Cos’ha in programma il nuovo anno per i social media? Finalmente, la …normalità

Alla fine ci siamo?

Tendenze dei social media nel 2012
iStock.com/PashaIgnatov

Si è discusso per lungo tempo di come i social network siano stati per le aziende una rivoluzione quasi a trecentosessanta gradi.

Una rivoluzione, tanto silenziosa per chi non stava a guardare, tanto dirompente per chi si trovava a cavalcarne l’onda, in grado di creare opportunità, rendere competitive giovani startup permettendogli di giocare ad armi pari con i big player, cambiare lo stato delle cose in parecchi ambiti legati all’online.

Questo è quello che si è detto mentre un po’ tutti cercavamo di interpretare i segnali dell’adozione di questa o quella nuova tecnologia da parte del brand di turno.

Negli ultimi due anni, i social media sono stati la grande novità con la quale tutti i mercati hanno dovuto giocoforza confrontarsi: clienti che parlano dei brand, brand che devono dialogare sullo stesso piano dei clienti, clienti e CRM che diventano la chiave per non venire schiacciati dal futuro che avanza.

La domanda è: cosa ci riserva quindi il 2012?
La risposta, vista da qui, suona tutta come un: il 2012 ci riserva per le aziende e i social media una piacevole …normalità.

Ammettiamolo.

A molti esalta poter annunciare come questo o quel “social-coso” siano o saranno in grado di rivoluzionare ancora una volta il modo in cui i brand interagiranno con i loro clienti.

Eppure, dopo aver sperimentato più o meno tutte tutte le iterazioni del comportamento umano applicato alla rete, possiamo forse tranquillamente sperare come i social siano finalmente diventati qualcosa di assodato. Di normale. Di auspicabile.

Non sto dicendo che nel nuovo anno i brand impareranno finalmente ad agire da soli. È solo che, come dire, forse è giunto il momento di spostare l’attenzione sul “come fare le cose”, anziché sul “cosa sono le cose”. Di smetterla di guardare ai social come a qualcosa da dover vendere alle aziende, cercando di fargli strenuamente comprendere le potenzialità.

È forse arrivato il momento, tra eterne mutazioni di Facebook e una sempre più massiccia adozione di Twitter anche tra VIP italiani, in cui i social media diventino parte integrante di tutti gli strumenti -più vasti, più “vecchi”- atti a promuovere un brand.

Se prima dovevamo quasi spiegare da zero la nostra attività a un cliente, spingendolo a fidarsi di buoni case study e potenzialità tutte da scoprire (per loro), sempre più spesso è dal cliente che sento partire la curiosità di mettere in pratica azioni di marketing legate ai social media, di capire la propria utenza e di dialogare con essa secondo le esigenze di quest’ultima.

Che ne pensi?

Finalmente i social media hanno smesso di essere la novità dell’ultimo minuto a tutti i costi?
(con buona pace dei guru autoproclamatisi tali?)

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

3 commenti

  1. Anzitutto, c’è da fare una distinzione: stiamo parlando d’Italia o del mondo in generale?

    Perché dopo aver seguito molto il mercato nord americano, ho avuto la sensazione che è molto più sviluppato e all’avanguardia di quello nostrano. Non so se questo è dovuto ad un effettivo sviluppo migliore oppure alla cultura dell’utenza, ma la mia impressione è stata questa.

    Se quindi parliamo a livello di mondo, c’è la possibilità che il social media possano vivere un anno stabile. Anche se c’è da considerare che Facebook sta entrando nel mondo mobile, si quoterà probabilmente in borsa nel 2012 e sta rifacendo tutti i profili con la timeline, Twitter sta rifacendo la grafica, Plus è ancora praticamente una beta e Microsoft ha lanciato il suo social network (che per ora non sta facendo niente, ma si vedrà). Insomma, i presupposti per dei cambiamenti radicali ci sono tutti. Ma il mercato statunitense è già evoluto, quindi non c’è ancora molto da scoprire.

    C’è però da dire che le imprese che non operano prevalentemente online devono ancora imparare ad usare i social in maniera decente.

    In Italia, invece, siamo indietro di qualche anno. Il marketing relazionale, da quello che ho visto, non si è ancora imposto sulla SEO dura e cruda. Ripeto, non so la causa di questa arretratezza, ma a meno che il mercato italiano non funzioni bene così per le sue caratteristiche, ci sono ancora immensi spazi di miglioramento. Facebook e Twitter sono poco più che un altro canale per farsi pubblicità a gratis, e questo credo (spero) cambierà nei prossimi 12 mesi.

    Staremo a vedere!

  2. Secondo me siamo ancora troppo indietro rispetto a luoghi, come l’America, che già possiedono tutte le capacità e le abitudini per farsi avanti nel mondo del web.
    La nostra mentalità italiana purtroppo è chiusa ed ha bisogno di evidenti dimostrazioni per capire e seguire un obbiettivo come questo. Per questo secondo me ci vorrà ancora 2 o 3 anni.
    Qualcosina verrà fatta in più rispetto all’anno scorso, ma sarà poca roba e di poca qualità.
    In più dobbiamo dire che i giovani, promotori di idee innovative o facile pubblicizzazione su internet, in Italia non hanno spazio, non gli viene proprio concesso.
    Ecco perchè dico che ancora sarà presto…..ma più ne parleremo….e più sarà facile farne capire l’importanza.
    Personalmente aprirò un blog proprio in questi giorni, sul settore delle falegnamerie imprenditoriali, cosa che sul web non ho trovato (quindi suppongo che non esista!)

    Beh, speriamo che, come dice Francesco, tutto proceda più velocemente!
    Ciao a tutti,
    Alessandro Q.

  3. A mio parere non siamo poi così indietro.
    Credo che le nostre aziende, come quelle americane ed europee, abbiano capito l’importanza di farsi pubblicità sui social.

    Sarebbe assurdo il contrario. Il problema è studiare modi corretti di promuoversi su questi strumenti e probabilmente, da questo punto di vista, dobbiamo ancora imparare molto