Essere virale è molto più difficile di quanto sembri

Io mi ricordo, quattro ragazzi con la chitarra…

Più o meno in questo momento, migliaia di studenti in tutta Italia hanno in mente una sola cosa: gli esami di stato.

O, detto come fa molta più paura, “gli esami di maturità”.

Ed è quindi a partire dal post dell’ottima Catepol che nasce questa piccola riflessione sul modo in cui spesso si intenda la questione delle campagne “virali”.

Forse non sai (io non lo sapevo) che per quello che mi dicono sia il terzo anno consecutivo, la Polizia Postale o delle Comunicazioni ha rilanciato una propria “campagna antibufale”.

Obiettivo: smentire rumors e anticipazioni più o meno gonfiate che in questo particolare periodo dell’anno prendono di mira i maturandi di mezza penisola, spesso intenti alla ricerca del modo più efficace per copiare agli esami.

Il fatto è che tale campagna, al di là di molti comunicati stampa e di alcuni video promossi in maniera discontinua, ha avuto una rilevanza pressoché nulla in rete. Se volete fare un tentativo, vi suggerisco esattamente come Catepol di provare a cercare su Google per le keyword “Maturità al sicuro”.

Cosa possiamo imparare da tutto ciò?

Il fatto è che spesso si utilizza l’aggettivo “virale” in maniera troppo leggera. Mi capita piuttosto spesso di ricevere richieste da parte di clienti (da riportare al più presto alla realtà) che vogliono a tutti i costi “produrre un video virale”.

Ora.
Virale è il risultato. Non la base di partenza.
Tu non crei un video virale. Tu crei un buon video (o una buona campagna di comunicazione) e le persone ne scatenano l’effetto virale se la ritengono così dannatamente importante da condividerla a più non posso con tutti quelli che conoscano.

Virale è l’aggettivo che definisce il tipo di risultato che un video (o una campagna di comunicazione) ha ottenuto. Puoi certamente partire con l’idea di girare un video e di scatenare un effetto di diffusione a catena; è bene però che tu sappia che un simile risultato non lo si ottiene con poca fatica.

Se nel caso di cui sopra diventa difficile leggere qualcosa di più del solito comunicato stampa, manca un mini-sito e le informazioni sono frammentarie e non accorpate sotto a un profilo ufficiale (su qualunque piattaforma, sito o social si voglia considerare) è difficile che le persone interessate -leggi: gli studenti di cui sopra terrorizzati dalla maturità- abbiano chiara idea di ciò che si trovano di fronte.

E in secondo luogo: perché? (la mia domanda preferita 😛 )

Perché gli studenti dovrebbero diffondere a più non posso un’iniziativa del genere, dove sostanzialmente si dice semplicemente che sul web le tracce non si trovano e nessuno è in grado di venderti qualcosa di concreto? Per gli studenti che passeranno questa nottata (sto scrivendo la sera del 21) a cercare tracce e rumors un’iniziativa del genere sarà quanto di più lontano vogliano sentire. Per tutti gli altri buoni e onesti maturandi, dove dovrebbe comunque sussistere l’interesse nel rendere virale l’iniziativa?

Che poi, a livello concettuale, non stiamo parlando di processi complicati.
Vuoi che qualcosa abbia possibilità di diventare virale?

  • Produci qualcosa di valore
  • Dai alle persone un reale motivo per condividerlo
  • Rendi questo processo semplice, palese e intuitivo

Trascura il reale motivo per cui la gente dovrebbe voler condividere ciò che hai prodotto, e non avrai speranze. E non importa quanto sarai motivato nel credere il contrario o quanto budget avrai investito. Dovremmo riconoscere che scatenare un virale è difficile. Di tutti coloro che ci provano solo una piccola percentuale effettivamente ci riesce e spesso neanche capisce esattamente il perché.

Se disponi di poche energie, budget limitati o ti manca una buona idea, lascia perdere. Concentra i tuoi sforzi su qualcosa di magari più classico ma in grado di darti risultati più sicuri e prevedibili.

immagine: © AKS – Fotolia.com

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

9 commenti

    1. In realtà neanche tanto. La gratificazione del condividere un video come quello è il semplice ridere alle spalle di qualcun’altro. Portali come Failblog & co. hanno costruito un piccolo impero sull’onda del non pensare a nulla per cinque minuti durante la pausa caffè in ufficio.

      E neanche a dirlo è proprio da portali come questi che nascono i virali -più stupidi sicuramente- ma più potenti. 🙂

  1. Si vede che è costruito, mentre il secondo (gattini) è naturale e merita di essere visto. La natura è sempre al primo posto. Che sia vita o morte.

    Invece sul fatto che il video dello shampo sia diventato virale nonostante sia evidente la costruzione, direi che si spiega tutto ripensando per un momento a quei vecchi film in bianco e nero, con ripettutti lanci di torta in faccia. La costruzione era evidente, ma si rideva molto lo stesso, e tutti correvano a vederli.
    E’ cambiato il media, ma non il meccanismo umano.

  2. Ciao Francesco,

    “virale è il risultato” hai centrato l’idea che spesso viene fraintesa o camuffata per vendere.

    Tra i punti necessari alla base per rendere “virale” un video o quant’altro è sempre indispensabile che “l’elemento” da condividere entri nella “rete” giusta.

    Non sempre un contenuto di qualità
    Che si presta alla condivisione
    Che dia un motivo di condivisione

    diventa virale. Lo diventa se c’è sempre di mezzo uno o più “opinion leader” di una o più reti sociali che fa partire la catena … il resto diventa quasi automatico.

    Una rete sociale non è mai simmetrica c’è sempre un cluster che “suggerisce” l’informazione .

    Non per niente esiste una regola madre dell’ 1-9-90 . Questa teoria sembra essere flessibile tanto più la rete diventa omogenea. Dove i punti connessi hanno pari valore “connettivo” .

    Penso quindi che il concetto di “virale” sia un pò costruito sulla logica dei vecchi sistemi informativi. Il web ha semplicemente liberalizzato la modalità.

    Non esiste quindi una formula segreta del virale se non quella che già conosciamo:

    Sfruttare canali referenziati per dare “valore” al contenuto.

  3. Gran bel post e grande verità fondante “virale è il risultato, non la base di partenza”.

    Ma, credo, che se si conoscono le dinamiche di una certa nicchia, si può cercare di innescare il meccanismo. Poi gli esiti vertono sull’antropologia, quasi, e sono imprevedibili.

    Non mi stupisco (e anzi vado matto :D) per i contenuti virali umoristici, in versione 1.0 lo erano le barzellette con il vecchio passaparola..

    “Un signore entra in un caffé…” la sanno proprio tutti!