5 cose che puoi imparare dai MythBusters sull’essere un freelance efficace

Sì, davvero

Cosa puoi imparare dai MythBusters per diventare un freelance più efficace
©Discovery.com

Ti sei mai chiesto se sia vero che una fetta di pane imburrato cada sempre di testa? E quanto ci vuole, davvero, per trovare un ago in un pagliaio? È possibile evadere di prigione usando solo della salsa piccante per sciogliere le sbarre? E le sabbie mobili ti risucchiano davvero come accade nei film?

Immagina di poter passare le tue giornate risolvendo domande di questo tipo. Mettendo alla prova miti e folklore per scoprire – in nome della scienza! – quanto ci sia di vero.

Jamie Hyneman e Adam Savage, insieme a Tory Belleci, Kari Byron e Grant Imahara fanno esattamente questo. Sul serio. Dal 2003. All’interno del più famoso e duraturo programma scientifico di Discovery Channel.

Se non ne hai mai sentito parlare – in Italia ne sono arrivati pochissimi frammenti sul digitale terrestre – un buon punto di partenza è il loro sito ufficiale. Netflix stesso ne presenta le prime tre fantastiche stagioni.

In nome della scienza

Perché ti racconto tutto questo?

Per prima cosa, perché è un programma estremamente divertente. Il che non fa mai male. In secondo luogo scoprirai che si può imparare moltissimo da Adam e Jamie sull’essere un freelance migliore.

La premessa è semplice: sfatare un mito non è un lavoro semplice. Puoi avere, nel tuo team, più di 30 anni di esperienza nel campo della robotica, della prototipazione, degli effetti speciali. E ciò nonostante trovare complesso risolvere l’annosa domanda “Può davvero una moneta che cade dall’Empire State Building conficcarsi nel cemento all’impatto con il suolo?”.

Ecco ciò che ho imparato dai MythBusters sul lavorare efficacemente.

1. Misura due volte, taglia una sola

Esistono miti che puoi sfatare praticamente a tavolino. Altri, come lo scoprire se davvero puoi riportare a galla una nave affondata riempiendola di palline da ping pong potrebbero richiedere qualche minuto in più di riflessione.

Raggiungere un obiettivo non è mai questione del “fare” ma di “saper cosa fare” (e soprattuto quando farlo). L’esecuzione è alla fine dei conti la parte più noiosa di qualunque progetto: se hai pianificato adeguatamente la tua strategia e le pedine sono sul tavolo, tutto andrà per il meglio.

2. Puoi farcela da solo…

…ma è molto più efficace se hai un team a cui appoggiarti.

Questo vale tanto se stai cercando di mettere insieme auto veloci, razzi e elicotteri quanto nella tua quotidiana routine lavorativa. Di tuttologi è piena la rete e semplicemente occuparsi di tutto è il modo più semplice per occuparsi di tutto male.

Focalizza le tue skill principali. Coltivale, nel tempo, sino a renderle il tuo vero vantaggio competitivo. Delega il resto. Dormi sereno.

3. Il piano A non funziona (quasi) mai

Questo l’avevo già scritto raccontandoti di un’altra serie TV che ho particolarmente amato. Ci sono due punti di vista: c’è chi dice che avere un piano di riserva distolga l’attenzione del piano principale e chi consiglia invece di valutare sufficienti alternative per arrivare perlomeno al piano “G”.

Io sono per il secondo approccio.

Progetta la tua strategia sapendo che già in partenza, per quanto tu possa essere bravo, non avrai mai tutti i dati a disposizione per confermarne l’efficacia. Progetta un piano B, C, D e ancora sino a quando non avrai esaurito le opzioni.

Forse non ti serviranno mai. Forse torneranno utili come spunti per nuovi progetti. Ma non riversare tutta la tua fiducia su un unico approccio (a meno che tu non voglia impiegarci il triplo del tempo).

4. Le soluzioni semplici sono le migliori

Un’auto consuma più benzina viaggiando a condizionatore acceso o con i finestrini abbassati? Puoi calcolarlo testando le performance del motore sul banco di test e mettendo insieme per una buona mezz’ora la formula necessaria alla risposta. E non arrivare a granché. Oppure puoi metter in moto due diversi pick-up e iniziare a girare in pista sino a quando uno dei due (spoiler: vince quello con i finestrini abbassati) non si ferma per primo.

Spesso tendiamo alla logica della Macchina di Rube Goldberg: ovvero, complicarci la vita per il gusto di farlo scegliendo approcci troppo complessi per raggiungere il nostro obiettivo.

Il tempo è l’unica cosa che abbiamo tutti davvero in comune e talvolta l’approccio più veloce, sicuro e soddisfacente per risolvere un problema è quello… più semplice. Quello che non prevede infiniti livelli di complessità ipotizzati per scenari futuri che non si sono ancora verificati. Semplice. Diretto. Attendibile.

5. Ricordati di divertirti

Alla fine, è tutto qui. Lavorare come libero professionista e costruire ogni giorno la propria realtà lavorativa è qualcosa che ha senso nel momento in cui ti diverti, davvero, per ciò che ottieni e per come lo stai ottenendo.

Non è sempre facile, ma non stiamo neanche parlando di questo. Esistono le sfide e esistono le giornate no come in qualunque altro lavoro. Alla fine, ciò che conta, è sapere di aver concluso un’altra giornata facendo ciò che riteniamo giusto e fantastico per noi e per chi ci sta accanto. Divertendoci un sacco perché no, divertirsi nel proprio lavoro non è solo qualcosa che capita agli altri.

Anche se non passiamo le giornate a creare un trabucco con un cestello elevatore o a testare l’efficienza di un cannone spara polli attraverso i vetri degli aeroplani. 😀

Ps. tutti gli esempi sono realmente presenti in MythBusters: dovresti davvero darci uno sguardo!

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

1 commento

  1. Grandissimi, mi hanno sfatato il mito dell’impossibilità di piegare a metà per più di 7 volte un qualsiasi pezzo di carta! Era dalle superiori che ci provavo, arrivando al massimo a 6 😀
    Detto ciò devo dire che mi trovo d’accordo più o meno con tutti i punti che hai elencato, in particolare il numero 2. Ero ad un passo dall’aprire la partita IVA e iniziare a lavorare come freelance, con tutte le paure del caso, tra cui il doversi occupare di tutti gli aspetti di un progetto (web) da solo. Per fortuna sono riuscito a entrare in una realtà in cui ognuno può occuparsi del suo campo specifico e, come dici tu, delegare il resto.
    Luca.