, in un’analisi estremamente lucida che mette sul tavolo quello che potrebbe essere un più che plausibile scenario futuro.

Cos’è successo?

Bacardi ha deciso di riesaminare la posizione del proprio sito web ufficiale, spostando progressivamente diverse azioni di marketing verso propria pagina fan ufficiale. Attività di questo tipo, su un sito ufficiale, sempre più spesso richiedono di replicare mini-siti (ri)costruendo l’intera struttura da zero, spremendosi poi per far interagire il proprio target sugli eventuali social network a supporto.

Viene da chiedersi quindi quale sarà il ruolo dei grandi brand nella sopravvivenza, o nel mutamento, dei siti web ufficiali così come li conosciamo.

Riprendendo la citazione in apertura, i siti web “corporate” sono forse un rimasuglio del web 1.0, dove l’unico punto importante era convogliare traffico alla propria landing page, ai propri banner e raccogliere indirizzi e-mail per la propria lista di utenti. Ma gli utenti di oggi, 2011, vogliono qualcosina di più. Vogliono coinvolgimento in tempo reale, esperienze che trascendono una piattaforma specifica e spesso sono potenziate dalla geolocalizzazione.

Hai voglia in termini di costi e tempi a sviluppare tutto questo ambaradan su un sito corporate.
Hai voglia, soprattutto quando esiste, appunto, Facebook.

Ma c’è un ma.

Esiste più di un motivo per non fidarsi di Facebook. Lo abbiamo scritto altre volte. E salta fuori senza pietà la domanda: “Fino a quando, allora, dovremmo fidarci dei social network?”

Davvero vale la pena di farsi attirare da tutto il ben di dio di cui sopra e spolpare, attività dopo attività, il proprio sito ufficiale?

Qualcuno nei commenti di quell’articolo azzarda persino:

Websites are the last incarnation of the traditional, broadcast, publishing model and actually have more in common with TV then they do with the social web. I’d be amazed if websites exist in their current form, if at all, in five years time.

Davvero?
Un’incarnazione fuori dal tempo di un modello più broadcast di quanto pensiamo?

Al di là di predire di nuovo la morte di “un qualcosa” legato al web, c’è da chiedersi quanto varrà la pena nel prossimo futuro studiare strategie di promozione -i mini siti di cui sopra- solo esclusivamente in casa propria.

E quanto, nel caso volessimo bussare alla porta di Facebook, ci costerà se le cose per la creatura di Zuckerberg non andranno come previsto.

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

6 commenti

  1. Credo che stiano esagerando interpretando molto male dettami di orizzontalità con mere discussioni sul ritorno e altro, a prescindere poi dal principio di identità che potrebbe pian piano per chi segue questa via essere decisamente problematica .
    Questo non solo su considerazioni che si possono fare riguardo la mortalità sociale; ovvero nascono (i social) si espandono, crescono, crescono, inevitabilmente invecchiano e/o mutano e in alcuni casi muoiono, pur se giganteschi.
    Probabilmente non sono capaci al momento (non i grandi marchi ma chi per loro pianifica e consiglia) di capire come si muoverà il mondo.
    imho: continuano a pensare in verticale su un mondo orizzontale suicidandosi

  2. Concetti parecchio Border line e pessimistici. Parlare in maniera negativa di Facebook e dei social network in generale è come parlarne in maniera positiva…
    A mio avviso è comunque pubblicità gratuita 😉

    I siti web ufficiali dei brand più famosi si rinnoveranno presto…devono solo trovare le persone giuste a cui affidare il lavoro…

  3. Non ha tanto senso criticare o esaltare dato che attualmente giocano due ruoli completamente diversi.
    Promozione ed engagment Facebook e vari, awareness e visibilità per i siti web.

    Probabilmente in futuro, se ne saremo capaci, si dovranno trovare forme di integrazione fra gli uni e gli altri. Dare senso ad una struttura, il sito, che è un po’ il cuore di un’azienda.

    La tendenza attuale, quella di abbandonare il proprio orticello (sito web) in favore di piattaforme esterne, lascia trasparire improvvisazione ed entusiasmo eccessivo. Ricordo il caso Ducati di qualche mese fa.
    I clienti sono un bene da coltivare nel tempo. Il nomadismo dei social network non fa altro che intaccare il rapporto tra brand e clienti disperdendone il senso.

  4. Permettetemi di dissentire.
    Tutti gli utenti vogliono la piattaforma social? Non credo.
    Più che una mera landing page, il sito corporate serve sempre (anche solo… la butto lì… per gestire il traffico email dei dipendenti?) ciò non toglie che sia ben fatto e ben integrato con le piattaforme sociali.

    1. Sono d’accordo.
      Che impressione dà un brand di se stesso senza un sito web “ufficiale”?
      Anche solo a livello di biglietto da visita, continuo a ritenerlo molto più professionale di una pagina facebook.
      Insomma è la base.. anch’io penso che i classici siti aziendali abbiano bisogno di una “rivoluzione”, un’innovazione.. ma non la vedo come una migrazione totale sui social.

      Magari mi sbaglio..