Come mettere in stop il tuo blog evitando di ignorare gli utenti

Alcuni modi per non fare terra bruciata di tutti gli sforzi compiuti

Una decina di giorni fa leggevo il post di Massimiliano Scorza su Edit, dal titolo abbastanza esplicativo “Come si chiude un sito?”.

Perché un sito non ha certo una saracinesca, diceva l’autore.

Non si può semplicemente lasciare a bocca asciutta i propri utenti, soprattutto quando i numeri relativi al traffico sono piuttosto alti e i contenuti messi a disposizione molti.

Lasciando da parte derive sul tema prettamente economiche (che peraltro hanno trovato il giusto spazio nei commenti al post di cui sopra), la domanda si può tranquillamente riproporre alla sola blogosfera.

Ovvero: come si gestisce un blog in chiusura?

E ancora, come diamine si gestisce un blog che si prepara ad affrontare un periodo di stop indefinito? Esistono dei modi per non vanificare tutti gli sforzi fatti e tenere in considerazione gli utenti in un momento così “debole”?

Come In, We’re Closed!

Può capitare a tutti, prima o poi.

Un buon progetto iniziato con i migliori intenti affronta la realtà tra imprevisti, calo di interesse da parte dell’autore, poco tempo libero e tutte quelle mille variabili che come sicuramente puoi immaginare minano la strada verso l’agognato successo.

Ma anziché abbandonare le tue pagine al loro triste destino, ci sono una serie di cose che puoi fare per rendere il tutto meno problematico ai tuoi lettori.

  • Onestà. Per prima cosa, affronta la cosa in maniera onesta. Prenditi il tempo per scrivere un post lungo quanto basta a descrivere la situazione, senza toni strappalacrime o promesse di un qualche ritorno che ancora non sai di poter mantenere. Mettere in chiaro le cose con un post semplice e diretto mitigherà quello stato di abbandono che i lettori si troveranno prima o poi ad affrontare.
  • Repost. Il fatto che tu non riesca a dedicare più molto tempo al tuo blog non significa non poter (ri)pubblicare buoni contenuti. Esistono ottimi plugin come Old Post Promoter in grado di riportare automaticamente in homepage articoli datati secondo precisi parametri di età. È un buon metodo per valorizzare il tuo archivio e riproporre contemporaneamente contenuti che almeno ad una parte dei tuoi visitatori risulteranno del tutto inediti.
  • Post in evidenza. Ricordi quel post che hai scritto scusandoti con i tuoi lettori del poco tempo disponibile e dello stato di abbandono in cui versano le tue pagine? Ecco, mantieni un post del genere in evidenza e fai in modo che sia facilmente leggibile senza troppi click. WordPress dalla release 2.7 permette direttamente da dashboard di mantenere un articolo in cima alla lista di un tema “standard” (che non utilizza quindi LOOP troppo complessi). Esistono anche soluzioni custom che ti permettono di creare delle vere e proprie sezioni “featured” sul tuo layout in pochissimi passi.
  • Banner. Gestisci la manutenzione di eventuali spazi pubblicitari ancora attivi con plugin in grado di controllare scadenze e ricambi. Trovo per esperienza che AdRotate sia una soluzione estremamente flessibile e, una volta configurata a dovere, totalmente autosufficiente.
  • Commenti. L’ultima cosa di cui hai bisogno è che mentre sei in tutt’altre faccende affaccendato, sul tuo blog si scateni la furia degli spammer o comincino a comparire commenti del tutto inappropriati. Moderare i commenti è senza dubbio la scelta più immediata, e ti lascia il tempo di ricontrollare settimanalmente lo stato del tuo blog in stand-by. Darne la gestione a terzi tramite account di livello “Editor” può richiedere forse più tempo (e una persona fidata), ma è un’opzione dà i suoi frutti quando i tuoi contenuti sono ancora in grado di generare forti contributi esterni.

È davvero una scelta così netta?

Non è detto comunque che la scelta tra il gestire un blog attivo e l’avere un blog in totale decadenza sia così netta, anzi.

  • Meglio un post al mese (o uno ogni due mesi) che lasciar cadere del tutto un blog nel quale hai investito tempo e fatica. Esistono periodi di transizione e di difficoltà, ma non credo che sia impossibile ripartire alla grande dopo aver affrontato qualcosa di simile. Non sottovalutare l’impatto di un semplice buon articolo ogni mese (o anche molto di più) per riuscire a mantenere vivo l’interesse verso di te.
  • Non pubblicare nuovi articoli non significa sparire del tutto. Oggi come non mai Twitter, FriendFeed (e, beh, anche Facebook) rendono possibile rimanere su piazza senza produrre necessariamente nuovi contenuti giorno per giorno. Non abbandonare il contatto con i tuoi lettori; non puoi mai sapere quali porte potresti inavvertitamente chiudere per il tuo prossimo nuovo progetto.

Qualche anno fa gestire un blog comportava spese non indifferenti.

Oggi, a fronte di una spesa sicuramente inferiore e molto più abbordabile, non è difficile mantenere online (anche per molto tempo) qualcosa per il quale si è investito impegno ed energie.

Sarò un nostalgico, ma il mio consiglio è quello di pensarci due volte prima di abbassare la leva e restituire un errore 404 sul proprio URL. Esistono numerosi metodi per mettere in stand-by il proprio blog senza cancellare quanto di buono si è già fatto.

Lasciando aperte nuove strade, ma soprattutto rispettando chi fino ad oggi ha creduto in noi.

Come si spegne un blog?

Hai mai dovuto affrontare periodi di questo tipo?
Li hai giustificati ai tuoi lettori o hai semplicemente smesso di pubblicare articoli?

Ma soprattutto, secondo te, come si “spegne” un blog?

foto: bixentro

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

14 commenti

  1. Pensa un po’…. ho visto prima il trackback di: http://www. fabriziosavella.it/blog/come-mettere-in-stop-il-tuo-blog-evitando-di-ignorare-gli-utenti/ e mi son messo a leggere l’articolo, credendo di aver trovato un nuovo blogger da seguire che scrive come piace a me…

    Solo dopo ho visto il TUO trackback e ho capito che aveva copiato per intero il tuo articolo tramite feed!!

    Comunque, personalmente, se proprio mi dovessi stufare del mio blog, credo lo venderei o pagherei qualcuno per scrivere articoli, di certo non lo “spegnerei” brutalmente 🙂

    P.S.
    grazie per la citazione 😉

    1. Lol Ghido! 😀

      Beh, vendere un blog porta ad una nuova domanda : come si stabilisce il reale valore di un contenitore così variabile in forme e contenuti?

      Come evitare di sovrastimare (o peggio sottostimare) il lavoro fatto?

      Ne aveva scritto un interessante articolo Robin su MasterNewMedia: “Quanto vale il mio sito?”

  2. La domanda secondo me è “perché spegnerlo?”

    Il “business” su internet ha mille sfaccettature e mettiamo anche il caso che dopo averci dedicato un anno il blog a cui stavamo lavorando sia in sofferenza e non ci abbia dato i frutti desiderati, chiuderlo non è la soluzione migliore sicuramente… soprattutto in caso di blog tematizzati.

    Un dominio ci può sempre tornare utile magari a distanza di anni o mesi possiamo ripartire grazie a nuova linfa godendo di età e tematizzazione.

    Le soluzioni che proponi sono ottime e difatti non sono proprio una chiusura ma uno stand-by che sicuramente si addice molto ai nostri tempi. Se penso ai domini che ho lasciato scadere in 10 anni di vita su internet mi mangio le mani, quindi io sono sempre per il parcheggio e non necessariamente dichiarato piuttosto sarebbe meglio pensare ad una trasformazione, ad un’integrazione oppure ad una vendita (sempre se possibile).

  3. Quale può essere il range temporale minimo per stabilire o meno il successo di un blog?

    Per molti un (solo) anno rappresenta la soglia di “impegno massimo” entro cui pretendere i primi risultati. Che non è un ragionamento sbagliato se con risultati intendiamo il pagarsi l’hosting o il veder arrivare i primi feedback positivi.

    Ma un blog non raggiunge certo il suo apice entro soli 12 mesi.

    Ho sempre considerato i primi due anni di vita di un qualsiasi mio blog come una sorta di “fase di lancio”, non tanto come contenuti e prodotti, ma proprio come consapevolezza personale nel modellare la visione del progetto.

  4. Non gestivo un blog ma, con un amico, un sito di informazione sportiva & community di tifosi della squadra della mia città. Toccavamo le 1500 visite giornaliere, il che con un pubblico esclusivamente cittadino (~90.000 abitanti) non era per niente male.
    Abbiamo staccato la spina in maniera molto brusca, e nonostante questo a distanza di anni in molti ricordano ancora volentieri quel sito, devo dire che è stato disperso molto lavoro, e un po’, a consuntivo, mi dispiace.
    Ma sarebbe a questo punto interessante scrivere un altro articolo: fino a che punto è accettabile essere coinvolti dal proprio lavoro online? Sottotitolo: quando la scelta è farsi schiavizzare dal web, o vivere.

    🙂

  5. Ho sempre considerato i primi due anni di vita di un qualsiasi mio blog come una sorta di “fase di lancio”…

    Beato te Francesco, sei un ragazzo molto paziente.
    Penso che dipende molto anche da quello che vuoi ottenere con il blog. Io ad esempio ho cambiato topic del mio blog con l’andare avanti dei miei interessi. Ma non per questo lo chiuderò mai.

    Esempio, in questi ultimi mesi non ho avuto ne il tempo ne l’ispirazione corretta di scrivere sul mio blog. Proprio oggi ho scritto qualcosa. Ma prima di pubblica ci ho messo davvero tanto…. avevo perso la mano 😉

    Condivido la domanda di YouOn. Perchè “spegnerlo” ?

    La tecnica che ho utilizzato io in questi mesi di stanby è stata quella di mettere in primo piano i migliori post, facendo scendere verso il basso post che non meritavano.

    1. Giusto Daniele 🙂 , riscrivere alcune parti del proprio layout per portare a galla i post migliori dall’archivio potrebbe essere un’ulteriore soluzione (neanche troppo complicata da predisporre, in realtà).

      Non solo repost casuali ogni due-tre giorni quindi, ma una selezione ragionata che vada a coprire l’intera home in forma stabile.

      P.s. ma quanto è bello l’embed di mindmeister.com che hai usato nel tuo ultimo articolo? 😀

  6. Ciao Francesco,
    avevo scritto tempo fa un post in cui, tra le altre cose, venivano contemplate le “tecniche d’uscita”.

    Allora ne misi in evidenza tre:

    1] Trasformare il tuo Blog in un sito statico: smettere di scrivere e continuare a sfruttare i guadagni “spontanei”;

    2] Smantellare tutto e reindirizzare il traffico entrante verso il tuo nuovo sito mediante una redirection 301;

    3] Vendere il tuo Blog mediante società specializzate.

    Io tendo ad essere molto possessivo e nostalgico, per cui non so se riuscirei a vendere un blog costruito con pazienza, giorno dopo giorno.

    Certo, ritengo che questa, se uno si è veramente stancato di scrivere, sia la soluzione più opportuna e redditizia.

    Per quanto riguarda il “Quanto vale il Blog?” bisogna dedicare un po’ di tempo alla ricerca.

    Se il sito in Inglese esistono tantissimi siti per la compra/vendita sui quali basarsi per una valutazione.

    Se il sito è in Italiano, sul Forum di AlVerde.Net, nell’area della compra/vendita domini, penso ci siano già buoni elementi per poter fare una valutazione di massima.

    1. Credo però che vendere baracca e burattini sia una strada percorribile solo in determinati casi.

      A meno di non prendere in considerazione blog estremamente spersonalizzati, il passaggio ad un nuovo autore potrebbe essere abbastanza traumatico per i lettori (anche se, lo riconosco, del tutto trascurabile sui grandi numeri).

      Ma si tratterebbe come al solito di ripartire da zero in quanto a fiducia verso chi scrive. Che tu sappia in Italia esistono casi di compravendita andati a buon fine per entrambe le parti?