Cos’è che manca ai tuoi post per sfondare?

Mentalità italiana e blogging d’oltreoceano

iStock.com/KarenMower

Questo post non vuole essere una critica. No, affatto.

Vuole, più precisamente, cercare di rendere chiara -prima di tutto a me stesso- una particolare sensazione che spesso provo nel leggere i blog italiani.

Sai, spesso si dice: “Va benissimo leggere le fonti qui da noi, però su [nome portale d’oltreoceano] è tutta un’altra cosa!”

Una specie di tacita consapevolezza che qui da noi, vuoi per limitazioni linguistiche, vuoi per effettiva scarsa capacità, non saremmo in grado di eguagliare per forma e contenuti i contenuti d’oltreoceano che affollano quotidianamente i nostri feed reader. E spesso, quando questo tipo di ragionamento viene messo in moto, è proprio il blogger in sé a completare la “profezia autoavverante”.

“Dato che non sono in grado, gli articoli che scrivo e l’impegno che rivolgo al mio progetto è comunque limitato”.
(“e poi chi vuoi che mi legga?”)

Ecco, io questa cosa proprio non la capisco.

Ci sono ovviamente le dovute eccezioni, con casi in cui la troppa competizione (anche nostrana, per carità) o l’effettiva mancanza di mezzi genera un “gap” iniziale difficile da colmare. Ma che dire di tutti quei blog più concettuali, legati a una e una sola figura, ai quali non serve altro che del tempo per scrivere e della passione nel farlo per dimostrare il proprio valore?

Mi si dirà: ma qui in Italia siamo di meno, leggiamo di meno e le persone potenzialmente interessate sono una frazione di quelle che si potrebbe colpire scrivendo in inglese.

Vero, ma anche volendo concedere ciò siamo diverse spanne lontane dai risultati che si vedono. O meglio, che non si vedono. Perché anziché poter leggiucchiare tanti piccoli blog con un piccolo ma costante e affezionato pubblico di lettori, ciò che si trova dietro a una manciata di popolarissimi blog, diversi runner-up al seguito è invece uno sterminio di progetti abbandonati o raffazzonati.

Cos’è, allora, che manca ai tuoi articoli per sfondare sul serio?
Mezzi? Tempo? Ispirazione? Supporto?

Sai, non credo che centri sempre il caro vecchio budget o il tempo a disposizione. Sarebbe fin troppo facile gettare la spugna raccontandosi che “gli altri” hanno più soldi e più tempo e probabilmente una tastiera che scrive da sola decine di post la settimana mentre loro se ne stanno in piscina a sorseggiare un Martini.

No, ciò che differenzia i post di tanti blogger, articolisti ed editori internazionali nei confronti dell’italica blogosfera si racchiude dopotutto in pochissimi fattori.

  • La capacità di argomentare a lungo una notizia, piuttosto che riportala semplicemente da un portale qualunque dandola in pasto ai lettori. E di sostenerla nel tempo tenendo le fila di un discorso come un buon curatore.
  • La volontà di proporre un prodotto testato e utile alle persone che ti stanno donando interesse, anziché rilasciare un’idea sviluppata in un paio di mesi e abbandonata perché non efficace in altrettanto tempo. Parlo tanto di infoprodotti quanto di servizi che riescano a generare credibilità nei confronti di un team o di una persona, che siano fatti di sostanza e non parole.
  • Una mentalità più aperta della nostra al fallimento. Da qualcosa che funziona alla perfezione non si impara granché, diceva qualcuno di famoso. Dagli errori, da ciò che potrebbe funzionare meglio, si impara tantissimo. Eppure spesso siamo come terrorizzati dall’idea di fallire in qualcosa. Come se si venisse segnati a vita e non si potesse più guardare il prossimo in faccia. Altrove semplicemente si ammette la defaiance, si ritocca l’idea e si riprova. E magari passano mesi, ma il successo poi arriva.

Quanto sei insomma disposto a credere nel tuo progetto, prima di imboccare una rassicurante via di fuga?

Con questo non voglio certamente dire che qui da noi manchino le idee, la voglia di fare e le teste pensanti che cambieranno il futuro di molti nei prossimi tempi. Tutt’altro. È solo che, relativamente al mondo del blogging, degli editori online e più in generale quando si tratta di portare avanti un’idea fuori dal coro, molti altri si lasciano sopraffare dall’idea del non potercela fare senza aver mai realmente cercato di competere alla pari.

Sono davvero l’unico a provare tale sensazione quando leggo di questo o quel nuovo progetto?

Semplicemente provandoci le cose potrebbero cambiare.
O quantomeno renderci più coscienti di quante altre stupende possibilità ci stiamo perdendo.

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

8 commenti

  1. La capacità di argomentare a lungo una notizia è, IMHO, il miglior consiglio che si possa dare per emergere, dare la propria impronta ad un argomento, incoronare davvero un contenuto.

    In tempi di contenuti short perché “1000-1500 caratteri massimo li posizioni meglio e la gente si scoccia di leggere su Internet” c’è sempre da ricordare che “Content is King” , mantra talmente banale da divenire scontato. E serve che qualcuno finalmente lo rimetta sul trono 😉

  2. Ciao, io credo che

    1. occorra davvero proporre contenuti NUOVI, o per lo meno ben argomentati/sviluppati: ho, ad esempio, seguito un notissimo sito italiano riguardante il mondo iPhone, poi ho iniziato a seguire le loro FONTI e dopo meno di un mese mi sono chiesto “ma perche’ seguire il sito italiano, che altro non fa che copia/traduci/incolla?”… e ho smesso di seguirlo.

    2. prendere il proprio blog “come un lavoro”, nel senso di trattare la cosa in maniera professionale: gli si deve dedicare del tempo, occorre studiare nuove strategie, si deve “pulire” e “ripulire” WordPress per renderlo 100% SEO-like e tante altre cose. Solo cosi’ si possono ottenere ottimi risultati. Ovviamente non sempre il proprio blog e’ un lavoro, ma io credo che cio’ che si fa solo per hobby/passione vada cmq fatto al 100% se si vogliono ottenere risultati, primo per tutti la SODDISFAZIONE che ti leggano in piu’ di 2-3 amici e di essere utile a qualcuno.

    3. molto spesso i social media non vengano utilizzati in modo “corretto” in Italia

    Ovviamente e’ solo un mio parere, pero’ il punto 2 applicato al mio blog mi ha dato grandi soddisfazioni 🙂

  3. Ciao Francesco no non sei assolutamente l’unico.
    Io però penso che bisogna fare un discorso più in generale, senza circoscriverlo solo a post o blog.
    Se ci pensi bene l’Italia è una delle nazioni (se non la prima) con la percentuale più alta di giocatori: mi riferisco a Lotto, Superenalotto, Lotterie varie, Gratta e Vinci, VideoPoker nei bar e via dicendo.
    Ecco capisci che una mentalità di questo tipo può significare una cosa soltanto: l’italiano medio è un gran pigrone che preferisce giocare, sperare, vincere (o guadagnare) facile e veloce piuttosto che dedicare tempo, volontà, impegno e passione alla creazione di qualcosa d’importante, per sè e soprattutto per gli altri.
    Oltreoceano invece c’è da sempre un forte spirito d’innovazione ed una mentalità decisamente più aperta….e non mi riferisco solo ai business on line, ma allo stile di vita in generale.
    E queste etichette sono difficilissime da staccare; mi viene in mente il gioco del calcio, dove da sempre l’Italia è considerata dal mondo intero come la squadra del catenaccio, ovvero massimo risultato con minimo sforzo, difendere tanto e attaccare poco, attenzione a non concedere troppo agli avversari, chiudersi bene senza scoprirsi mai e puntare sostanzialmente alla concretezza.
    Altre nazioni, restando oltreoceano si può parlare del Brasile, hanno da sempre una concezione del calcio (e della vita) diametralmente opposta: per loro è prima di tutto un gioco, divertimento, allegria, spettacolo, passione, giocate che esaltano le platee, attaccare tanto e difendere poco, concedere agli avversari ma fargli male quando c’è la possibilità e cercare di ottenere sempre il massimo risultato divertendo il pubblico.
    Capisci che il discorso è veramente generale, si tratta di tradizioni, di cultura e sono cose difficili da cambiare a livello totale, ma ognuno di noi (italiani) lo può fare nel suo piccolo senza dare peso a queste statistiche e alla mentalità media del Paese.

  4. Ciao Francesco,
    il punto 1 è per me quello piu’ importante, quello da migliorare se non proprio da rivoluzionare. E legato a ciò ci vorrebbe anche un bel pò di supporto. L’unica fortuna in questo frangente è che le fonti me le trovo da solo 😉

  5. Che cosa intendi per “sfondare”? Quale numero di abbonati ai feed ss deve raggiungre un blog per dichiarare che abbia sfondato?

    Questo è già importante per capire se uno h sfondato oppure no. Per esempio ai miei occhi, tu hai sfondto, ed io no. Ma tu, agli occhi di un blog americano da 60.000 lettori feed, non sei nessuno. Quindi… 60.000 fed sarebbero un buon numero per te per dire “ho sfodato nel blog?” 🙂

    1. Non credo che la questione si possa ridurre ai soli numeri. Neanche riportandoli in proporzione per trovare una “giusta media” oltre il quale considerarsi arrivati. È una sensazione più ampia, come se ancora prima di scendere in campo ci si auto-carichi di qualche “gap” giusto per non sentirsi in colpa nel caso i risultati che si desiderano ottenere -qualsiasi essi siano- non arrivino.

      Poi certo, ognuno mira a risultati diversi per ordine di grandezza e tempo in cui raggiungerli ma, ripeto, la mia sensazione è che si getti la spugna un po’ troppo presto.

  6. Condivido quello che scrive Umberto.
    Il lettore italiano è veramente pigro ed ha voglia solo di prendere (leggere, scaricare, copiare). Lo vedo sul mio blog e sentendo altri bloggers.
    Il mio è un blog di nicchia ma sempre in crescita di lettori (anche se i numeri sono di nicchia). Vi faccio un esempio pratico ed emblematico.
    Ho messo a disposizione al download un manuale in italiano su MS Project che ho realizzato io e che uso per i miei corsi.
    Scaricato da ottobre 2010 ad oggi da 1260 persone.
    Oltre 100 persone mi hanno scritto una mail di ringraziamento. Ho risposto a tutti chiedendo di scrivere un commento sul mio blog.
    Bene, solo in 6 (dico sei persone) hanno lasciato un commento.
    Perchè me lo scrivi in privato e ti viene la sincope se devi scrivere un commento?
    Sono proprio convinto che sia il carattere degli italiani..
    Ritornando al post di Francesco, penso che gli italiani abbiano paura di sbagliare e fallire, e non che non siano capaci a scrivere contenuti di valore. E’ per me paura di esporsi e fallire.
    Ciao a tutti
    Rosario

  7. Caro Francesco, hai colpito nel segno!

    chiedo scusa a chi ha scritto finora, ma avete confermato, e mi aggiungo al coro perchè lo penso anche io, quello che dice Francesco. Siamo vittime delle profezie autoavveranti. Tutti i commenti espilcitamente o no dicono la stessa cosa “là sono meglio di qua e non possiamo farci niente”.

    Non è tanto o non solo il contenuto nuovo, o il blog meglio seofico, o gli iscritti ai feeds, ma la capacità che hanno “dilà” di andare fino in fondo agli argomenti trattati fa la differenza. Da un qualsiasi argomento sanno sviscerare idee da tutti i punti di vista e trarne sempre qualcosa di funzionale che possa realmente cambiare la qualità di vita di chi legge. Ed è qui che fanno quei numeri impressionanti.

    Qual è allora il nostro compito?
    1) Studiare a fondo come oltreoceano gestiscono blog, iscritti e pubblicazioni varie e senza ripetere a pappardella, interiorizzare e applicare alle nostre idee traendone fallimenti e benefici. Diventiamo l’esempio (credo siano le basi, no?)
    2) gli italiani sono pigri e pallonari? troviamo l’argomento che li faccia saltare dalla sedia e diamoci gù finchè non otteniamo un riscontro reale e non la solita frase ” bel post”. non bisogna fermarsi alla superfice, raschiamo fino in fondo anche a costo di diventare antipatici o andare controcorrente.
    3) abbiamo una grande opportunità, possiamo essere i primi che iniziano quel cambiamento che cerchiamo di scrivere nei nostri blog.

    Gli italiani non son web friendly? Forse è la migliore botta di culo che ci poteva capitare 🙂 abbiamo una intera Nazione da evangelizzare.

    Che ne dite? Troppo ottimista?