5 tips per migliorare la credibilità dei tuoi post entro 15 minuti

La credibilità? Questione di… dettagli.

Ahh, i blog.

Quando hai tra le mani un blog, possiedi una fonte pressoché infinita di modi per non risultare assolutamente credibile. 😀

È questa volta, finalmente, la questione non dipende dai contenuti.

“Content is King”, dicono tutti (anche io, ci mancherebbe).

Certo che “Content is King”. Ma “Due post con gli stessi King Content possono essere ritenuti diversamente autorevoli da parte di chi legge sulla base di piccoli dettagli”.

Piccoli dettagli che verrebbe voglia di definirli persino insignificanti, ma che poi così non sono.

Come si fa allora? Non ti è mai capitato di arrivare su un blog, dare uno sguardo in giro e irritarti pesantemente per una scelta sbagliata del padrone di casa?

Non ti sei mai sentito a disagio nel leggere qualcosa che sapevi essere vero, affidabile, autorevole ma che in qualche modo veniva smorzato da un “campo di distorsione della realtà” al contrario?

Ecco come puoi fare per evitare tutto ciò. Ecco come, in poco più di un quarto d’ora, puoi aumentare di molto la qualità dei tuoi articoli.

1. Noi, voi / Io, tu. Smettila di parlare al plurale

Se il tuo blog non viene realmente portato avanti da due o più persone, parlare di “noi” riferendosi a te stesso come ad una immaginaria organizzazione bloggante non impressiona davvero più nessuno. Perché non è ciò che devi sembrare per avere successo, perché i tuoi punti di forza sono altri. Leggere una voce a menù del tipo “Chi Siamo” e poi scorrere la biografia di un singolo suona tanto altezzoso quanto inaffidabile: “Se questo blogger non sa neanche inquadrare con sincerità le cose più terra terra, come potrò fidarmi di lui?”

Allo stesso modo limita il “voi” solo quando strettamente necessario (lo ammetto, ogni tanto mi scappa ancora su articoli di pura segnalazione). Rivolgiti quanto più possibile ai tuoi lettori direttamente in prima persona, perché oramai tutti i blogger sono scesi dal palcoscenico e rischi di rimanere da solo a parlare ad un microfono spento.

2. Proponi selezioni di link degne di questo nome

Se proponi alcuni “featured/most read/most commented posts”, che i tuoi lettori dovrebbero ritenere in qualche modo più rilevanti del resto del tuo archivio, allora fai in modo che questa selezione si possa davvero chiamare tale. Oramai non conto neanche più le volte in cui a lato articolo, sul blog di turno, si fa avanti prepotentemente una lista di link lunga quanto l’intero scroll. Il titolo, in alto, recita minaccioso: “Leggi i migliori post della settimana”. Argh.

Se ti limiti a proporre una sfilza infinita di post interessanti, allora nessuno lo sarà davvero. Limita il numero e la tipologia di link che proponi sulla reale risposta che ottieni ai tuoi articoli. Tre/Cinque post correlati sono sufficienti; Dieci articoli recenti faranno adeguatamente il loro lavoro.

3. Non tralasciare le potenzialità dei commenti

Capita a tutti, prima o poi. Un post genera una buona discussione e nell’assuefazione da commenti a valanga®, ci si dimentica di spremere da essi il maggior vantaggio possibile. Per tutti, non solo per te.

Ricorda che non tutti gli abitanti della blogopalla ti seguono e ti leggono; così una buona serie di ragionamenti iniziata nemmeno nell’articolo ma nei suoi commenti può risultare tanto evidente a te quanto perfettamente mimetizzata al resto del mondo. Non aver paura di sfruttare Twitter, FriendFeed e Facebook (e i suoi commenti) per segnalare ed espandere ciò che di buono si è sviluppato sulle tue pagine.

4. Usa pochi, buoni, efficaci tag (e attieniti ad essi!)

La questione relativa a come utilizzare correttamente i tag sotto WordPress è stata riportata in auge proprio qualche giorno fa dal buon Davide, che sostanzialmente ricordava come il mantenere i propri tag ordinati e pieni di senso logico fosse non solo una pratica di civiltà nei confronti di chi ti legge, ma avesse anche numerosi riscontri pratici lato SEO.

Eppure, vista la praticità di quel minuscolo box sulla dashboard, è fin troppo semplice lasciarsi andare e taggare il proprio articolo con qualsiasi parola (in stile flusso di coscienza) ci possa sembrare adatta sul momento. Le conseguenze si notano quanto il tuo archivio comincia a scoppiare di link cloni l’uno dell’altro dove “design” rimanda agli stessi contenuti di “web design” (ed entrambi contengono solo lo stesso articolo).

Lo so, è un’operazione lunga e particolarmente tediosa, ma di tanto in tanto dovresti dare una ripulita ai tuoi tag.

5. Non autolinkare termini alle pagine tag

Quando ho iniziato a scrivere questo articolo, il punto numero cinque si chiamava “Evita plugin di dubbia efficacia”. Era sicuramente vero; districarsi nel repository di WordPress d’altronde non è sempre facile.

Ma scendendo nel particolare c’è qualcosa di terribile e stranamente duro a morire. Esiste, sostanzialmente, una discreta quantità di plugin che attuano una modifica (barbara) al contenuto dei tuoi post: quando nel corpo del testo compare un termine esattamente identico ad una delle categorie o tags presenti sul blog in questione, ne piazzano automaticamente il link verso di essa.

Evviva! Immagina dunque la gioia di un lettore che, sfogliando la tua interessantissima news su, ipotizziamo, Facebook, si trova a cliccare sul nome del popolare social network convinto (non poi così stranamente) di arrivare in casa Zuckerberg e invece si ritrova sulla pagina dei tuoi tags, dove in cima alla lista campeggia allegro l’articolo che ha appena finito di leggere.

No, dai, sul serio. Che altro ci può essere in giro in grado di irritare così tanto un utente da far crollare buona parte della fiducia riposta in un blog?

foto: CJ Sorg

Francesco Gavello

Francesco Gavello

Consulente, formatore e public speaker in Advertising e Web Analytics. Sviluppo strategie di Inbound Marketing per progetti web di grandi dimensioni. Appassionato da sempre di illusionismo, un’arte che ha molto da spartire con il marketing.

25 commenti

  1. Ciao Francesco! Bell’articolo.
    Sono particolarmente d’accordo con i punti relativi ai tag.

    Ultimamente quando leggo un articolo prima di cliccare su un link controllo sempre l’indirizzo a cui punta, proprio per paura di arrivare sulla pagina tag. Tantissimi blog hanno questa fastidiosissima pratica!

    Infine, ottimo il consiglio di “dare una ripulita ai tag”. Non ci avevo mai pensato!
    Quindi una volta al mese andrò a cancellare i tag associati solo a 1 o 2 articoli.

    1. Senza contare che ho visto persino situazioni in cui il blogger (in perfetta buona fede) inseriva i link corretti citando le fonti e non appena pubblicato il post si vedeva spogliare i propri contenuti di qualsiasi riferimento concreto. Immagina! 😀

      Non è proprio il massimo quando poi giustamente arrivano i lettori a fartelo notare nei commenti; un motivo in più per ricontrollare attentamente tutto ciò che si posta e tenere d’occhio i propri plugin (soprattutto dopo gli aggiornamenti automatici).

  2. Anche io sono d’accordissimo sull’organizzare bene i tag e le etichette collegate ai post. Credo che una buona organizzazione di quello permetta al lettore una più facile navigazione. Devo ancora trovare il tempo di riordinarli sul mio blog… ma talvolta mi piace pure mettere molte etichette, come dici te, “come un flusso di coscienza” perchè, nonostante vi siano delle macroaree contassegnate da alcune etichette, ritengo di poter offrire in questo modo al lettore anche altri punti di vista.

    Sarà lui poi a scegliere se vedersi una macroarea oppure se iniziare la navigazione anche da qualche termine strano ma che in quel momento gli richiama l’attenzione.

    Mi piace lasciare molte possibilità al lettore: se vuole farsi una navigata sul mio blog, decida lui da dove iniziare e cosa leggersi! 🙂

  3. per quale oscuro motivo scrivere rivolgendosi con il voi dovrebbe far perdere credibilità a un post!?!?! posso capire altri effetti ma questo… circostanziare prego, altrimenti sembra un “tip” buttato lì per fare numero, o sbaglio? grazie dell’attenzione, attendo lumi

    1. Ciao Gianni,
      non è una presa di posizione assoluta, per carità! 🙂 Fermo restando che un articolo scritto bene è un articolo scritto bene a prescindere da tutte le forme e impostazioni di questo mondo, semplicemente ho trovato che rivolgersi al singolo piuttosto che alla massa intera di lettori risulta spesso più efficace per stimolare una risposta.

      Senza contare che capita di trovarsi incastrati in giri di parole inconcludenti cercando di mantenere la terza persona plurale laddove un bel “tu” sarebbe stato più efficace prima da scrivere e poi da leggere.

      Ciao! 😉

      1. ma infatti, efficace è diverso da credibile
        i problemi tecnici con l’italiano poi sono superabili, basta conoscerlo…

  4. Mi ha lasciato un po’ perplesso il punto sui tag. Ho fatto l’esperimento e l’ho messo su uno dei miei blog. Io credo che se il blog fa un uso efficace e ponderato delle tag (come al punto 4 da te descritto) e se il plugin viene inserito a blog già abbondantemente avviato (quindi nessun one tag post) può essere un buon veicolo per far trovare alcuni articoli che altrimenti gli utenti avrebbero ignorato perchè magari parecchio datati.

  5. Anche a me nel mio Blog piace parlare in modo diretto!

    L’unica cosa che mi frega è che a volte mi scappa il voi per abitudine! Tenendo corsi privati di informatica a domicilio per un max di 5 persone il voi è dovuto!

    Sul fattore autolink, avrei da ridire e spiego subito perchè! L’autolink crea ridondanza con google che non volendo si ritrova a far passare lo spider più e più volte.

    Io linko i pezzi di articoli che riportano “a ritroso” sull’argomento magari inavvertitamente saltato, aprendo una pagina esterna! E mi sembra un buon metodo!

    Faccio un esempio:

    Sto leggendo un qualcosa sulle classi PHP……ad un certo punto leggo…..buona norma è utilizzare un costruttore di classe, spiegato nelle lezioni precedenti, ecc ecc ecc….continua la manfrina.

    Sarà un esempio pessimo, che magari non rende bene l’idea, ma in questo caso secondo me è giusto che cliccando sul link aprendosi una nuova scheda/finestra l’utente faccia una pausa per compredere la parola “misteriosa” e riprenda la lettura consapevole della nuova nozione appresa…

  6. Ciao Francesco.
    Con questo commento non voglio, appunto, commentare quest’articolo, ma soffermarmi in una riflessione: Ho notato, non so se solo io, che i tuoi articoli, per quanto interessanti, “mancano” dello spirito che avevi prima, e prima intendo prima della ristrutturazione del blog. Prima i tuoi post mi trasmettevano “qualcosa”… ma al momento non riesco proprio a sentire nulla leggendo queste righe qui sopra.. Forse è solo una mia impressione? Non so, dammi un tuo parere 🙂

    Firmato “Un tuo fidato lettore.”

    1. Ciao! 🙂

      Forse ti riferisci ad uno stile un po’ più scanzonato? Non so, è un’idea. A me sembra di scrivere sempre con lo stesso tono, ma potrei sbagliarmi 🙂

  7. Parlare al singolare (io-tu) è sempre stata la regola principale della mia linea editoriale sul blog. In fondo i lettori sono tanti in generale, ma ognuno legge per conto proprio 🙂 Ottimi consigli, come sempre!

  8. Concordo sul fatto di usare il tu, anche se nel mio blog inizialmente e spesso ho usato il voi. I casi vanno comunque valutati a parte (social, marketing, conferenze, ecc..

    Quanto alla credibilità, sicuramente ne viene meno in certi casi.

    Ad esempio il voi per chi legge solitamente viene inteso come se il blog è costituito da una vasta comunità collaborativa, partecipativa che condivide e scambia risorse.

    Se non è cosi ed addirittura nel blog ci sono pochi commenti, con esposto il contatore delle visite e dei lettori feed con scarsi numeri, di certo il blogger ad usare il voi non ci fa una buona figura…. risultando quindi non credibile.

    Il tu è più diretto ed meglio recepito dal lettore nel call to action. Anche perche chi legge il blog e di solito solo….

    1. si parla di condizioni, se il blog è scritto da uno solo o da molti, ma in linea di massima continuo a ritenere il voi scollegato dal concetto di credibilità. Ripeto, meno efficace sotto diversi aspetti come per il call to action, ma meno efficace non significa meno credibile. Esempio: un barbosissimo tomo di 1000 pagine di sola filosofia presocratica e scritto dal più emerito studioso mondiale è difficile da fruire e magari poco efficace per la comunicazione di massa ma non venitemi a dire che il suo contenuto non è credibile.

  9. Secondo me talvolta si tende a “voler creare delle regole”: credo che la cosa migliore sia… scrivi come ti senti di scrivere, come ti viene di scrivere!

    Così potrai lasciare qualcosa di tuo sul blog, qualcosa che “passa” al lettore e non solo un semplice elenco di cose da fare/non fare… insomma, non mi piace mai quando si tenta di stilare per forza i 10 comandamenti del blog!

    Ritengo sì che ci possano essere “degli usi e consumi” che alcuni blogger hanno imparato come “fruttuosi” in fatto di traffico sulle propri pagine… ma insomma, il bello di un blog è che ognuno se lo fa come gli pare e piace 🙂 De gustibus!

  10. Sul blog bisogna scrivere cose su cui ci si lavora, su esperienze, su conoscenze effettivamente acquisite….purtroppo tanti scrivono nei blog per tendenza ma non perché si ha la necessità e la voglia di scirvere un blog.

    fate vobis

  11. uh come ti do ragione, sia sui tag, sia sul plugin sui tag, sia sull’uso del voi. spesso ne abuso o non ci faccio per niente caso. come hai suggerito, non è una posizione assoluta, però devo provare, se dando del tu, l’impressione che se ne ha migliora.
    grazie!!

  12. Per quanto riguarda il primo punto, mi capita spesso di utilizzare il “noi”, ma non faccio riferimento ad un’entità astratta dietro al blog, ma piuttosto a me e chi mi legge.

    Per gli argomenti che tratto, penso sia importante capire che non esiste un “io” che scrive dall’alto del blog e un “tu” che legge: è proprio in questi casi che utilizzo il noi, per sottolineare che chi scrive e chi legge si trova ad affrontare situazioni simili, da condividere e discutere.

  13. Concordo pienamente sul fatto di inserire pochi tag e quanto più attinenti all’articolo.
    Purtroppo sono molti che credendo in una migliore ottimizzazione dell’ articolo lo riempiono di tag causando invece il risultato contrario. Google infatti vede questo fattore come “Spam density keywords”.

    P.S Lo so che non c’entra con il succo dell’ articolo, ma volevo precisarlo sotto il lato SEO, “deformazione professionale” 😉

    Mi farebbe piacere scrivere un articolo sul tuo blog se sei daccordo. A risentirci!

  14. Complimenti per l’articolo Francesco. Condivido anch’io che il punto 5 sia uno dei più irritatanti. Su alcuni blog, che so che l’usano, ormai navigo guardando fisso in basso a sinistra per vedere dove puntano i vari link 😛

  15. Ritengo che i punti focali siano il primo ed il secondo, gli altri non dico che possano essere tralasciati, ma secondo me rivestono una importanza minore.
    Riguardo al primo punto aggiungo anche che oltre ad evitare “l’organizzazione immaginaria” parlare al singolare ed in prima persona coinvolge molto di più il lettore, rendendolo maggiormente partecipe ed atratto dall’argomento dell’articolo.

  16. Maledettissimi tag, direi io, sai quante volte mi è capitato di andare a vedere un link di un tool online che mi riporta alla pagina “utilities” (preferirei non fare nomi…issimo).

    E’ davvero fastidioso.

    Comunque ora ho 7 gatti che seguono il blog, scrivo contenuti abbastanza seri, alle volte personali (piuttosto aciduli) però non riesco a far venir fuori un pò più di Followers….come diamine faccio? eppure il sito è registrato, pubblicizzato e nonsochealtro in molti luoghi.

    Non capisco dove ho sbagliato